L’Italia è il principale destinatario delle risorse del Recovery Plan e anche per questo è chiamata a un ruolo da protagonista nella transizione verde. La sostenibilità, oltreché necessaria per affrontare la crisi climatica, riduce i profili di rischio per le imprese e per la società tutta, stimola l’innovazione e l’imprenditorialità, rende più competitive le filiere produttive.
Lo dimostrano i dati e le storie del Rapporto GreenItaly, arrivato alla tredicesima edizione, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne.
Nel 2021, la produzione di elettricità da fonti rinnovabili nel mondo è stata pari al 28,3% del totale, con eolico e solare quintuplicati in 10 anni. In Italia – l'anno scorso - il 36% dei consumi elettrici è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, con una produzione di circa 113,8 TWh. Tuttavia, la potenza installata è ancora distante dai target di neutralità climatica previsti per il 2030. La nuova potenza installata nel 2021 è stata di 1.351 MW: sotto 1 GW di fotovoltaico (935 MW, 69,2% delle nuove installazioni), 404 MW di eolico, che torna appena ai livelli pre-pandemia (29,9% installazioni), 11 MW di idroelettrico (0,9%), mentre bioenergia e geotermia rimangono stabili.
Qualche segnale positivo arriva dal primo semestre 2022, in cui l’Italia ha comunque già connesso oltre 1 GW di potenza fotovoltaica, entrando tra i 18 Paesi al mondo a superare la soglia di 1 GW/anno. Ma la strada da percorrere è ancora lunga. A giugno, Elettricità Futura, presieduta dal torinese Agostino Re Rebaudengo, ha calcolato in oltre 80 i GW da installare entro il 2030 e lo stesso Governo ha supportato i dati parlando di 70 GW da realizzare nello stesso arco di tempo: la realtà dei fatti, però, è che l’Italia ha marciato al ritmo di poco più di 1 GW l’anno, a fronte di 7-8 GW che dovrebbe installare per raggiungere i traguardi stabiliti.
Sono oltre 531 mila le aziende che nel quinquennio 2017-2021 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green: di queste 38.050 sono piemontesi, 13.970 liguri e 1.160 valdostane, Guardando alle performance economiche è possibile comprendere anche le ragioni che spingono le imprese a investire in prodotti e tecnologie verdi. Le imprese eco-investitrici sono infatti più dinamiche sui mercati esteri rispetto a quelle che non investono, percentualmente aumentano di più il fatturato (49% contro 39%) e le assunzioni (23% contro 16%).
Nel 2021, l’occupazione green non è stata in grado di differenziare il proprio andamento rispetto alla dinamica occupazionale generale, interrompendo il trend di crescita riscontrato negli ultimi anni. I contratti relativi ai green jobs – con attivazione 2021- rappresentano il 34,5% dei nuovi contratti nell’anno. In particolare, ne sono stati contati 118.330 in Piemonte (65.000 in provincia di Torino), 38.470 in Liguria (24.960 in provincia di Genova) e 3.130 in Valle d'Aosta.
A 2021, gli occupati che svolgono una professione di green job erano pari a 3,096 milioni, di cui 1,018 al Nord-Ovest (32,9% del totale green nazionale), poco più di 741 mila nel Nord-Est (23,9%), 688 mila nel Mezzogiorno (22,2%) e le restanti 649 mila al Centro (21%).
Comunque, l'Italia è leader nell’economia circolare con un avvio a riciclo dell'83,4% dei rifiuti, urbani e speciali: un risultato ben superiore alla media europea (53,8%) e a quella degli altri grandi Paesi come Germania (70%), Francia (64,5%) e Spagna (65,3%). A sottolineare il potenziale dell’Italia nella valorizzazione di materia a fine vita, anche il quarto posto al mondo come produttore di biogas – da frazione organica, fanghi di depurazione e settore agricolo - dopo Germania, Cina e Stati Uniti.
Nel biennio 2020-2021 si è inoltre verificato un inatteso consolidamento della capacità di riciclo industriale dell’Italia che ha visto in tutti i settori incrementare, anche in maniera importante, la quota di materie seconde impiegate. Un eccellente risultato per la transizione ecologica e lo sviluppo di un’economia sempre più circolare.
Buone anche le performance complessive del sistema produttivo italiano, che a parità di valore prodotto genera meno rifiuti, con 47,4 tonnellate di rifiuti per milione di euro prodotto, seconda solo alla Spagna (40,7), e un tasso d’uso di materia seconda del 21,6%, che si avvicina al primato della Francia (22,2%). A questi si aggiungono i primati nella produttività nell’uso di materie prime (Pil/Consumo domestico di materia), nella produttività per consumi energetici (Pil/consumo lordo energia), e un buon posizionamento relativo all’efficienza delle emissioni (CO2eq/Pil).
Nella filiera agroalimentare l’Italia ha diminuito le vendite di prodotti fitosanitari del 19% ed è leader nel biologico europeo, con un’incidenza sulla superficie agricola utilizzata del 17,4% (2021). Inoltre, è in Italia il distretto biologico più grande d’Europa.
Anche nel mondo dell’edilizia, come evidenziato dai dati degli investimenti, è forte la spinta alla sostenibilità. Gli incentivi fiscali e bonus statali hanno fatto registrare una crescita degli investimenti (+25%) in riqualificazione del patrimonio abitativo nel 2021. Per il Superbonus si calcola un impatto positivo sull’ambiente di valore pari a 979 mila tonnellate di CO2 risparmiata a cantieri conclusi e un risparmio medio annuo in bolletta di 500 euro per ogni beneficiario e di 15,3 miliardi di euro totali.
La filiera arredo-casa si conferma fortemente attiva sul tema sostenibilità: il 95% del legno viene riciclato per produrre pannelli per l’arredo, mentre il 67% delle imprese utilizza materie prime seconde e l’81% legno prodotto in modo sostenibile e recentemente si è dotata di un piano per accelerare nella transizione ecologica.
Il settore della meccanica, secondo in Europa per occupati, sta facendo i conti con il rischio di approvvigionamento delle materie prime critiche di cui l’Italia è fortemente dipendente dall’estero. Tuttavia, il comparto è in cerca soluzioni per allungare la vita utile dei macchinari, recuperare materiali per dare loro nuova utilità nel settore, digitalizzare ed efficientare i processi. Particolarmente spinti gli investimenti nel mondo delle acciaierie, anche queste in forte stress per l’aumento dei costi del gas.
La filiera automotive punta all’elettrificazione dei mezzi di trasporto per allinearsi alla decisione del Consiglio Europeo Ambiente, Clima ed Energia sul bando ai motori endotermici dal 2035. Una sfida importante per il settore italiano la cui produzione di vetture elettriche e ibride ha superato il 40% della produzione complessiva nazionale nel 2021, un balzo significativo da quel 0,1% del 2019. Anche la componentistica ha vissuto l’impatto degli incentivi statali (2020 e 2021) e della nuova domanda estera, con un'azienda su tre che si è posizionata sul mercato dei veicoli elettrificati. L’Italia è anche a lavoro per sviluppare una filiera dedicata a mezzi di trasporto pubblici elettrici o alimentati ad idrogeno.