Notizie - 21 settembre 2022, 18:47

Ecco come ci cambiano la guerra, i rincari, l'inflazione e la crisi climatica

Ecco come ci cambiano la guerra, i rincari, l'inflazione e la crisi climatica

A fronte di un costo della vita che aumenta, non sostenuto da retribuzioni adeguate, gli italiani riscontrano sempre più difficoltà. Più della metà delle famiglie, infatti, dichiara di avere difficoltà a pagare l’affitto ed entro Natale un italiano su tre potrebbe non essere più in grado di coprire i costi delle bollette di luce e gas.

Davanti a un futuro incerto e preoccupante, molti stanno già attuando una revisione delle proprie spese, facendo attenzione a ridurre i consumi e rinunciando agli acquisiti considerati superflui. I tagli, tuttavia, per il momento non toccano l’alimentazione e gli italiani, non sembrano disposti a rinunciare alla qualità del cibo, nonostante le criticità economiche.

È questa una parte del quadro delineato dall’anteprima digitale del Rapporto Coop 2022 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani, redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto di analisi di Nielsen e i contributi originali di Gs1-Osservatorio Immagino, Iri Information Resources, Mediobanca Ufficio Studi, Nomisma Energia e Npd.

Il 2022 ha visto susseguirsi una serie di eventi gravi e imprevedibili che stanno delineando sempre di più uno scenario preoccupante. Pandemia, guerra, crisi climatica e inflazione sono gli elementi di una “tempesta perfetta” che sta minando il nostro futuro. 

Se il Pil mondiale passa dal +5,7% del 2021 al +2,9% previsionale del 2022, per l’Italia le previsioni di crescita del Pil sono pari a +3,2% per il 2022 e a +1,3% per il 2023. Tuttavia, in presenza di uno scenario avverso, Banca d’Italia non esclude il possibile ritorno a un Pil negativo nel 2023 (-2%). 

Nel nostro Paese, nel frattempo, l’inflazione raggiunge il 7,8% (previsioni di luglio 2022), il valore più alto dal 1985: da allora, quando era pari al 9,2%, non aveva mai toccato il picco attuale. Per alcuni specifici segmenti di consumo si va ancora più indietro nel tempo: l’aumento dei prezzi per le spese di casa e utenze, per esempio, torna ai livelli del 1980 e quello dei trasporti al 1984. L’inflazione fa crollare il potere d’acquisto degli italiani; si stima, infatti, che sia pari a 2.300 euro la perdita media del potere d’acquisto per le famiglie nel 2022. Più si è soli, inoltre, più il caro vita tende a pesare.

L’emergenza causata dalla crisi climatica è la prima fonte di preoccupazione per gli italiani e il 38% è convinto che sarà proprio questa la causa del prossimo evento epocale. Il 56% ritiene che il problema del clima debba avere la massima priorità a livello nazionale e internazionale ed è sempre questa tematica a impattare maggiormente sullo stato d’animo degli italiani, addirittura più della guerra in Ucraina: a dirlo è il 39% delle persone, contro un 28% che mette al primo posto le preoccupazioni generate dalla guerra e un altro 29% che cita i timori causati dall’inflazione. 

Sul piano delle possibili energie alternative per far fronte all’emergenza ambientale, il 67% propone l’energia solare, il 40% l’energia eolica, mentre nemmeno un italiano su tre si dichiara favorevole alle centrali nucleari.

Il problema delle risorse energetiche, sebbene sia sentito in tutta Europa, lo è in modo particolare in Italia, sia per questioni commerciali che ideologiche legate alla Russia. Per quanto riguarda il primo punto, il valore dell’interscambio commerciale con questo Paese, nel 2021, è stato pari a 25 miliardi di euro (+12% rispetto al 2017). Sempre nello stesso anno, inoltre, gli investimenti diretti degli italiani in Russia ammontavano a 11,5 miliardi di euro.

Non bisogna poi dimenticare l’aspetto ideologico: il 27% degli italiani ritiene che siano Ue e Usa i maggiori responsabili della guerra, contro un 20% di tedeschi e un 5% di inglesi che la pensa allo stesso modo. Il 35% degli italiani, inoltre, è convinto che Usa e Ue siano i principali ostacoli alla pace.

Lo scenario italiano vede la classe media sempre più in difficoltà, come dimostra il fatto che 24 milioni di persone, nel 2022, hanno vissuto almeno una situazione di disagio che perdurerà nel tempo. Aumentano i poveri (+6 milioni nell’ultimo anno) e cresce la forbice tra chi è molto ricco e chi, invece, vive una situazione di grave povertà.

Mentre una parte del Paese arriva a fine mese a suon di rinunce e sacrifici, l’anteprima del Rapporto Coop racconta anche una crescita del mercato del lusso: aumentano del 46% le compravendite di abitazioni che valgono più di un milione di euro (il confronto è tra il 2021 e il 2020) e del 16% le immatricolazioni di auto di valore (primo semestre 2022 contro il 2021). Il raffronto tra il 2022 e il 2019 mostra, inoltre, come la ricchezza delle persone più facoltose del Paese (i cosiddetti Paperoni d’Italia) sia aumentata del 36%.

Mentre il divario tra chi ha molto e chi ha troppo poco si amplifica, più della metà delle famiglie (il 57%) già oggi sostiene di essere in difficoltà a pagare l’affitto e il 26% pensa di sospendere o rimandare il pagamento.

Allo stesso tempo, le famiglie italiane sembrano già attuare una spending review (il 68% sta già mettendo in pratica delle strategie di risparmio, mentre il 17% lo farà). Il 57% dichiara di limitare gli sprechi, il 52% riduce in maniera selettiva la spesa destinata ad alcune categorie di prodotti e servizi e un italiano su due decide di non acquistare beni considerati superflui
Davanti a un futuro considerato precario e instabile dal 48% degli italiani, inoltre, è comprensibile che si rinunci a determinati acquisti, come l’auto, la casa e gli elettrodomestici. Oltre alle spese più importanti, comunque, si prevede che la spending review riguarderà soprattutto ristorazione, viaggi, moda e tech.

Purtroppo, le retribuzioni non sostengono un costo della vita diventato sempre più elevato. Basti pensare che in Italia sono 900 mila i lavoratori che guadagnano meno di 1.000 euro al mese, il doppio rispetto a 15 anni fa. Oggi un occupato su cinque con contratto part time è a rischio povertà; corre lo stesso rischio un lavoratore su dieci con contratto full time.

Facendo un confronto con altri Paesi europei, ci si accorge che i salari italiani sono del 33% più bassi di quelli della Germania, che ha un costo della vita come quello dell’Italia e che sono equiparabili a quelli degli spagnoli, i quali, però, hanno un costo della vita inferiore al nostro del 19%. 

In questo scenario preoccupante e di forte insicurezza, acquista sempre più importanza la dimensione personale. Interrogati su cosa cambierebbero del proprio stile di vita nei mesi futuri, il 54% degli italiani dichiara di voler fare ciò che davvero ama. Il 47%, invece, vorrebbe mangiare meglio e mettersi a dieta, il 44% farà valere i propri diritti. Una buona percentuale, inoltre, manifesta il desiderio di curare di più l’aspetto esteriore (39%) e di trascorrere più tempo con gli amici (38%).

Purtroppo, questo scenario complesso e difficile tende a causare anche contraccolpi negativi che, in certi casi, rappresentano un’eredità della pandemia che la situazione attuale può accentuare. In misura maggiore rispetto al passato, gli italiani sono dipendenti da smartphone e social (lo dichiara, rispettivamente, il 45% e il 28%), guardano compulsivamente serie tv (31%) e vanno alla ricerca di esperienze ad alto tasso adrenalinico (12%). 

Cresce anche la percentuale di chi consuma alcolici, si dedica a scommesse e giochi d’azzardo, mentre quintuplica quasi l’uso di psicofarmaci e quadruplica il consumo di droghe. Registrano un incremento, inoltre, le disfunzioni alimentari, in particolare nei ceti più fragili.

L’incremento dei prezzi, al momento non ha intaccato i volumi di vendita della filiera del cibo; quest’ultima, infatti, ha registrato un +7,8% nel primo semestre 2022, rispetto al 2019. Nonostante ciò, si presagisce che questa tendenza positiva sia destinata presto a invertire di rotta, visto che il nostro Paese, attualmente, è l’unico mercato a mantenere un andamento positivo (l’Italia registra + 0,5% contro -5,4% del Regno Unito, -3,7% della Germania, -2,3% della Francia e -1,3% della Spagna).

Per il momento, dunque,la spending review degli italiani sembra non intaccare il cibo: lo dimostrano i 24 milioni e mezzo di italiani che non sono disposti a ridurre la qualità degli acquisti alimentari. Rispetto alle precedenti crisi economiche, quindi, le persone sono ben intenzionate a difendere il carrello della spesa (probabilmente un’eredità del post pandemia), anche se con il peggiorare della situazione probabilmente si verificherà un downgrading degli acquisti anche in questo settore.

Gli italiani non intendono rinunciare a italianità e sostenibilità. La spesa si concentra soprattutto sul cibo essenziale, sobrio e basico, mentre sono meno ricercate le varie tipologie di “cibi senza” (senza glutine per esempio), gli alimenti pronti e biologici: la percentuale di persone che segue uno stile alimentare biologico è passata dal 18% del 2021 all’11% del 2022. I consumatori sembrano anche disposti a fare a meno dei prodotti delle marche leader, il cui acquisto, rispetto al 2019, è diminuito di 1,8 punti percentuali. Continuano a crescere, invece, quelli della marca del distributore, la cui quota di mercato sfiora il 30% nel 2022 (+2% rispetto al 2019). 

Ti potrebbero interessare anche:

SU