Catonarie | 23 novembre 2022, 12:22

Pregi e difetti della manovra Meloni

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

di Ernesto Auci*

Anche per il governo di destra presieduto da Giorgia Meloni è arrivata ben presto la necessità di abbandonare la retorica delle promesse elettorali e fare i conti con la realtà. Pur con tutte le attenuanti dovute al poco tempo a disposizione, la manovra di Meloni si caratterizza per due aspetti determinanti: da un lato la prudenza dal punto di vista del mantenimento dell’equilibrio finanziario nel solco della ortodossia predicata da Bruxelles e soprattutto voluta dagli investitori che devono comprare i titoli del nostro debito, e dall’altro dallo scarso impatto delle misure per il cambiamento del sistema e quindi per accelerare la crescita della nostra economia.

Insomma abbiamo un Governo Meloni che ha teso a rassicurare i mercati e i partners internazionali sul rispetto degli equilibri finanziari, mostrando però, al contempo, la debolezza della dottrina della destra sulla gestione dell’economia e su quello che si deve fare per migliorare la produttività e il funzionamento di un vero mercato concorrenziale, il solo modo per innescare una vera crescita.

Sicuramente la presidente Meloni e i ministri che sono intervenuti nella conferenza stampa hanno insistito sul fatto che questo bilancio è solo il primo passo di un progetto più ampio, che dovrà svolgersi nell’arco dell’intera legislatura, volto a cambiare i connotati del nostro sistema. Per il momento sono stati dati solo alcuni segnali sulla direzione di marcia che la nuova maggioranza vuole percorrere. In particolare la presidente ha citato espressamente la “crescita“ tra i due obiettivi prioritari della manovra, il secondo essendo quello della giustizia sociale, particolarmente importante in questo momento di grave crisi a causa del caro energia e dell’altissima inflazione.

Oggettivamente sotto questo secondo aspetto non si poteva fare di più. Oltre un terzo dell’intera manovra di 35 miliardi è dedicato al contrasto del caro energia oltre alle abbondanti risorse stanziate per la famiglia, per la riduzione del cuneo fiscale e per le pensioni. E tuttavia le risorse per il caro energia consentiranno un intervento solo per il primo trimestre del prossimo anno, e quindi corriamo il rischio di avere di qui a pochi mesi un potenziale buco di bilancio molto grande. 
La visione che il nuovo governo vuole accreditare circa la sua “rivoluzione” politica viene fuori in maniera contraddittoria dalle misure che per ora sono state solo accennate. Infatti la novità maggiore si concentra sul cambiamento del reddito di cittadinanza, un cambiamento che avverrà in due tappe. La prima, transitoria, prevede una riduzione a otto mesi per coloro che hanno possibilità di lavoro, mentre la seconda è rinviata al prossimo anno, quando entrerà in funzione una riforma complessiva del reddito dividendo il sostegno alla povertà dal sussidio di disoccupazione. Non si hanno ulteriori informazioni e quindi vedremo nei prossimi mesi.

Sulle pensioni non c’è nulla di preciso tranne il cedimento alle pressioni di Salvini con quota 103 e con un incentivo a chi decide di restare al lavoro. Ma l’obiettivo finale non viene esplicitato e non si capisce come si terrà conto dell’equilibrio del bilancio Inps. 
Poi ci sono almeno due misure che contraddicono l’affermazione della presidente sul fatto che non ci sono regali a questa o quella categoria o a questo o quel partito. E si tratta della Flat tax e dell’ innalzamento del tetto del contante. Quest’ultima non si capisce a cosa possa servire se lo scopo sarebbe quello di stimolare la crescita dell’economia e non solo di quella dell’evasione fiscale, mentre la Flat tax sembra proprio un regalo a una piccola categoria di partite Iva. Infatti svincolandola da una riforma complessiva del prelievo fiscale (promessa ma di cui non si conoscono i contorni), non si può dire che sia in grado di contribuire a una accelerazione della crescita complessiva.

In definitiva bisogna dire tranquillamente che questa manovra è davvero prudente, nel senso che non dovrebbe fare danni sul terreno degli equilibri finanziari. Per il resto il Governo dovrà dare ben altre dimostrazioni di cosa intende fare, quali riforme portare avanti non solo in economia ma anche su Pubblica amministrazione e su Giustizia, e soprattutto su cosa il ministro Salvini vorrà fare (se non sarà distratto da altre iniziative politiche) sull’avvio dei lavori nelle infrastrutture che sono il cuore del Pnrr, cioè il piano che, se ben implementato, potrebbe evitare una dura recessione della nostra economia.

* Per gentile concessione di Firstonline, il giornale web di economia e finanza del quale l'autore è presidente, dopo essere stato, fra l'altro, direttore e amministratore delegato del Sole 24 Ore