Notizie - 03 febbraio 2023, 09:14

Se le multe fossero proporzionali al reddito

Se le multe fossero proporzionali al reddito

“Vi è mai capitato di essere sorpassati in autostrada da una costosissima auto sportiva? Se sì, allora forse vi è anche capitato di pensare che, se la stessa pena pecuniaria per il superamento dei limiti di velocità viene applicata a individui con reddito diverso, l’effetto di deterrenza è più basso per chi ha un reddito più elevato. È come se avere pene pecuniarie uniformi per tutti, indipendentemente dal reddito, concedesse ai più ricchi la possibilità di “comprare” il diritto di violare la legge”.

Lo hanno scritto, su lavoce.info, Giuseppe Dari Mattiacci, Giovanni Immordino e Flaviano Russo, dopo la recente proposta del viceministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Galeazzo Bignami, che prevede l’introduzione di sanzioni proporzionali al reddito, così come già succede in molti altri Paesi, per esempio in Finlandia e Danimarca.

Queste sanzioni sono definite day fines perché sono espresse in giorni di reddito medio. Per esempio, un eccesso di velocità può essere punito con 15 “giorni di reddito”.

Alcuni studiosi sostengono che le day fines sono un modo per garantire una migliore (e più giusta) deterrenza e ridurre il ricorso a pene più costose dal punto di vista sociale (come il carcere), ma allo stesso tempo avvertono che la loro attuazione si basa su una valutazione, costosa e imperfetta, dei mezzi finanziari a disposizione di ciascun trasgressore prima della determinazione della sanzione da comminare.

In un recente studio, gli autori dell'articolo de lavoce.info, si sono chiesti a quali condizioni questo tipo di sanzioni pecuniarie che dipendono dal reddito (o, a seconda del Paese, dalla ricchezza) possano funzionare e per quali violazioni; quindi, anche al di là delle infrazioni al codice della strada. E si sono concentrati principalmente su tre fattori: la gravità del reato, le disuguaglianze economiche presenti nel Paese di riferimento e i costi per l’accertamento del reddito, che sono chiaramente legati al livello di evasione fiscale.

Innanzitutto, quali paesi hanno già adottato le day fines? E per quali reati? Sui 196 Paesi esaminati, 43 prevedono day fines esplicitamente. Tra questi, alcuni le hanno introdotte all’inizio del 900, come la Finlandia (1921), mentre altri solo di recente, come l’Angola (2019). Le day fines sono spesso utilizzate come alternativa alla detenzione, specialmente per reati meno gravi.

E stato anche riscontrato che nessun Paese con un sistema legale di common law le adotta. Due sono le ragioni comunemente addotte: la preservazione della discrezionalità dei giudici nel comminare sanzioni e una diffusa cultura retributiva, che predilige pene detentive a quelle pecuniarie. 

Le day fines sono spesso parametrizzate non solo al reddito, ma a un indicatore composito della capacità finanziaria, che tiene conto sia del reddito che della ricchezza complessiva (immobiliare e finanziaria) al netto di eventuali crediti e delle spese necessarie per il mantenimento della famiglia (per esempio, in Slovenia e Svizzera). La base per il calcolo è dunque una dichiarazione dei redditi già in possesso del fisco prima della violazione (come avviene in Finlandia), oppure rilasciata in sede di applicazione della sanzione e quindi dopo la violazione (come avviene in Germania). “Questo solleva ovviamente enormi problemi in Paesi in cui l’evasione fiscale è particolarmente elevata” hanno scritto Giuseppe Dari Mattiacci, Giovanni Immordino e Flaviano Russo, spiegando che l’uso di day fines richiede un sistema efficace ed efficiente di auditing, sostenuto da sanzioni adeguate per disincentivare dichiarazioni mendaci.

Comunque, le formule utilizzate per la determinazione delle day fines variano. Alcuni Paesi, come la Svezia e la Svizzera, stabiliscono un numero minimo e massimo di giorni. Altri, come la Germania e la Polonia, stabiliscono anche un ammontare minimo e massimo delle sanzioni, a prescindere dalla capacità finanziaria, in alternativa o in aggiunta al numero minimo e massimo di giorni. In caso di mancato pagamento, è spesso prevista la detenzione per un periodo proporzionale al numero di giorni di multa e all’ammontare non pagato, come avviene, ad esempio, in Portogallo e Romania.

I risultati dell'analisi teorica degli autori indicano che la sanzione uniforme ottimale è di poco superiore a quella che sarebbe tale per i “poveri”. Questo perché i “ricchi” sono generalmente meno numerosi e quindi incidono meno sulla determinazione della sanzione uniforme ottimale.

Ci sono casi in cui “ricchi” e “poveri” non hanno la stessa probabilità di commettere lo stesso reato con probabilità diverse: per esempio, i reati finanziari come l’insider trading non possono essere commessi se si è sprovvisti di mezzi economici sufficienti.

Se un reato è perpetrato con più alta probabilità dai ricchi, l’effetto appena descritto sarà meno marcato e la sanzione uniforme si allontanerà da quella che sarebbe ottimale per i poveri. Se invece il reato è commesso più spesso dai poveri, si avrà l’effetto opposto e i risultati saranno rafforzati.

“In generale, per reati comuni ai due gruppi, assumendo che la sanzione uniforme sia fissata al livello socialmente ottimale, il grado di deterrenza raggiunto è un po’ troppo alto per i poveri ed eccessivamente basso per i ricchi, confermando l’intuizione che le sanzioni uniformi non sono efficaci per indurre chi ha reddito elevato al rispetto della legge” si legge nell'articolo de lavoce.info.

Le day fines diventano però meno desiderabili quando aumentano i costi di verifica del reddito o della ricchezza. Quest’ultimo risultato implica che in Paesi con autorità fiscali inefficienti, dove cioè la verifica della ricchezza è molto difficile e costosa, sono relativamente meno allettanti e quindi dovrebbero essere adottate solo quando la disuguaglianza è particolarmente elevata.

“Quella prospettata dal viceministro dei Trasporti – concludono gli autori - è dunque una riforma che presenta notevoli complessità di applicazione e sicuramente la piena riuscita della sua introduzione dipende molto dai dettagli applicativi. Nel caso dell’Italia, l’indiscutibile superiorità teorica delle day fines dal punto di vista dell’equità sociale va poi soppesata vagliando al contempo l’inefficienza del sistema fiscale e l’alto livello di evasione”.

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