Notizie | 30 giugno 2022, 15:00

Esg, nuova formula per lo sviluppo delle imprese

Esg, nuova formula per lo sviluppo delle imprese

La sostenibilità aziendale è diventata un tema impossibile da ignorare, a prescindere dal settore produttivo in cui si opera. La sensibilità sta di anno in anno crescendo. Del resto, la strada è tracciata dell’Agenda 2030 e i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). Le aziende, assieme a Stati, governi e cittadini, sono chiamate a fare la propria parte. Il PNRR stesso va in questa direzione;: alla rivoluzione verde e transizione ecologica sono stati infatti devoluti 59,47 miliardi (il 37% dei fondi totali).

I criteri ESG (Environmental, Social, Governance) rappresentano quei principi a cui le imprese devono attenersi per contribuire attivamente a uno sviluppo sostenibile.

In particolare, sotto l’aspetto ambientale (Environmental) si richiede alle imprese una maggiore attenzione in merito a: dipendenza da combustibili fossili; impronta idrica; deforestazione; gestione dei rifiuti. Sotto l’aspetto sociale (Social), i temi chiave sono: rapporti con le comunità locali; attenzione alla sicurezza e alla salute dei dipendenti; tutela delle diversità; corrette relazioni interpersonali tra i dipendenti.

Infine, l’impegno verso la Governance declinata nell’ambito della sostenibilità aziendale si traduce, fra le altre cose, in: bonus proporzionati rispetto agli stipendi dei dipendenti; lotta alla corruzione; regolarità della posizione fiscale.

“Rispettare i criteri ESG, per un’azienda, non vuole soltanto dire fare la propria parte per uno sviluppo sostenibile, ma anche attrarre investitori e accedere a finanziamenti agevolati, a tutto vantaggio della possibilità di crescita e sviluppo dell’azienda stessa” sostiene Niccolò Zuffetti, marketing manager Crisi, aggiungendo: “non è un caso che sempre più gestori di fondi orientino i loro investimenti verso quelle imprese che dimostrino un reale impegno verso la sostenibilità aziendale. Ecco perché rendicontare, misurare e comunicare questo impegno diventa un tema di grande attualità”.

Non sorprende, perciò, che sempre più imprese, anche se non obbligate, adottino piani industriali che prevedano azioni e obiettivi che tengano conto dei criteri ESG. Del resto, oggi per un’azienda essere sostenibile vuole anche dire essere più competitiva nel medio-lungo periodo.

Il report EY “Seize the Change Futuri Sostenibili”, condotto su un campione di oltre 300 aziende italiane appartenenti a diversi settori, ha messo in evidenza come il 69% delle imprese interpellate abbia sviluppato negli ultimi anni un piano di sostenibilità aziendale e nel 44% dei casi (il 6% in più rispetto al 2019) fissato un vero e proprio piano strategico con obiettivi quantitativi. Solo il 35% delle aziende ha però definito le tempistiche per il raggiungimento degli obiettivi. Delle imprese che ancora non hanno un piano di sostenibilità, il 15% dichiara di prevederne lo sviluppo in futuro.

Le aziende stanno dunque cercando di fare la propria parte, anche se raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030 impone uno sforzo collettivo considerevole. Il conflitto in Ucraina, con la graduale riduzione del ricorso a gas e petrolio russo e la conseguente necessità per molti Paesi, fra cui l’Italia (fortemente dipendente dal punto di vista energetico dalla Russia), di trovare alternative energetiche, sta rallentando il processo di sostenibilità. Al tempo stesso però impone l’urgenza di accelerare la conversione verso fonti rinnovabili o di orientarsi verso una produzione più sostenibile e pulita di gas e petrolio.

L’impennata dei prezzi delle materie prime ha inoltre reso evidente come l’economia circolare, che permette di ridurre il fabbisogno di materie prime primarie in favore di quelle secondarie, sia un tema profondamente strategico ai fini della transizione ecologica.


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