“Piazza Affari addio”. Così Firstonline titola il post sui ritiri di quotate dalla Borsa Italiana ricordando che sono in arrivo altri 11 delisting, i quali dreneranno dal listino milanese 24 miliardi di euro e porteranno a circa 50 miliardi la capitalizzazione persa dall’inizio dell’anno.
Il 2022 non c’è dubbio alcuno che in Borsa non sarà ricordato come un anno felice e non solo per gli scossoni e i forti ribassi registrati nei primi sei mesi e anche negli ultimi giorni.
Ma la fuga dalla Borsa – spiega Firstonline, l'autorevole giornale web diretto da Franco Locatelli e presieduto da Ernesto Auci - è un processo che viene da lontano e su cui bisognerebbe riflettere a fondo: secondo uno studio del Politecnico di Milano le operazioni di delisting degli ultimi 10 anni sono state ben 186, anche se le finalità non sono sempre identiche.
Fra l'altro, un valore altamente simbolico ha assunto il 27 settembre l’uscita di Exor dal listino di Piazza Affari. La holding della famiglia Agnelli che ha in portafoglio partecipazioni del calibro di Stellantis e della Ferrari, di Cnh Industrial, dell’Economist e del gruppo editoriale Gedi, ha lasciato Milano per Amsterdam.
Ma quella di Exor non è la sola defezione che impoverisce la Borsa italiana. Spiccano soprattutto le Opa finalizzate al delisting di due gioielli della scuderia Benetton come Atlantia e la novarese Autogrill.
Ma l’elenco dei delisting programmati nelle prossime settimane è lungo e comprende anche la torinese Prima Industrie, oltre che Tod’s, Net Insurance, Sourcesense, Cellularline, Be Shaping, Ross, Banca Finnat e Aedes.
Si aggiungeranno a quelle del Nord Ovest già ritirate da Piazza Affari: Banca Carige, Astm e Sias (entrambre del gruppo Gavio di Torino), Guala Closures, Bim-Banca Intermobilare, Cofide, Damiani, M&C (Carlo De Benedetti), Gedi Gruppo Editoriale, Boero Bartolomeo, Vittoria Assicurazioni.