Somme importanti che hanno indotto il
coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, a questa
riflessione: “Per l’assistenza non badiamo a spese, ma per
fronteggiare una crisi che si annuncia essere tra le più drammatiche
degli ultimi 75 anni erogheremo una misura che, sebbene sia
raddoppiata nel giro di pochi giorni, rimane ancora insufficiente”.
Dalla Cgia, associazione degli
artigiani e delle piccole imprese di Mestre, fanno sapere che
l’annuncio governativo di portare fino a 7,5 miliardi il decreto
per contrastare gli effetti negativi del coronavirus va salutato
positivamente, anche se gli interventi che verranno messi in campo
sono rivolti solo a contenere la crisi, mentre nulla è stato
previsto per “aggredire” la recessione economica ormai alle
porte.
Afferma il segretario della Cgia, Renato Mason: “Invitiamo
l’Esecutivo a sbloccare le grandi opere pubbliche già finanziate o
fermate dall’eccessiva burocrazia, mutuando il successo che sta
avendo il metodo Genova. Senza dimenticare che è necessario che la
nostra Pubblica amministrazione torni a pagare i debiti commerciali
maturati con i propri fornitori”.
La necessità di tornare ad investire
massicciamente nelle infrastrutture è una priorità riconosciuta da
tutti. Secondo i dati del ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti (Mit), per esempio, il deficit di competitività del nostro
sistema logistico-infrastrutturale ci costa 40 miliardi di euro
all’anno. A detta della Sace (gruppo Cassa Depositi e Prestiti),
questo gap con gli altri competitori europei ci fa perdere 70
miliardi di euro di export ogni anno. Importi, ovviamente, che non si
possono sommare, ma che danno la dimensione dell’arretratezza delle
grandi reti di trasporto e di logistica presenti nel nostro Paese.
La Cgia tiene comunque a precisare che
oltre alla realizzazione delle grandi infrastrutture materiali e
immateriali abbiamo bisogno di eseguire anche moltissimi interventi
“minori” che sono però indispensabili per la messa in sicurezza
di tante aree del Paese.
Si ricorda, infatti, che: l’88% dei quasi
ottomia Comuni italiani ha almeno un’area classificata a elevato
rischio idrogeologico; il 40% delle abitazioni di edilizia
residenziale pubblica è ubicato in zone ad elevato rischio sismico;
su 6.000 opere monitorate dalle Province (gallerie, ponti, viadotti,
etc.) quasi 2.000 necessitano di interventi urgenti; il 38%
dell’acqua trasportata dal sistema idrico pubblico si perde per
strada, a causa dell’elevato livello di deterioramento della rete.