| 30 marzo 2022, 15:19

L'Italia è ancora una Repubblica fondata sul lavoro?

Mauro Zangola

Mauro Zangola

Per gentile concessione dell'autore, pubblichiamo le conclusioni del nuovo studio di Mauro Zangola intitolato “Una Repubblica fondata sul lavoro? Un'analisi su come sono attuati gli articoli 4, 36 e 37 della Costituzione”


di Mauro Zangola*

L’Italia è ancora una Repubblica fondata sul lavoro, come sancisce l’art. 1 della Costituzione? A questo interrogativo, più che mai attuale, abbiamo scelto di rispondere andando a vedere come sono attuati gli articoli della Costituzione sui quali si fonda la previsione dell’articolo 1.

Lo abbiamo fatto attraverso una lettura molto attenta e approfondita degli indicatori statistici per far emergere chi usufruisce del diritto al lavoro e chi ne è escluso (articolo 4); per verificare se la retribuzione garantisce al lavoratore un’esistenza libera e dignitosa (art. 36); se le donne hanno pari diritti degli uomini (art.37).

Il quadro emerso è a dir poco sconfortante. A renderlo più drammatico è il confronto con gli altri Paesi europei nei confronti dei quali vantiamo una lunga serie di primati negativi.

In Italia si lavora molto meno: in quindici anni il tasso di occupazione è cresciuto solo di 2 punti percentuali; in compenso il divario fra Nord-Sud, già molto alto, è cresciuto di 4 punti. Se in Italia lavorasse la stessa percentuale di cittadini che lavorano in Svezia avremmo oltre 5 milioni di italiani occupati in più rispetto ai 22,8 milioni attuali.

Più di un terzo delle persone in età lavorativa (circa 13 milioni) non lavora o il lavoro non lo cerca. Più della metà dei disoccupati sono senza lavoro da più di 12 mesi. Cresce il numero dei giovani Neet; sono un quarto dei 15-29enni; la quota più alta, manco a dirlo, in Europa.

Molti di quelli che lavorano, soprattutto se giovani e donne, lo fanno in situazioni di grave insicurezza a causa dell’esplosione del lavoro precario e discontinuo di breve e brevissima durata e della piaga della sovraistruzione.

La disponibilità di un lavoro non è di per sé garanzia di una vita dignitosa se la retribuzione è molto bassa. Lo sanno i “lavoratori poveri”. Un fenomeno, relativamente nuovo e in costante crescita, che coinvolge un quinto dei lavoratori. In Italia il raggiungimento di una retribuzione dignitosa è reso problematico anche a causa delle disparità salariali e della loro stagnazione.

In Italia, i divari di genere sono ancora tanti e ampi: se in Italia le donne avessero lo stesso tasso di occupazione degli uomini avremmo 3.000.000 di donne occupate in più, di cui 300.000 giovani tra i 15 e i 29 anni.

Alla luce di questi dati che risposta diamo al quesito che è alla base di questo studio: l’Italia è ancora una Repubblica fondata sul lavoro?

No, almeno fino a quando il lavoro, dopo essere stato trascurato e maltrattato. tornerà al centro della vita economica e sociale. Ciò richiede un’ampia riflessione sul significato e sul ruolo che intendiamo dare al lavoro. Un impegno che dobbiamo alle nuove generazione se non vogliamo che lavorino, se va bene, fino a 70 anni, per arrivare a percepire una pensione di 600 euro o che non vadano a ingrossare le fila dei lavoratori poveri.

* Economista ed editorialista




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