Notizie - 26 dicembre 2022, 10:45

Istruzione, il grande ritardo dell'Italia

Istruzione, il grande ritardo dell'Italia

Il diploma è considerato il livello di formazione indispensabile per una partecipazione al mercato del lavoro che abbia potenziale di crescita. La quota di popolazione tra i 25 e i 64 anni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore è, quindi, il principale indicatore del livello di istruzione di un Paese.

In Italia, come censito dall'Istat, nel 2021, il 62,7% dei 25-64enni ha almeno un titolo di studio secondario superiore, contro il 79,3% della media Ue27, l’84,8% della Germania e l’82,2% della Francia. Nella stessa fascia di età, anche la percentuale di chi ha un titolo di studio terziario (20%) è più bassa della media europea (33,4%) ed è circa la metà di quella registrata in Francia e Spagna (40,7% in entrambi i Paesi).

Comunque, nella popolazione di età compresa tra i 25 e i 64 anni il tasso di occupazione è aumentato di 0,8 punti tra il 2020 e il 2021 arrivando così al 65,6%. Il miglioramento, però, è stato più accentuato per chi ha un titolo terziario (+1,7 punti contro +0,5 dei livelli di istruzione medio-bassi).

L'Istat aggiunge che in Italia, l'anno scorso, è ulteriormente cresciuto il già marcato “premio” occupazionale dell’istruzione, cioè l’aumento della probabilità di essere occupati al crescere del titolo di studio conseguito.

Il tasso di occupazione di quanti hanno conseguito un titolo secondario superiore, infatti, è risultato 18,9 punti più alto rispetto a coloro che hanno un titolo secondario inferiore (70,3% contro 51,4%). Inoltre, il tasso di occupazione di chi può vantare un titolo terziario ha superato di 11,8 punti quello dei diplomati (82,1% e 70,3%).

Nonostante ciò, nel nostro Paese, le opportunità occupazionali sono decisamente più basse di quelle medie europee anche per i laureati: la differenza rispetto alla media dell’Ue27 supera i quattro punti.

Fra l'altro, l'Istat ha rilevato che le donne in Italia sono più istruite degli uomini: il 65,3% ha almeno un diploma (60,1% tra gli uomini) e le laureate arrivano al 23,1% (16,8% tra gli uomini), differenze ben più marcate di quelle osservate nella media Ue27. Il vantaggio femminile nell’istruzione non si traduce, però, in un vantaggio in ambito lavorativo. Il tasso di occupazione femminile, infatti, è molto più basso di quello maschile (55,7% contro 75,8%). Ma il divario di genere si riduce al crescere del livello di istruzione.

La popolazione di 25-64 anni residente nel Mezzogiorno è meno istruita rispetto a quella del Centro-Nord: il 38,1% ha il diploma di scuola secondaria superiore e solo il 16,4% ha raggiunto un titolo terziario; nel Nord e nel Centro circa il 45% è diplomato e più di uno su cinque è laureato (21,1% e 23,7% rispettivamente).

Nel Mezzogiorno, quindi, il tasso di occupazione è molto più basso che nel resto del Paese e quello di disoccupazione molto più alto anche tra chi ha un titolo di studio elevato: il tasso di occupazione dei laureati è pari al 73,5% (13 punti inferiore a quello del Nord) e quello di disoccupazione è 8,2% (superiore di cinque punti).

Altro dato rilevante: nel 2021, la quota di popolazione con almeno un titolo secondario superiore è pari al 64,4% tra i cittadini italiani, mentre scende al 48,2% tra gli stranieri e la quota di laureati è rispettivamente pari a 21% e 11,1%.

L'Istat ha anche precisato che in Italia, nel 2021, la quota di 30-34enni in possesso di un titolo di studio terziario (obiettivo fondamentale per una “società della conoscenza”) è del 26,8%. Il valore italiano, perciò, resta lontano dal benchmark europeo stabilito dalla Strategia Europa 2020 (40%). Il gap da colmare, anche rispetto alla media europea (41,6% nell’Ue27) e con gli altri grandi Paesi dell’Unione (49,5% Francia, 46,7% Spagna e 37,8% Germania) è molto ampio e negli ultimi anni è rimasto invariato.

Questo fenomeno è legato anche alla limitata disponibilità, in Italia, di corsi terziari di ciclo breve professionalizzanti erogati dagli Istituti Tecnici Superiori, che invece in alcuni Paesi europei forniscono una quota importante dei titoli terziari conseguiti: in Francia e in Spagna sono quasi un terzo del totale dei titoli terziari (29,7% e 28,1% rispettivamente), oltre un decimo (l’11,8%) nella media dei 22 Paesi europei membri Ocse.

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