Notizie - 29 marzo 2023, 16:42

Il 26% dei commercianti "sente" l'usura

Il 26% dei commercianti "sente" l'usura

L'usura è il fenomeno illegale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (per il 25,9%) seguito da abusivismo (21,3%), estorsioni (20,1%) e furti (19,8%).

Lo ha segnalato il direttore dell'ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella, in occasione della presentazione dell'indagine su usura e fenomeni illegali, precisando che il trend è più marcato al Sud e nel commercio al dettaglio non alimentare, dove si registrano percentuali più elevate e dove, in particolare, l'usura è indicata in aumento da oltre il 30% delle imprese.

A Roma questo fenomeno è segnalato in crescita dal 28,5% degli imprenditori. Più di un imprenditore su cinque ha avuto notizia di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività e, in particolare, il 10,3% ne ha conoscenza diretta.

Il ''sentito dire'' è decisamente più elevato al Sud (31,1%), a Palermo (31,9%), tra le imprese dei trasporti (29%) e del commercio al dettaglio non alimentare (26,4%), per i bar (26%).

Il 16,5% degli imprenditori teme fortemente il rischio di esposizione a usura e racket. Una preoccupazione che è più accentuata al Sud (18,1%), a Palermo (19,8%), nel commercio all'ingrosso (18,4%) e al dettaglio non alimentare (18,3%).

Di fronte all'usura e al racket il 59,4% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe denunciare, il 30,1% dichiara che non saprebbe cosa fare, il 5,3% pensa di non poter far nulla. Questi dati sono significativamente più marcati al Sud.

“I fenomeni criminali, in particolare quelli come l’usura -ha spiegato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli - si nutrono delle crisi, personali e sociali. Gli strascichi dell’emergenza pandemica, la crisi dei costi energetici, l’inflazione, il ribaltamento dei mercati finanziari, rappresentano un vero e proprio detonatore dell’usura. Anche per questo, quando chiediamo moratorie, fiscali e creditizie, non chiediamo “salvagenti” per le imprese, ma strumenti che possono essere decisivi per non appigliarsi altrove, sulla “pinna” della criminalità organizzata”. Carlo Sangalli ha sottolineato: “Nel complesso, perciò, i nostri imprenditori hanno perso quasi 34 miliardi lo scorso anno e sono stati messi a rischio quasi 270mila posti di lavoro regolari. Contrastare questi fenomeni significa togliere un freno alle nostre possibilità di crescita come Paese. Crescita economica ma anche crescita sociale e morale”.Co

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