di Gustavo Mola di Nomaglio*
Nella storiografia subalpina alle donne dell'antico regime è riservato un ruolo non marginale. Coloro che nel corso dei secoli seppero distinguersi in vari campi hanno in ogni tempo trovato (con buona pace del femminismo più acceso che ama riferirsi ad uno stereotipo di donna immancabilmente vessata e trascurata) storici attenti e cantori ammirati.
È superfluo sottolineare che nel contesto sociale del passato la suddivisione di ruoli offriva alla donna, cui era demandato principalmente il governo della famiglia, minori opportunità di primeggiare in altre attività. Ciò nonostante non mancano -e non sono rarissimi- gli esempi di donne che ebbero successo nell'arte e nella letteratura o che si segnalarono per la loro attività nel campo della beneficenza, dell'assistenza e della vita religiosa.
Davvero notevole fu il ruolo delle monache. Alternandosi quali abbadesse alla guida dei monasteri femminili esse si trovavano a capo di organizzazioni efficienti, dotate d'influenza e di “peso politico”.
Tra i più antichi autori che dedicarono scritti alle donne subalpine possono essere ricordati Orazio Navazzotti (Le cento dame di Casale, del 1591), Francesco Agostino Della Chiesa (Teatro delle Donne letterate, 1620), G. Antonio Ranza (Poesie e memorie di donne letterate che fiorirono negli Stati sabaudi, 1789). Ricco di notizie curiose è pure il volume Pregio della Donna…, pubblicato a Torino nel 1783, in cui si trova anche un cenno biografico di un’antesignana delle donne soldato, Giuditta Montson, d’origine berlinese, che fu sergente (grado che un tempo conferiva facoltà di comando analoghe a quelle del capitano) delle truppe sabaude e che poi entrò in religione quale monaca clarissa, morendo a Torino nel 1753.
Tra le donne che fornirono prova di eroismo la terra subalpina ne ricorda due in modo particolare, Caterina Segurana ed Ortensia di Piossasco.
Il nome della prima è legato al memorabile assedio di Nizza del 1543. Il 15 agosto i turchi di Barbarossa diedero l'assalto alla città dalla terra e dal mare, concentrando i propri sforzi in un tentativo di scalata del bastione Cincaire (Cinq-Cai..re). I difensori del bastione erano aiutati da molte donne, che portavano loro le munizioni per i cannoni e che dislocavano sugli spalti altri proiettili d'ogni tipo, quali pietre e tegole.
A un tratto, il portabandiera dei turchi riuscì a salire sul bastione e a sventolare quale simbolo di vittoria, tra lo sbigottimento degli ormai scoraggiati difensori, la bandiera della luna crescente. Ancora pochi istanti e gli invasori sarebbero riusciti a dilagare sugli spalti. A un tratto l'alfiere ottomano smise di gridare vittoria e di incitare le truppe d'assalto a seguirlo. Una donna, dopo essersi gettata su di lui come una furia, gli aveva strappato di mano la bandiera e, subito dopo, l’aveva fatto precipitare con un colpo di scure.
Il fatto, storicamente documentato, fu di importanza decisiva poiché ridiede impulso e coraggio ai difensori. Chi fosse esattamente la donna è incerto. La tradizione le ha attribuito il nome di una lavandaia, Caterina Segurana, alla quale nel 1574 la città di Nizza fece erigere una statua in pietra con un'iscrizione commemorativa che ancora si conserva. Chiunque fosse questa figura di donna coraggiosa fu a lungo simbolo del patriottismo, dell’identità e dello spirito d’indipendenza dei Nizzardi.
Il profilo biografico di Ortensia di Piossasco è meglio definito di quello della Segurana. Anch’essa salvò una città da un’invasione nemica. La scena si svolse nel suo caso nel 1592 a Pinerolo assediata dagli ugonotti del Lesdiguières. La protagonista, appartenente aduna gran famiglia piemontese era moglie di Carlo Valperga di Rivara, governatore della città. Lei per prima si accorse che i nemici stavano scalando nell’oscurità un tratto di mura mal difeso, diede l’allarme, diede in prima persona fuoco alle polveri d’un cannone, impugnò la spada di un caduto e trascinò col suo esempio soldati e cittadini in una difesa disperata che salvò la città.
* Scrittore, storico, vice presidente del Centro Studi Piemontesi