Catonarie - 27 gennaio 2023, 08:13

Perdenti e vincitori con l'iperinflazione

Perdenti e vincitori con l'iperinflazione

In una recente intervista, Ben Bernanke, già governatore della Fed, ha affermato: “La differenza tra l’inflazione e la disoccupazione è che la prima colpisce tutti. La disoccupazione, infatti, danneggia in modo grave alcune persone, ma la maggior parte della gente non è personalmente toccata […] L’inflazione, invece, ha un profondo impatto sociale” .

Lo ha ricordato Rony Hamaui in un suo articolo pubblicato da lavoce.info, in cui ribadisce che, in effetti, l’inflazione distorce enormemente la realtà, se non altro perché provoca una sostanziale redistribuzione del reddito e della ricchezza, fra poveri e ricchi, debitori e creditori, salariati e lavoratori autonomi, vecchi e giovani, settori esposti alla concorrenza e settori protetti, paesi sviluppati e non.

Hamaui spiega che l’inflazione agisce attraverso tre principali canali. Il primo riguarda i consumi. Non tutti i prezzi crescono nella stessa misura e non tutti gli individui hanno lo stesso paniere di consumi. L’eterogeneità fa sì che l’inflazione subita dai diversi consumatori sia molto diversa, così come il suo impatto sul potere d’acquisto.

Un recente Bollettino della Banca centrale europea certifica come in Europa le classi di reddito più basse spendano oltre il 70% del reddito in beni essenziali (alimentari, casa e utenze) contro meno del 50% delle classi più abbienti. E poiché questi beni sono quelli che finora hanno conosciuto la maggiore crescita dei prezzi, l’inflazione subita dai poveri è stata di due punti percentuali più alta di quella sostenuta dai ceti più benestanti. Ma una più recente analisi dell'Istat sui prezzi al consumo in Italia stima questo differenziale in oltre quattro punti percentuali in media nel 2022.

Il secondo canale attraverso il quale l’inflazione esercita i suoi pesanti effetti distributivi è quello legato alla formazione del reddito. Salari, pensioni e altri benefici pubblici si adeguano all’aumento dei prezzi con ritardo e in maniera incompleta. Si pensi ai contratti biennali e triennali tipici di molti settori e ai ritardi con cui questi vengono firmati; ma anche al fatto che il governo ha deciso di rivalutare in maniera totale solo le pensioni fino a quattro volte la minima (2.062,31 euro mensili) e poi di scalare gradualmente il livello di indicizzazione.

Il terzo canale attraverso il quale l’inflazione agisce sulla distribuzione sociale ha a che fare con la ricchezza e il livello di indebitamento. “È il cosiddetto effetto di Fisher – scrive Hamaui - cioè l’incapacità dei rendimenti nominali delle attività e passività di adeguarsi prontamente all’insorgere dell’inflazione, ovvero la tendenza dei tassi d’interesse reali a diventare negativi. In questa situazione, l’inflazione avvantaggia i debitori e svantaggia i creditori, in maniera più o meno sostanziale a seconda dei meccanismi di indicizzazione insiti nei contratti di credito o debito”.

In linea generale, comunque, i più svantaggiati in termini percentuali sono le classi medio basse, che detengono una gran parte della loro ricchezza in depositi bancari o attività con una scarsa copertura all’inflazione.

Nell'articolo de lavoce.info, si legge poi che gli anziani soffrono l'inflazione più dei giovani, perché nel corso della loro vita hanno accumulato più risparmi e hanno finito di pagare i mutui contratti. Mentre i grandi beneficiari sono gli stati più indebitati, che grazie all’inflazione riescono a ridurre in maniera più o meno sostanziale i loro debiti.

Misurare con precisione gli effetti dei tre canali è tuttavia un esercizio estremamente difficile.

La Banca d’Italia ha stimato che l’inflazione nel 2022 ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie di 80 miliardi di euro; le manovre messe in pista dal governo Draghi vi hanno posto rimedio per poco più di 30 miliardi e sono poi riuscite a sterilizzare il 70% delle più forti disuguaglianze indotte dallo shock inflazionistico sul fronte dei consumi.

Tuttavia, come mostrato in una recente analisi della Banca di Spagna, il canale dei consumi è il meno rilevante dal punto di vista degli effetti ridistributivi dell’inflazione. L’aumento dei prezzi danneggia in maniera molto più rilevante gli individui attraverso il canale del reddito e della ricchezza. Solo i giovani e le famiglie di mezza età, che sono tipicamente detentori di importanti mutui ipotecari, soffrono meno grazie all’effetto Fisher.

In conclusione, come dice Bernanke, l’inflazione ha conseguenze sociali molto importanti e diffuse. “Eppure – scrive infine Hamaui - l’opinione pubblica e i politici, non solo italiani, da un lato si soffermano solo sull’aumento dei prezzi di pochi beni, come la benzina o i generi alimentari e dall’altro tendono a vedere con sospetto l’azione delle banche centrali volte a garantire la stabilità dei prezzi. Il timore di perdere qualche decimo di punto del Pil è ritenuto spesso più grave che tenersi una perniciosa inflazione. Nel gergo dell’economia comportamentale potremmo dire che si tratta di un tipico caso di razionalità limitata. O forse ha ragione Olivier Blanchard nel credere che l’inflazione sia una questione troppo rilevante per essere delegata a organismi lontani come le banche centrali. In fondo, si tratta di una vera e propria lotta di classe tra lavoratori, imprese e contribuenti”.



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