Notizie | 25 aprile 2022, 10:03

Imprese: calo dell'8% delle richieste di credito

Imprese: calo dell'8% delle richieste di credito

Nel primo trimestre si è contratto il numero di richieste di credito presentate dalle imprese italiane, che fanno segnare un calo dell'8,1% rispetto al corrispondente periodo 2021. Il dato emerge dall’analisi delle istruttorie di finanziamento registrate su Eurisc, il sistema di informazioni creditizie gestito da Crif. Lo stesso ha rilevato che il trend negativo riguarda sia le società di capitali, che hanno fatto registrare un -5,5%, sia le imprese individuali, per le quali la flessione è stata del 13,1%. Entrando nel dettaglio, il 53,8% delle richieste totali è arrivato dal settore della produzione, seguito dal commercio al dettaglio (con il 18,8%) e dal commercio all’ingrosso (con il 15,2%).

A seguito dello scoppio della pandemia le imprese italiane, specie quelle medio-piccole, avevano fortemente incrementato la richiesta di credito per far fronte al drastico ridimensionamento dei flussi di cassa e gestire l’attività corrente, oltre che per cogliere le opportunità offerte dai provvedimenti governativi. A questa prima fase di emergenza era seguita una progressiva normalizzazione nel 2021, che trova continuità anche nel primo trimestre dell’anno in corso” commenta Simone Capecchi, executive director di Crif, segnalando come le aziende abbiano ricominciato a rivolgersi agli istituti di credito per raccogliere le risorse necessarie a sostenere la crescita e gli investimenti.

Capecchi precisa: “Nel prossimo futuro lo scenario potrebbe però risentire negativamente degli impatti derivanti dal conflitto ucraino, dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime nonché della crescita dell’inflazione, mentre nuovi stimoli potrebbero derivare dall’implementazione del Pnrr”.

Comunque, dall’ultimo aggiornamento del Barometro Crif emerge anche che l’importo medio nel primo trimestre dell’anno è in crescita del 2% e si attesta a 114.323 euro. In particolare, per quanto riguarda le imprese individuali, che rappresentano la spina dorsale del tessuto economico e produttivo nazionale, le richieste di credito hanno visto un importo medio pari a 40.972 euro (-1,5% rispetto al corrispondente periodo 2021). Invece, per quanto riguarda le società di capitali, l’importo medio richiesto ammonta a 150.952 euro, segnando un leggero incremento (+0,4%) rispetto alla corrispondente rilevazione. Nello specifico, oltre il 30% delle richieste presenta un importo superiore ai 50.000 euro.

Secondo Crif, la propensione agli investimenti è destinata a subire un’accelerazione grazie alla progressiva implementazione del Pnrr all’insegna della rivoluzione digitale e della spinta all’innovazione, oltre che della trasformazione green e della transizione energetica.

Per avere una visione più chiara delle pmi che in Italia potranno essere oggetto di attività in ottica Pnrr, Crif ha analizzato circa 5,2 milioni di imprese attive, presenti nel proprio ecosistema di dati e ha sviluppando una suite di indicatori “Pnrr-Index” di nuova generazione in grado di valutare l’eleggibilità delle imprese per i singoli investimenti.

Su oltre 4,8 milioni di imprese complessivamente eleggibili, sono 81.187 quelle che presentano caratteristiche fortemente in linea con i dettami Pnrr a fronte di circa 444.000 che, al contrario, non presentano i requisiti minimi di eleggibilità.

Relativamente alla Transizione 4.0, il fatto che il 95,8% delle nostre imprese risulti complessivamente eleggibile non sorprende, in quanto si tratta di una delle aree di investimento a cui sono destinate maggiori risorse e per i quali i criteri di eleggibilità sono necessariamente più inclusivi.

Considerando solamente le imprese pienamente in linea per l’eleggibilità dell’investimento Pnrr, il 71,1% è attivo in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. Il 57,7% opera nelle attività manifatturiere e nel 90,5% dei casi ha dimensioni medio-piccole. L’investimento riguardante le Politiche Industriali di Filiera e Internazionalizzazione merita un approfondimento specifico in quanto il numero di imprese pienamente eleggibili è complessivamente inferiore alle 7.500 unità, a fronte della stragrande maggioranza che non risulta avere i requisiti minimi.

Complessivamente, in Italia sono presenti 1.158 imprese fortemente allineate con l’investimento dedicato alle Tecnologie Satellitari e all’Economia Spaziale. Il 68% si colloca tra Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte; nell’82,9% dei casi appartiene al settore manifatturiero e nell’85,1% dei casi occupa meno di 156 dipendenti.

In Italia sono presenti 6.405 imprese particolarmente allineate con l’investimento dedicato alle Reti Ultra Veloci. Il 40,9% di queste risulta attiva in Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte mentre il 13,1% opera nel Lazio. Il 48,8% delle stesse appartiene al comparto manifatturiero contro il 34,6% che risulta attivo nelle costruzioni. Il 72,9% di queste, infine, occupa meno di 17 dipendenti.


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