Storia & storie | 09 marzo 2022, 09:10

Storero, pilota e concessionario Fiat ante litteram

Storero, pilota e concessionario Fiat ante litteram

di Francesco Amadelli*

Luigi Storero nacque nel 1868 a Torino e, come tanti giovani di quell’epoca, si appassionò alla meccanica grazie al fatto che il padre lo fece entrare subito nell’officina di biciclette fondata nel 1884. Fu un’occasione d’oro per dimostrare le sue qualità di corridore ciclista cominciando con diversi piazzamenti onorevoli in alcune gare giovanili.

Dalle biciclette passò alle carrozze a cavalli per approdare nel 1896 alle motorette marca Phenix (di cui in seguito diventerà rappresentante) e, quasi contemporaneamente, all’automobile vincendo nel 1898 la Torino-Asti-Alessandria con un triciclo de Dion Bouton e l’anno seguente la Brescia-Cremona-Mantova-Verona con la medesima vettura: come si può notare le gare all’inizio si svolgevano su percorsi pianeggianti, le corse in salita verranno pochi anni dopo, con l’utilizzo di vetture più potenti. L’evoluzione dell’automobile in tutte le sue parti, dal motore allo chassis, fu molto veloce portando quella “magnifica invenzione” a livelli di velocità e potenza inaspettati.

Nel 1899 nasce la Fiat e attorno alla figura di Luigi Storero ruotano meccanici, imprenditori piccoli e grandi, appassionati, fra i quali Giovanni Agnelli, il quale rimane colpito dalla personalità e lo spirito combattivo di quel giovane. Nell’officina di corso Valentino (oggi corso Dante), a Torino, nasce un accordo tramutatosi in impegno scritto per la costruzione di vetture sportive. Con una Fiat 12 HP, Luigi Storero partecipa ad alcune competizioni conquistando il primo posto. Non si limitò a gare regionali perché si presentò anche alla Parigi – Madrid nel 1903, sospesa nella prima tappa di Bordeaux causa i molti incidenti. Frattanto è divenuto agente per l’Italia per la vendita e la manutenzione della vetture Fiat, un concessionario ante-litteram potremmo dire. L’attività si ingrandisce e lo impegna molto.

E’ nel 1906 che Storero, abbandonato il team corse Fiat al quale lo aveva chiamato Agnelli assieme a Vincenzo Lancia, Alessandro Cagno e Felice Nazzaro, diviene responsabile della potente organizzazione di vendita denominata “Garages Riuniti Fiat – Alberti –Storero” con sedi a Torino, Firenze, Milano, Roma, Genova, Napoli e Padova. Fu un’esperienza formativa molto soddisfacente e lucrosa, ma troppo impegnativa per un giovane appassionato di meccanica e le corse; perciò, nel 1910, abbandona anche questa attività, assorbita nel 1908 dalla Fiat. Diviene socio di Cesare Scacchi, titolare della “Scacchi & C. Fabbrica Automobili”, con sede a Chivasso, dalle cui officine uscirà una vettura marca “Caesar”. Anche la Scacchi ha vita breve e chiuderà nel 1915.

Nelle vene di Luigi Storero il sangue scorre veloce come veloci sono le auto che conduce. Nel 1912 costituisce la “Storero Automobili Torino” con sede in via Madama Cristina 55 a Torino e officina nuovamente a Chivasso, dalla quale non escono vetture bensì sogni, illusioni. I primi modelli avrebbero dovuto montare motori americani denominati “Storero-Detroiter” stante a indicare la chiara origine della città nord-americana. Anche questa iniziativa gli va stretta e allora si getta nella produzione di sei vetture dalla potenza variabile e crescente da 15/20 HP fino a 25/35 HP, le cilindrate variano da 1.700 cc a 5.000 cc e i motori sono a 4 cilindri monoblocco, seguiranno vetture a 6 cilindri e cilindrata da 4.500 cc a 5. 500cc. Arriverà a costruire nove modelli, dal 1912 al 1919, che incontreranno il favore del pubblico per la sportività di cui sono dotate.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale viene obbligato a convertire la produzione fornendo veicoli industriali all’esercito. Possiamo immaginare il disappunto provato dall’inquieto Storero nel dedicarsi a questi nuovi e inconsueti veicoli, così lontani dalle sue aspirazioni. La riconversione post-bellica lo vede incapace di ricominciare l’attività di costruttore. Inizia a produrre parti meccaniche per auto Fiat e di altre marche continuando l’attività fino al 1930, quando passa l’impresa al figlio, per iniziarne una completamente nuova nell’edilizia. Indomito e battagliero per tutta la vita si spegne nell’ottobre del 1956 a Torino.

* Scrittore e storico dell'auto




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