Notizie | 20 settembre 2022, 09:01

In Piemonte raccolta di mele in crescita (+20%)

In Piemonte raccolta di mele in crescita (+20%)

E' partita la raccolta delle mele - il frutto nazionale più consumato nel nostro Paese - la cui produzione è prevista in controtendenza e, perciò, in aumento del 5% rispetto allo scorso anno, per un totale che sembra destinato a superare i 2,1 milioni di tonnellate. La stima è di Coldiretti, su dati Prognosfruit, uffcializzata in occasione dell’inizio della raccolta per le varietà più precoci come la Gala, la prima a essere colta.

“Con le continue ondate di caldo di questa estate rovente e temperature sempre alte anche di notte – ha scritto Coldiretti – i frutti rischiano scottature e in più faticano a prendere il classico colore rosso brillante di alcune varietà, soprattutto sugli alberi molto esposti al sole, facendo perdere una delle caratteristiche di scelta per l’acquisto da parte dei consumatori. La siccità e il caldo hanno poi in parte ridotto le dimensioni delle mele rispetto agli anni passati, ma la qualità è invece cresciuta, con frutti più dolci e succosi”.

L’andamento del raccolto varia lungo la Penisola, visti anche i problemi causati da siccità e maltempo in alcune regioni del Nord. In Alto Adige, dove si raccoglie quasi metà delle mele italiane, la produzione è in calo (-3%) a circa 912mila tonnellate. Trend in discesa (-1%) anche per il Trentino con 507mila tonnellate, mentre si registrano incrementi importanti in altre regioni: +47% in Veneto con 215mila tonnellate, +21% in Lombardia con 23mila tonnellate, +20% in Piemonte con 225mila tonnellate e +12% in Emilia-Romagna con 175mila tonnellate.

L’Italia si classifica così – sottolinea la Coldiretti – al secondo posto tra i Paesi produttori dell’Unione Europea dove la produzione è stimata in 12,2 milioni di tonnellate, in calo dell’1% rispetto allo scorso anno. L'Italia è preceduta unicamente dalla Polonia con poco meno di 4,5 milioni di tonnellate in crescita del 5%, mentre al terzo posto si piazza la Francia con circa 1,5 milioni tonnellate (+6%).

“Il 2022 è un anno molto pesante per i produttori” spiega Coldiretti, evidenziando il drammatico aumento dei costi, legato alle tensioni internazionali per la guerra in Ucraina. “Uno tsunami che si è abbattuto sulle aziende agricole con aumenti delle spese che vanno dal 110% per il gasolio fino al 250% dei concimi, ai quali bisogna aggiungere i rincari di imballaggi, etichette e logistica”.

L’Italia può vantare un’ampia gamma varietale nell’offerta di mele grazie al rilevante patrimonio di biodiversità lungo tutta la Penisola. Fra l'altro sono ben sei le mele italiane a denominazione di origine riconosciute dall’Ue: Mela Val di Non Dop, Mela Alto Adige Igp, Mela del Trentino Igp, Melannurca Campana Igp, Mela Valtellina Igp, Mela Rossa Cuneo Igp.

Dal punto di vista delle varietà – ha sottolinea la Coldiretti – in Italia calano i raccolti della Golden Delicious (-5%), delle Fuji (-3%), delle Jonagold (-18%) e delle Braeburn (-15%); crescono invece le Red Delicious (+7%), le Granny Smith (+18%) e le Gala (+2%). In crescita anche le mele bio, che rappresentano ormai il 9% del raccolto totale nazionale.

Il successo delle mele in Italia è anche legato alle riconosciute proprietà salutistiche, che ne fanno un sinonimo di salute e benessere. Il famoso detto popolare “una mela al giorno leva il medico di torno” ha un fondamento di verità: diversi studi dimostrano che può essere considerata a pieno titolo un farmaco naturale. Ma, oltre che dai detti tradizionali, la popolarità della mela è dimostrata anche dalla sua presenza nella cultura, dal “frutto del peccato” di biblica memoria alla mela che, cadendo, ispirò allo scienziato inglese Isaac Newton la legge della gravità.

“Un patrimonio nazionale che va tutelato anche dalla minaccia dalla cimice asiatica” conclude Coldiretti, ricordando che l’insetto importato dalla Cina e è particolarmente pericoloso per l’agricoltura perché prolifica, con il deposito delle uova, almeno due volte all`anno, con 300-400 esemplari alla volta. La diffusione improvvisa di questi insetti, che non hanno nemici naturali nel nostro Paese è favorita dalle alte temperature e dalla loro polifagia, potendosi spostare su numerosi vegetali, coltivati e spontanei”.

Le punture della cimice asiatica rovinano i frutti rendendoli inutilizzabili, compromettendo seriamente parte del raccolto.


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