Notizie | 25 marzo 2023, 10:13

Moria degli artigiani: nel Nord Ovest -42mila

Nel decennio 2012-2021 il Piemonte ne ha persi quasi 34mila, la Liguria oltre 7mila e la Valle d'Aosta 912 - Vercelli seconda in Italia per calo percentuale (-24,9%) - Ha tenuto l'Imperiese (-9,6%)- Tutti i dati

Moria degli artigiani: nel Nord Ovest -42mila

Fiaccati dal boom degli affitti, dalle tasse, dall’insufficiente ricambio generazionale, dalla contrazione del volume d’affari provocato dalla storica concorrenza della grande distribuzione e, da qualche anno, anche dal commercio elettronico, in Italia gli artigiani stanno diminuendo in maniera spaventosa.

Negli ultimi dieci anni, infatti, il numero dei titolari, dei soci e dei collaboratori artigiani iscritti all’Inps è crollato di quasi 300 mila unità, per la precisione 281.925.

E’ un’emorragia continua ,che sta colpendo, in particolar modo, l’artigianato tradizionale, quello che con la sua presenza, storica e culturale ha contrassegnato, sino a qualche decennio fa, tantissime vie delle nostre città e dei paesi di provincia. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia.

Basta osservare con attenzione i quartieri di periferia e i centri storici per accorgersi che sono tantissime le insegne che sono state rimosse e altrettante sono le vetrine non più allestite, perennemente sporche e con le saracinesche abbassate. Sono un segnale inequivocabile del peggioramento della qualità della vita di molte aree urbane.

Queste micro attività conservano l’identità di una comunità e sono uno straordinario presidio in grado di rafforzare la coesione sociale di un territorio. Insomma, con meno botteghe e negozi di vicinato, diminuiscono i luoghi di socializzazione a dimensione d’uomo e tutto si ingrigisce, rendendo meno vivibili e più insicure le zone urbane che subiscono queste chiusure, penalizzando soprattutto gli anziani. Una platea sempre più numerosa della popolazione italiana che conta più di 10 milioni di over 70. Non disponendo spesso dell’auto e senza botteghe sottocasa, per molti di loro fare la spesa è diventato un grosso problema.

Sono molti i mestieri artigiani in via di estinzione e le cause che hanno provocato questa situazione sono molteplici: innanzitutto sono cambiati i comportamenti d’acquisto dei consumatori, dopodiché le nuove tecnologie hanno spinto fuori mercato tante attività manuali e la cultura dell’usa e getta ha avuto il sopravvento su tutte le altre, penalizzando, in particolar modo, coloro che del riuso e della riparazione di oggetti e attrezzature ne avevano fatto una professione.

In sintesi, segnala l’Ufficio studi della Cgia, i mestieri artigiani tradizionali in declino sono: autoriparatori (verniciatori, battilamiera, meccanici, etc.); calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, impagliatori, lattonieri, lavasecco, materassai, orafi, orologiai, pellettieri, restauratori, ricamatrici, riparatori di elettrodomestici, sarti, stuccatori, tappezzieri, tipografi, vetrai.

Per contro, i settori artigiani che stanno vivendo una fase di espansione importante sono quelli delle aree appartenenti al benessere e all’informatica. Nel primo, ad esempio, si continua a registrare un forte aumento degli acconciatori, degli estetisti, dei massaggiatori e dei tatuatori. Nel secondo, invece, sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media.

Purtroppo, l’aumento di queste attività è insufficiente a compensare il numero delle chiusure presenti nell’artigianato storico, con il risultato che la platea degli artigiani è in costante diminuzione.

Secondo l’Ufficio studi della Cgia, non è da escludere che per evitare la desertificazione delle botteghe in atto soprattutto nei centri storici, fra qualche decennio lo Stato dovrà sostenere con finanziamenti diretti coloro che vorranno aprire una attività artigianale o commerciale. Altrimenti sarà molto difficile che qualcuno avvii una piccola realtà spontaneamente.

Prima di arrivare a questo punto, l’artigianato andrebbe tutelato, così come previsto dall’Articolo 45 della Costituzione. Qualche iniziativa interessante è stata sperimentata durante il Covid. Molti comuni, ad esempio, si sono fatti carico dei costi per la consegna a domicilio dei prodotti acquistati nei piccoli negozi. Più in generale, comunque, andrebbero azzerate per queste attività di prossimità le tasse locali (Imu, Canone patrimoniale unico, Tari, Irpef, etc.) e, a livello comunale, attivati tavoli di concertazione, tra le associazioni di rappresentanza dei proprietari e degli artigiani, con l’obbiettivo di trovare degli accordi che garantiscano ai locatori che aderiscono all’iniziativa la possibilità di beneficiare di una serie di agevolazioni economiche che in parte dovrebbero essere “riversate” sul locatario, abbattendogli il canone d’affitto.

Le tre regioni del Nord Ovest, nel decennio 2012-2021, hanno perso quasi 42.000 artigiani: 33.827 il Piemonte, 7.110 la Liguria e 912 la Valle d'Aosta. In particolare, il Piemonte è risultata al secondo posto nella graduatoria nazionale dei cali percentuali, avendo subito la contrazione del 18,9%, inferiore unicamente a quella dell'Abruzzo (-22,1%). In Valle d'Aosta il taglio è stato del 16,7% e del 12% in Liguria.

Non c'è da stupirsi, pertanto, che la provincia di Vercelli risulti al secondo posto in Italia per la perdita percentuale di artigiani nel decennio considerato (-24,9%), Biella al nono (-21,2%), Alessandria all'undicesimo (-20,8%) e Novara al quindicesimo. Torino è 25.a (-18,4%), Cuneo 30.a (-17,9%), Verbania 35.a (-17,2%) e Asti 43.a (-16,8%).

Inferiore alla media nazionale del 15,1%, invece, è stato il calo percentuale delle province liguri: Savona (-14,8%), La Spezia (-13,1%), Genova (-11,4%), Imperia (-9,6%).

Nella provincia dell'estremo ponente ligure, gli artigiani attivi all'inizio del 2022 erano 8.546 (-906 rispetto a dieci anni prima), 25.876 nella provincia di Genova (-3.321), 6.615 nello Spezzino (-1.001) e 10.866 nella provincia di Savona (-1.882).

Ed ecco i dati delle province piemontesi: Vercelli 5.222 (-1.734), Biella 6.155 (-1.660), Alessandria 13.496 (-3.542), Novara 11.123 (-2.788), Torino 70.676 (-15.984), Cuneo 24.643 (-5.382), Verbania 5.270 (-1.096), Asti 8.116 (-1.641).

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