Storia & storie | 27 gennaio 2023, 09:01

Quel singolare matrimonio automobilistico italo-francese

La Marchand 12/16 HP

La Marchand 12/16 HP

di Francesco Amadelli*

Alla fine dell’Ottocento, il mezzo di trasporto più diffuso non a trazione animale era decisamente la bicicletta. I fabbricanti erano molti, invogliati dalle gare che sempre più numerose si diffondevano l’Europa. Il nome Orio oggi non riporta alla mente forse nulla, sebbene nel 1886 questa famiglia occupasse un posto di rilievo nella produzione di bicicli e tricicli. 

Stefano Orio, il capostipite, assieme ai figli Bartolomeo, Attilio ed Ettore, in quel di Piacenza diedero maggior impulso alla propria azienda con un salto di qualità del quale dobbiamo rendergliene merito se consideriamo gli scarsi mezzi a disposizione. Essi si gettarono nella produzione di automobili senza per questo cessare quella di biciclette, sulle quali adottarono novità assolute: il peso dei velocipedi non superava i 10 Kg. e la ruota anteriore era di diametro inferiore rispetto a quella posteriore.

Gli imprenditori francesi Leonce e Paul Marchand dal porto atlantico di Dunkerke si posero alla ricerca di occasioni favorevoli per investire i loro capitali nell’invenzione più innovativa del momento cioè l’automobile. Le uniche officine che all’epoca erano in grado di fornire mezzi e  tecnologia, seppur molto semplice, furono quelle dedite alla produzione di bicicli e il signor Stefano non si fece sfuggire l’occasione.

L’incontro fra i ricchi imprenditori francesi, detentori dei diritti di estrazione petrolifera in zone non lontane da Piacenza e il nostro coraggioso artigiano piacentino avvenne nel 1890. Complice forse la buona cucina del territorio, accompagnata dal vino Gutturnio coltivato sulle vicine colline, l’accordo si fece con reciproca soddisfazione, specie dei due fratelli francesi appassionati e ottimi ciclisti.

L’officina di biciclette si ingrandì ulteriormente arrivando a produrre cerchi in metallo, frutto di spionaggio industriale a scapito degli inventori inglesi. A questo punto la costruzione di cicli si trasferì nelle vicinanze di Milano, a Musocco mentre a Piacenza rimase il magazzino del patron Stefano.

La permanenza in Lombardia fu di breve durata, solo otto anni e nel 1898, causa i rivolgimenti politici durante i quali il generale Bava Beccaris cannoneggiò la folla tumultuante a causa del forte aumento della tassa sul macinato e di conseguenza del pane, si decise di ritornare a Piacenza.

Nel 1899 la società fra i fratelli Orio e i Marchand si sciolse subito dopo aver iniziato la produzione di motociclette e della prima vettura col marchio “Orio – Marchand” sullo stile delle vetturette francesi “Decauville” a due cilindri, alla quale seguirono vetturette da 8HP, 10HP, 12HP, 16 e 20 HP.

Gli italiani preferirono tornare alla produzione di cicli, mentre i francesi continuarono a produrre automobili. Nel 1904 e per tutto il 1906 si produssero vetture a 4 cilindri da 10/14 HP fino a 28/35 HP.

La fabbrica di biciclette arrivò a occupare una sessantina di dipendenti, rimanendo in vita fino allo scoppio delle seconda guerra mondiale.

Per contro, il destino della Marchand automobili fu completamente diverso e nel 1907, annus horribilis per l’economia italiana nel quale fallirono molte aziende e altre furono costrette a chiudere, i fratelli francesi non riuscirono a far fronte ai debiti e grazie a giri contabili poco chiari stabilirono di concludere l’avventura piacentina con grave danno per tutta la zona. La vettura più imponente segnò il canto del cigno del marchio: la 50/60 HP a sei cilindri. 

Uno splendido esemplare di Marchand 12/16 HP è esposto al Mauto di Torino. 

* Storico dell'auto, scrittore