Notizie - 03 febbraio 2023, 16:56

Fondi comuni, la raccolta 2022 e le previsioni a breve

A dicembre sottoscrizioni nette per 1,6 miliardi e per 10,7 nell'intero anno passato, grazie soprattutto agli azionari e ai monetari

In base alle stime di Prometeia, in dicembre 2022 la raccolta netta dei fondi comuni collocati a investitori italiani si è attestata a 1,6 miliardi di euro, raggiungendo il massimo trimestrale.

fondi azionari hanno guidato la raccolta con 1,4 miliardi di euro grazie al proseguimento della fase risk-on, che ha caratterizzato la prima parte del mese nonostante la maggiore cautela per l’attesa delle decisioni delle banche centrali. Anche i fondi obbligazionari (0.4 miliardi) hanno beneficiato fino a metà mese della prosecuzione della fase di calo dei tassi risk-free, innescato dalla possibilità di politiche monetarie meno restrittive.

L’andamento della prima parte del mese ha quindi sostenuto le due asset class che sono state penalizzate dal peggioramento che si è innescato dopo le riunioni di Fed e Bce da cui è emerso, contrariamente alle attese, un tono meno accomodante, con una fase di rialzo dei tassi probabilmente più prolungata.

Le decisioni di politica monetaria hanno favorito quindi la crescita dei fondi monetari, che hanno chiuso a 0.9 miliardi, in ulteriore accelerazione rispetto a novembre. Ancora negativi, invece, bilanciati (-0.3 miliardi) e soprattutto flessibili (-0.7 miliardi), penalizzati dalla debolezza della domanda retail in un contesto di debolezza economica e di inflazione che rimane elevata.

“Sulla base dei dati provvisori dell’ultimo trimestre dell’anno – scrive Prometeia - il mercato dei fondi comuni sembra mostrare segnali di fatica, con una raccolta appena positiva che è stata penalizzata dalla componente multiasset, nello specifico dai flessibili”.

Hanno invece ripreso a correre i fondi azionari guidati dalla fase positiva dei listini azionari iniziata a fine ottobre. Positiva anche la raccolta dei fondi monetari grazie a una maggiore redditività attesa e all’utilizzo da parte degli investitori istituzionali come strategia per decidere il timing di ingresso in un mercato che per tutto l’anno è stato caratterizzato da movimenti laterali.

“Nel complesso del 2022 – aggiunge Prometeia - la raccolta netta si è avvicinata a 10,7 miliardi, grazie soprattutto ai fondi azionari (19.7 miliardi) e monetari (5.8 miliardi), che sono stati positivi in tutti i trimestri dell’anno. Ha chiuso in positivo anche la raccolta dei fondi bilanciati (4.5 miliardi), nonostante il peggioramento della seconda parte dell’anno che ha caratterizzato anche i fondi flessibili, negativi per 2 miliardi.

Particolarmente negativa, al contrario, la raccolta dei fondi obbligazionari (-16.9 miliardi), nonostante il miglioramento temporaneo del terzo trimestre, penalizzata dalla restrizione di politica monetaria in un contesto di inflazione alta e persistente.

Secondo Prometeia, la raccolta netta del primo trimestre 2023, che include il nowcast per gennaio e il forecast per febbraio e marzo, potrebbe nuovamente accelerare, grazie soprattutto ai fondi azionari e obbligazionari, pur non raggiungendo i livelli dello scorso anno, quando nel primo trimestre aveva superato i 9 miliardi.

A guidare la raccolta a gennaio potrebbero essere i fondi obbligazionari, grazie al calo delle aspettative e delle incertezze sull’inflazione, dopo che il picco sembra essere stato superato sia negli Usa che nell’Eurozona, seguiti dai fondi azionari che potrebbero beneficiare invece delle attese di una minore debolezza economica e della fase di risk-on con cui si è aperto il 2023, che ha determinato un rally degli indici ad inizio anno.

Nel complesso del primo trimestre, i fondi obbligazionari potrebbero beneficiare inoltre dei toni maggiormente accomodanti della Fed che, secondo le aspettative di mercati e analisti, potrebbe iniziare a tagliare i tassi a fine anno e delle minori aspettative di inflazione nell’area euro. data la maggiore aggressività della Bce.

Su livelli più bassi del passato i fondi azionari, che a gennaio potrebbero sì beneficiare dell’euforia che ha caratterizzato i mercati azionari ma che tuttavia li potrebbe esporre a maggiori rischi nel caso di sorprese negative dal fronte macroeconomico o delle banche centrali.


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