Storia & storie | 08 dicembre 2022, 09:10

Fiat S76 la "Belva di Torino"

La Fiat S76

La Fiat S76

FIAT S76

300 HP PER LA BELVA DI TORINO

di Francesco Amadelli*

E’ insito nell’animo umano il desiderio di mettersi alla prova, di superare se stesso, di battere un record per dimostrare come la competizione sia la scintilla adatta a raggiungere quel limite oltre il quale l’uomo non potrà più avventurarsi. E, invece, quel limite pare non esistere perché l’essere umano immediatamente dopo si metterà all’opera per superarlo.

L’invenzione dell’automobile, fin dal primo istante in cui questa cominciò a percorrere la strada, costituisce la prova visibile e concreta dell’ anelito dell’uomo a mettere alla prova se stesso e il mezzo meccanico.

E’ il 1911 allorchè dagli stabilimenti Fiat di corso Dante escono due esemplari di S76, vettura potentissima in grado, secondo i progettisti, di battere il record di velocità su terra detenuto dalla Blitzen-Benz con oltre 170 Km/h.

Senza l’aiuto di computer, ma con il semplice utilizzo di calcoli fatti a mano, gli ingegneri gettano in campo quanto di meglio si possa concepire per migliorare le prestazioni di un veicolo dalla mole imponente denominato, a giusta ragione, la “Belva di Torino”.

Alto quasi quanto un uomo e rifinito nella carrozzeria in maniera abbastanza rozza, questo veicolo cela sotto il cofano un motore biblocco da circa 300 HP per una cilindrata di 28.353 cc, 4 cilindri in linea dalle dimensioni inconcepibili fino a quel momento con alesaggio di 190 mm e corsa di 250mm, 4 valvole e 2 candele per ciascun cilindro, frizione a dischi multipli in bagno d’olio, 4 marce + RM, trasmissione a catene sulle ruote posteriori, sospensioni ad assale rigido con balestre anteriori e posteriori, raffreddamento ad acqua posta in un radiatore imponente visibile nella foto. Le ruote sono a raggi e la vettura pesa 1.900 Kg. perciò si può immaginare lo sforzo al quale sono sottoposti i raggi di ciascuna ruota, unico sistema all’epoca per rendere più leggera la vettura, i cerchi in lega leggera ancora non erano stati inventati, al peso della vettura contribuisce il telaio in acciaio.

L’auto si sviluppa in altezza piuttosto che in lunghezza, difatti misura mt. 3,750. Una dimensione abbastanza contenuta considerando la gran massa di metallo posta in essa. Il motore in seguito verrà applicato, con poche modifiche, ai dirigibili progettati da Forlanini (a proposito sapevate che l’aeroporto di Milano Linate era dedicato a lui?)

Felice Nazzaro e Pietro Bordino sono i piloti autorizzati a condurre la Belva di Torino, ma sarà quest’ultimo a battere alcuni record: a Brooklands, primo circuito di gara costruito al mondo e lungo poco più di 4 Km. sorto vicino a Londra e in seguito lungo l’ampia spiaggia sabbiosa di Saltburn nello Yorkshire, il campione piemontese supererà i 200Km/h.

Sarà però il francese Arthur Duray sul lungo rettifilo di Ostenda in Belgio a toccare i 225 Km/h. Il record non fu omologato per presunte “irregolarità” non ben definite.

Il record di velocità per veicoli su terra verrà battuto in seguito molte altre volte, alla Fiat la soddisfazione di averlo conseguito nel lontano 1911. Saremo in grado di mostrarci all’altezza dei nostri predecessori anche in futuro? Oppure il motorismo italiano è giunto alla fine?

* Storico dell'auto, scrittore



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