di Francesco Amadelli
E’ in corso ad Asti, a Palazzo Mazzetti, la mostra sul pittore Giovanni Boldini, vissuto nel periodo aureo della Belle Epoque a Parigi, città nella quale la sua arte porterà a renderlo famoso e ricco. Boldini nasce a Ferrara il 31 dicembre 1842 e morirà a Parigi l’11 gennaio 1931: una lunga vita ricca di soddisfazioni, premi e denaro, che lo renderanno uno dei più prestigiosi e sensibili artisti della sua epoca.
Egli saprà sfruttare le opportunità offerte da quel periodo chiamato Belle Epoque nella città più ricca e scintillante d’Europa. Scintillante sarà anche la sua pittura, che gli permetterà di sperimentare anche tecniche nuove.
Fin da giovane mette in mostra un talento naturale che saprà sfruttare a proprio vantaggio perché gli permetterà di conoscere personaggi altolocati e nobili, soprattutto femminili, che ritrarrà mettendo a frutto le proprie capacità amatorie.
Non si sposerà fino a due anni dalla morte, a seguito dell’incontro fortuito con Emilia Cardona, giornalista molto più giovane di lui, che lo convincerà a convolare a nozze; sarà però una decisione senile dettata più da opportunismo che da innamoramento.
Passerà alla storia come ritrattista e le signore e le nobili della società verranno sedotte oltre che dalla sua arte soprattutto dalla capacità del pittore di penetrare in profondità nella psicologia della donna che gli siede davanti al cavalletto e alla quale pone domande spesso intime e impudiche.
Arriverà a ottenere nel 1919 la Legion d’Onore, alla quale avranno contribuito le numerose relazioni con le signore dell’alta società.
Abile e incantatore saprà sfruttare al massimo le sue capacità nonostante non presentasse un fisico da atleta dato, che arrivava a misurare soltanto 1,50 di statura.
Nel 1870 si trasferisce a Londra ove comincia a raccogliere riconoscimenti, si trasferirà a Firenze seguendo per un certo periodo di tempo la corrente artistica del Macchiaioli dalla quale si distaccherà preferendo una pittura di genere più redditizia.
Si trasferirà definitivamente a Parigi nel 1871 dopo la sconfitta dei francesi a Sedan da parte dei prussiani allorchè si consoliderà la Terza Repubblica con idee nuove, brillanti e moderne. Parigi diventerà la Ville Lumiere e Boldini verrà contagiato dallo stile di vita sicuramente più dinamico e libertino. La sua pittura sarà inizialmente curata secondo i dettami artistici dell’epoca e le imposizioni della Casa d’Arte per la quale lavorò.
Rimarrà influenzato da pittori italiani come Fattori e De Nittis, oltre che dal francese Degas. Le donne da lui dipinte mostreranno un fisico più moderno e sensuale, più slanciate e smilze contrariamente a quanto avveniva a quel tempo nel quale le figure femminili dovevano essere espressione di abbondanza e carnalità.
La sua notorietà aumenterà velocemente portandolo a staccarsi definitivamente dalla Casa d’Arte divenendo libero professionista. I ritratti della Contessa De Rasty e altre nobildonne del 1879 mostrano come la sua arte sia svincolata da regole.
Comincia per Boldini una tecnica innovativa fatta di pennellate veloci, vere sciabolate inferte alle tele con le quali metterà in risalto il volto e parte del corpo femminile mentre lo sfondo dai contorni indefiniti renderanno scintillante il ritratto e la bellezza della donna. La stessa tecnica verrà impiegata nel dipinto “Il bar al Folies Bergere” del 1885 per riprendere i propri amici e conoscenti.
Boldini fu anche un innovatore, amò molto la musica, cercò di riportare sulla tela il movimento delle mani di un pianista mentre si incrociano e si muovono sulla tastiera. Mentre a Parigi la pittura in particolare rappresentò perfettamente la gioia di vivere di una società ricca e gaudente costellata di café chantant e locali alla moda, In Italia ciò non avvenne, rimanendo legata a schemi meno “scintillanti”.
Il pittore italiano ebbe contatti anche con altre correnti pittoriche innovative riscontrabili nel ritratto psicologico di Madame Selignon, ripresa a mezzo busto o del Piccolo Subercaseaux forse il migliore, datato 1891. Si esprimerà al meglio anche in uno dei rari dipinti di natura morta “Gladioli rosa” e da un altro commissionato dal Barone Rotschild con il quale arriverà a sfidare i futuristi per i suoi concetti pittorici totalmente nuovi.
Nell’Ultima sala vengono esposti i quadri più grandi fra i quali spicca il ritratto della cantante Mademoiselle de Nemidoff: avvenente e giovane donna della quale Boldini colse il lato più malizioso.
La mostra contiene quadri di pittori coevi di Boldini fra i quali Monet, Zandomeneghi, Esposito, Giacomo Grosso, Cesare Saccaggi simbolista della cosiddetta Scuola di Tortona e Corcos precursore dello stile Liberty.
Ampia e ben congegnata l’esposizione si avvale di un numero elevato di dipinti (oltre 80) in grado di presentarci in maniera esaustiva l’ampia carriera artistica del pittore ferrarese che rimane una pietra miliare della pittura a cavallo fra XIX° e XX° secolo.