La regione dove si registra una maggiore concentrazione di attività del settore della grande distribuzione e del commercio al dettaglio è la Campania (14,8%), seguita da Sicilia (10,6%), Lombardia (10,5%) e Lazio (10,4%). Lo ha rilevato Cribis, la società del gruppo Crif specializzata nelle informazioni commerciali sulle aziende italiane ed estere. La quota del Piemonte è il 5,8% e quella della Liguria il 3,4%.
Comunque, Cribis evidenzia che la vocazione tutta italiana alla piccola-media impresa si conferma anche in questa categoria. Nel commercio al dettaglio è praticamente la regola e in generale l’impresa individuale rappresenta il 75,2% nel settore, basti pensare all’alto numero di esercizi commerciali locali per non sorprendersi di questa percentuale. Le società di capitali sono invece il 12,7% e riguardano principalmente la grande distribuzione.
Numeri alla mano, il comparto della grande distribuzione organizzata (Gdo) e del commercio al dettaglio dimostra di essere in salute: i dipendenti, che nel 2019 erano 254.485, nel 2020 sono saliti a 271.156, per arrivare a 279.464 nel 2021, pur a fronte di un andamento altalenante del numero di nuove imprese (nel 2018 erano 6.446, nel 2019 sono state 6.985 per poi flettere a 6.325 nel 2020). La crescita nel fatturato invece è stata costante, passando da 59,653 miliardi nel 2018 a 61,589 nel 2019, fino a 65,384 nel 2020.
“Tenuto conto della limitata propensione all’innovazione, alla digitalizzazione e all’internazionalizzazione registrata finora dal settore dei supermercati e dei negozi alimentari, c’è da aspettarsi che per mantenersi competitivi sul mercato, i più lungimiranti operatori di questa filiera andranno a investire proprio in queste categorie” commenta Niccolò Zuffetti di Cribis.
A prova di ciò, va segnalata una tendenza particolarmente evidente in ambito alimentare: il food delivery continua a crescere e riguarda sempre più anche discount e supermercati. Del resto, e-commerce e delivery sono stati fondamentali per i consumatori durante la pandemia e queste nuove esperienze di acquisto sono ormai entrate nella consuetudine.
Non solo, quindi, le attività che operano nella Grande distribuzione organizzata, ma anche le attività alimentari più piccole e locali saranno interessate dalla trasformazione digitale e dai cambiamenti comportamentali generati dalla pandemia.