di Francesco Amadelli*
E’ arrivata la pace e con essa la felicità. Aria nuova spira in tutta Italia, specie nel comparto industriale del Nord. Occorre dimostrare di che pasta siamo fatti noi italiani, perciò tutti si adoperano per svecchiare i modelli, siano essi di vestiti di gran moda come di automobili.
Visto il successo della 1500 nelle tre versioni A-B-C- nella fase anteguerra, la Fiat riprende i progetti rimasti nel cassetto e, continuando la classificazione alfabetica, sforna i modelli D e E per i tre anni 1948 – 1949 – 1950 che precedono il lancio di un modello storico per l’azienda: la 1400.
La 1500 del 1948 mantiene il “musone” dell’ultima serie C prodotta nel 1940, ma sotto la pelle scorre già una linfa nuova innanzitutto perché il motore, pur mantenendo la medesima cilindrata di 1493 cc del precedente è stato riprogettato portandolo a 47 CV grazie a un rapporto di compressione innalzato a 6,2:1 dagli iniziali 5,75:1 da 45 CV. Al momento del debutto della 1500 D il carburatore è Zenith ora verrà sostituito dal Weber ritenuto più adatto sebbene leggermente più dispendioso. Sono anni di forte inflazione, di aspri conflitti sindacali e di importanti cambiamenti, ma il popolo italiano non si arrende perché ha voglia di novità. Il motore rimane un 6 cilindri in linea dalla forma semplice, pulita e di facile manutenzione ad aste e bilancieri con cambio a 4 M+RM con leva centrale, velocità 120 km/h e un consumo di 12 lt:/100 Km. (non è propriamente un esempio di risparmiosità ma le prestazioni ci sono e danno soddisfazione).
Nel 1949 il modello D viene sostituito con il modello E, rimasto in produzione fino al 1950. Il motore rimane invariato ma la leva del cambio viene spostata al volante, soluzione questa che verrà adottata anche sulla 1100/103 e la 1400. La modifica più evidente sarà apportata nella parte posteriore, ove la ruota di scorta verrà ricoperta dal cofano bagagli donando alla nuova versione una linea filante e meno spigolosa. Le ruote vengono portate definitivamente alla misura da 15” adottata poi su vari altri modelli secondo un concetto di standardizzazione industriale mirato ad un maggior risparmio. Verranno introdotti profili in gomma e in metallo sia per motivi estetici sia pratici di protezione.
Dei due modelli post-bellici ne vennero prodotti poco meno di 5.000 esemplari in soli tre anni, ma la vettura continuò a circolare sulle strade italiane grazie a un forte mercato dell’usato.
Ed ora permettetemi una nota personale. Pochi anni dopo la cessazione della produzione della Fiat 1500 mio padre ne acquistò una di seconda mano. Si trattava di un salto di qualità notevole dato che l’ultima vettura in famiglia era stata una Topolino A.
Una domenica sull’autostrada TO-MI ci dirigemmo verso il lago Maggiore per una scampagnata quando la nostra auto, condotta prudentemente e lentamente da mio padre, fu sorpassata da una vettura straniera (non ricordo il modello, forse inglese). Mio padre rimase ferito nell’orgoglio, scalò la marcia dalla 4° alla 3°, risvegliò i cavalli del motore rimasti dormienti fino a quel momento, portò in alto il numero di giri e tornò alla 4° marcia mettendosi in coda allo straniero che si era permesso insolentemente di superarlo.
Inutile dire che mia madre, mio fratello ed io cominciammo a tifare per mio padre invitandolo a sorpassare l’incauto straniero. Non ancora padrone della lingua italiana mi limitavo a gridare “trapassalo papà” dato che il verbo sorpassare mi sembrava inadeguato oltreché lento.
Verso Santhià il nostro desiderio fu soddisfatto perché riuscimmo a sorpassare lo straniero. Nell’abitacolo della vettura si alzò un grido di giubilo: ce l’avevamo fatta! L’onore era salvo!
A Biandrate uscimmo dall’autostrada e arrivammo ad Arona con notevole anticipo sulla tabella di marcia. Mio padre però dovette constatare che il serbatoio della benzina era calato di livello, fece il pieno e per tutto il giorno rimase pensieroso senza che ne comprendessimo la ragione. Un sorpasso ed una corsa con la nuova 1500 lo fecero tornare sui propri passi e sei mesi più tardi si presentò a casa con una Topolino C: “potremo sempre andare in gita al Lago Maggiore – disse – ma niente più corse e soprattutto risparmiamo benzina”. Con la Topolino “trapassare” le altre vetture divenne molto più arduo.
* Storico dell'auto, scrittore