Negli ultimi mesi, il nome della presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, è diventato familiare a tanti. Le sue parole nel corso delle conferenze stampa vengono soppesate, commentate, chiosate non solo da investitori e analisti, ma anche da giornali e siti non specialistici, dai politici e da comuni cittadini.
“Non deve sorprendere – scrivono Emilio Carnevali e Giovanni Carnazza su lavoce.info - È difficile sottovalutare l’importanza che questi temi hanno sia per l’economia nel suo complesso, sia per le condizioni materiali di vita di milioni di persone”.
Secondo un recente studio della Fabi – Federazione autonoma bancari italiani - circa 3,5 milioni di famiglie italiane (su di un totale di 25,7 milioni) hanno sottoscritto un mutuo per l’acquisto della casa. Prendendo in considerazione anche altre forme di finanziamento, come il credito al consumo e i prestiti personali, sono 6,8 milioni i cittadini indebitati, circa il 25% del totale.
Le famiglie che avevano acceso un mutuo a tasso variabile hanno naturalmente visto aumentare in maniera significativa la propria spesa mensile. Per non parlare delle condizioni applicate alle nuove sottoscrizioni.
“Il nome di Christine Lagarde è diventato dunque non solo conosciuto, ma anche temuto, dal momento che stiamo assistendo al ciclo di più rapidi incrementi dei tassi di interesse della storia della Bce” scrivono gli autori dell'articolo pubblicato da lavoce.info, aggiungendo che fra il 2006 e il 2008 il tasso sui depositi presso la Bce (il benchmark più rilevante nell’attuale contesto) è aumentato di 175 punti base in 2 anni e 4 mesi, mentre nei soli ultimi 6 mesi è aumentato di 300 punti base, rincorrendo un incremento senza precedenti dell’inflazione.
Per orientarsi nel dibattito, a volte costellato da tecnicismi e meccanismi spesso poco intuitivi, sarebbe necessaria un’adeguata educazione economica e finanziaria. Invece, da una indagine 2020 dell'Ocse, l’Italia risulta il Paese con il più basso livello di alfabetizzazione finanziaria.
Scrivono Carnevali e Carnazza: in merito al concetto di tasso di interesse, l’indagine ha sottoposto al campione rappresentativo tre domande con grado di complessità leggermente crescente: (i) se presti 25 euro e il giorno dopo ti viene restituita la stessa somma, qual è il tasso di interesse? (ii) se versi 100 euro in un conto corrente che ti rende il 2% annuo, quale sarà la somma disponibili dopo un anno? (iii) e quale sarà la somma disponibile dopo cinque anni?
Solo quattro italiani su cinque (78,2%) hanno risposto correttamente alla prima domanda, tre su cinque (59,4%) alla seconda e poco meno di uno su quattro (23,1%) alla terza. Cosiì, facendo una semplice media, si può affermare che solo un italiano su due ha una conoscenza basilare del concetto di tasso di interesse.
“In questo quadro - si legge nell'articolo de lavoce.info - i giovani e i gli individui con reddito più basso rappresentano le due categorie, spesso sovrapposte, che tendono a soffrire di più le conseguenze di una carente alfabetizzazione finanziaria: i primi sono quotidianamente esposti a un rischio di eccessivo e inconsapevole indebitamento, allettati da offerte di società come Klarna e PayPal, che rendono il pagamento virtuale relativamente facile e immediatamente rateizzabile; i secondi hanno spesso difficoltà nel conoscere, e quindi nell’utilizzare correttamente, i prodotti finanziari (dal semplice conto corrente elettronico a piani di investimento o di previdenza complementare)”.
Nel 2019, in Italia, è stata approvata una legge sull’“educazione civica” nelle scuole, poiché – come recita l’articolo 1 – “l’educazione civica contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità”.
“Potrebbe essere questa la cornice entro cui incardinare l’insegnamento di tematiche economiche e finanziarie anche in scuole dove queste non sono comprese negli insegnamenti curriculari” scrivono Carnevali e Carnazza, aggiungendo però che la legge precisa che dalla sua attuazione “non devono derivare incrementi o modifiche dell’organico del personale scolastico, né ore d’insegnamento eccedenti rispetto all’orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti”.
Gli argomenti che il nuovo insegnamento dovrebbe coprire in 33 ore annuali sono numerosissimi: dalla “Costituzione” e “le istituzioni dell’Unione Europa”, all’“educazione ambientale” alla “formazione in materia di protezione civile”, fino all’“educazione stradale”. Difficilmente, però, sarà questa la cornice in cui potrà essere sviluppata una seria educazione economica e finanziaria.
“Eppure – concludono i due articolisti - queste competenze sono fondamentali anche per la comprensione di materie più tradizionali, le cui credenziali pedagogico-formative nessuno si sognerebbe di mettere in discussione. Per esempio, si può capire la storia moderna e contemporanea senza sapere nulla di economia? Senza sapere come funziona il bilancio dello Stato, come opera una banca centrale? Senza avere idea di che cosa sia il mercato azionario o come possono essere organizzati diversi sistemi fiscali o pensionistici? Noi crediamo di no”.