Pare che a Milano, nel quartiere generale di Intesa Sanpaolo, abbiano sentito sussurrare che il numero 1, Carlo Messina, classe 1962, romano, avrebbe intenzione di lasciare, alla scadenza del mandato, il timone del colosso che guida da quindici anni, da dieci come consigliere delegato e ceo. Sarà vero?
Allora, nell'aprile del 2025, Messina avrà 63 anni. Pochi per un banchiere. Ma allora sarebbero 17 i suoi anni al comando della banca che proprio al 2025 ha limitato la conclusione del nuovo piano d'impresa, destinato a terminare con un utile netto boom di 6,5 miliardi, come è appena stato ribadito.
Insomma, Messina cederebbe il massimo incarico operativo sulla cresta dell'onda e dopo avere fatto un lavoro straordinario, conseguendo risultati eccezionali e avendo portato Intesa Sanpaolo tra i top del settore a livello mondiale e a capitalizzare oltre 45 miliardi di euro.
Non solo: se veramente Messina decidesse di non accettare la proposta di un altro mandato triennale, si può pensare che potrebbe invece accogliere la richiesta di diventare il nuovo presidente della banca a capo del gruppo che ha come maggiore azionista la fondazione torinese Compagnia di San Paolo, titolare del 6,261% del capitale, poco più di un punto rispetto alla quota della fondazione milanese Cariplo (5,063%).
Intanto, nelle sedi delle due fondazioni, le più grandi in Italia e prossime al rinnovo dei rispettivi vertice (prima la Cariplo) si manifesta la soddisfazione per il maxi-dividendo in arrivo, conseguente all'utile netto 2022 di 4,354 milardi contabile e 5,5 miliardi escludendo accantonamenti e rettifiche pari 1,4 miliardi per la Russia e l'Ucraina.
A proposito di risultati, dalla loro disaggregazione emerge, fra l'altro, che nell'esercizio passato il maggior incremento dell'utile netto rispetto a quello precedente è stato conseguito dalla divisione Banca dei Territori, il cui responsabile è Stefano Barrese. Questa divisione, infatti, ha ottenuto un risultato netto di 471 milioni, superiore del 49% a quello del 2021.
Al secondo posto per incremento dell'utile netto si trova la divisione Insurance, pilotata da Nicola Maria Fioravanti, che ha fatto registrare 870 milioni (+22,2%) e al terzo la divisione International Subsidiary Bank, diretta da Marco Elio Rottigni, con 504 milioni (+8,8%).
Proprio la divisione di Rottigni, però, ha conquistato il gradino più alto del podio 2022 per incremento dei proventi netti, che sono stati pari a 2,227 miliardi (+12,9%), precedendo nell'ordine la divisione Private Banking (responsabile Tommaso Corcos) che ne ha avuti per 2,457 miliardi (3,3%) e la divisione Insurance con 1,607 miliardi (+2,2%).
La divisione Asset Management, che fa capo a Saverio Perissinotto, è stata la prima per il tasso di riduzione dei costi operativi (-7,1%), avendo fatto meglio anche delle divisioni Insurance (-4,2%) e Banca dei Territori (-1,6%).
La divisione Imi Corporate e Investment Banking (responsabile Mauro Micillo) è risultata seconda, in valori assoluti, per proventi operativi, pari a 4,333 miliardi, a fronte dei 8,813 miliardi della Banca dei Territori e terza per utile netto, pari a 681 milioni (in testa si è piazzata la divisione Private Banking con 1,034 miliardi).