Catonarie | 08 ottobre 2022, 15:24

Fondazioni bancarie e i loro presidenti di nuovo nel mirino

La Banca d'Italia a Roma

La Banca d'Italia a Roma

Tra i diversi temi che animano il mondo delle fondazioni italiane di origine bancaria e i suoi ampi dintorni ne spiccano due, in questo periodo: le proposte che mirano a introdurre negli statuti il limite dei 75 anni d'età per i presidenti e la nuova raccomandazione alle banche da parte della Bce, che ne invita caldamente gli amministratori a essere estremamente prudenti non solo nell'erogazione dei bonus ai manager ma anche nella politica dei dividendi, fonte di grande rilevanza per le fondazioni e, anzi, essenziale per alcune di esse.

In merito al primo punto, considerandone i promotori non si può non sospettare che l'iniziativa miri, innanzi tutto, a impedire la conferma di presidenti, la cui posizione è invidiata e molto ambita anche per il potere che assicura. Ma un altro obiettivo della proposta è quello di eliminare la concorrenza di potenziali candidati alle prossime nomine.

Comunque, l'ipotizzato vincolo appare irrazionale, oltre che anti costituzionale. Perché impedire a un over 75, uomo o donna, l'elezione o la permanenza alla presidenza di una fondazione bancaria, che, per di più è un soggetto privato riconosciuto dalla Consulta? Lo si fa forse per il presidente della Repubblica o degli altri organi istituzionali, per i sindaci, per le imprese, per le banche, per gli ordini professionali e per tutti gli altri incarichi di vertice?

Fra l'altro, questa nuova proibizione, che si aggiungerebbe a quella – molto discutibile - del limite dei due mandati per tutti i componenti degli organi delle fondazioni di origine bancaria, sembra sottintendere che i consigli di indirizzo o generali, deputati a nominare il presidente, non siano in grado di esautorarlo o di non confermarlo, pur avendone il potere di farlo, a prescindere dalla sua età.

Ci sono ultrasessantacinquenni e persino ultraottantenni, di entrambi i sessi, ben più capaci e meritevoli di pretendenti assai più giovani.

Quanto al secondo punto – la raccomandazione della Banca Centrale Europea alla prudenza sui dividendi – siamo alle solite. C'è sempre qualcuno, a Bruxelles ma anche a Roma, in via Nazionale, che, preconcettualmente, ritiene non adeguatamente responsabili i vertici degli istituti di credito e quindi propensi a ricompensare azionisti, manager e dipendenti non valutandone l'opportunità e le condizioni.

Non solo: forse è bene ricordare che lo stesso anno in cui le autorità di vigilanza hanno sostanzialmente vietato ai loro vigilati di distribuire dividendi, li hanno invece distribuiti proprio la Banca d'Italia e la Cassa Depositi e Prestiti, che è una banca e, per di più, controllata dal ministero dell'Economia e delle Finanze.

Ti potrebbero interessare anche:

In Breve