di Gustavo Mola di Nomaglio*
Vercelli fu patria di molte grandi famiglie, tra le quali i Vialardi, Bulgaro, Buronzo, Bicchieri e Tizzoni. Ma la più potente e ramificata casata vercellese fu quella degli Avogadro, discendente verosimilmente, attraverso Bongiovanni di Casalvolone (il capostipite generalmente accettato dalla critica storica, conte di Vercelli nei decenni centrali del Mille), da Manfredo d'Orléans, il medesimo stipite da cui derivò anche Luigi di Valois, destinato a sedere sul trono di Francia col nome di Luigi XII.
Gli Avogadro si divisero presto in molti rami, ciascuno dotato di un buon patrimonio feudale; parecchi di questi, come i di Cerrione, Collobiano, Valdengo, Vigliano, esistono tuttora.
La famiglia si distinse nella storia del Piemonte in tutti i campi. Tra gli uomini di Chiesa le appartennero, oltre a numerosi vescovi, alcuni santi e beati; tra questi S. Alberto, vescovo di Vercelli dal 1184 al 1205 e poi patriarca di Gerusalemme, dove contribuì ad arginare la pressione dei turchi. Fu assassinato nel 1214 in S. Giovanni d'Acri, da un chierico che aveva deposto per indegnità dalla carica di maestro dell'ospizio dello Spirito Santo.
Giovanni Avogadro di Quaregna fu beatificato nel 1497 “avendo fatto consistere la vera grandezza nel praticar la più abbietta umiltà”.
Come per tutte le maggiori famiglie piemontesi si conta negli Avogadro un gran numero di soldati. Molti persero la vita in battaglia. Nella notte tra il 23 e il 24 giugno del 1565 morì Paolo, un anziano cavaliere gerosolimitano, mentre presidiava sull'isola di Malta, durante un asssedio dei turchi (in cui persero la vita oltre 1.200 cristiani), il forte di Sant'Elmo, ridotto a un colabrodo da 18.000 colpi d'artiglieria pesante.
Quando giunse l'attacco decisivo, in prossimità d'una breccia ormai indifendibile, ferito gravemente da un ottomano, anziché cercare la salvezza arretrando morì gettandosi contro il nemico al grido di “Viva Gesù Cristo”, infondendo nuovo coraggio e decisione ai suoi compagni.
Carlo Avogadro della Motta cadde nel 1744 per le ferite riportate nella battaglia della Madonna dell'Olmo; Vittorio Amedeo e Gregorio di Valdengo persero la vita nel 1793 sulle Alpi, combattendo contro la Francia rivoluzionaria; Annibale, del medesimo ramo, morì colpito al viso da una palla di cannone sotto le mura di Milano, a Porta Romana, il 4 agosto 1848.
Tra la fine del '700 e la prima metà del secolo seguente, la famiglia diede all'esercito sardo non meno di dieci generali e la tradizione continuò nel '900 con cinque generali appartenenti a varie linee della famiglia impegnati nelle guerre mondiali.
Notevole fu il contributo degli Avogadro anche nel campo degli studi scientifici, filosofici e storici. Il primo nome che viene alla mente è, naturalmente, quello di Amedeo Avogadro di Quaregna (1776-1856), ricordato per la celebre “costante”, riconosciuto come uno dei padri del moderno concetto di atomo e ai giorni nostri oggetto di molta attenzione per i suoi studi nel campo dell'elettrochimica e della metrologia.
Con la vasta produzione scientifica Amedeo Avogadro coniugò l'insegnamento della fisica “sublime” nell'Università di Torino e una costante attività nelle amministrazioni dello Stato.
Tra gli storici appartenuti alla linea di Valdengo possono essere ricordati Gustavo, che pur essendo morto appena trentatreenne nel 1847, lasciò studi preziosi di storia sabauda e curò l'edizione di importanti cronache medievali; Flaminio (1798-1875) autore di memorie delle campagne del 1848-49 e Annibale, che pubblicò opere di storia, strategia e tecnica militare. Di studi militari nell'800 s'interessò pure Ferdinando di Collobiano.
Figura notevolissima infine è quella di Emiliano Avogadro della Motta (1798-1865) il cui pensiero, avverso alle dottrine socialiste, alle tendenze unitarie e all'azione prevaricatrice del movimento risorgimentale nei confronti dei diversi Stati italiani, suscita oggi crescente interesse, mentre i suoi libri, ricercati da numerosi bibliofili, compaiono nei cataloghi delle librerie antiquarie a prezzi ormai assai elevati.
* Storico, scrittore, vice presidente del Centro Studi Piemontesi