| 18 febbraio 2022, 20:23

Com'è cambiato il rapporto degli italiani con la salute

Com'è cambiato il rapporto degli italiani con la salute

Per UniSalute, assicurazione sanitaria appartenente al gruppo Unipol, Nomisma ha sviluppato l’Osservatorio Sanità, con l’obiettivo di monitorare e comprendere le abitudini degli italiani in merito ai temi della salute e della prevenzione. Il report 2021 che ne è derivato ha messo al centro delle tematiche l’alimentazione degli italiani, con una lettura delle trasformazioni intervenute a seguito del periodo pandemico. Nello specifico, la ricerca Nomisma ha evidenziato che, nell’ultimo anno, il 51% degli italiani ha modificato le proprie abitudini alimentari e che, nel 40% dei casi, si è trattato di un cambiamento positivo e migliorativo rispetto agli stili alimentari pre-pandemia.

Sempre più italiani, infatti, associano le scelte nutrizionali al mantenimento del proprio benessere e il 37% vede nel controllo dell’alimentazione un modo per restare in salute. Un approccio che si evince anche dal fatto che più di un italiano su quattro segue una dieta o un regime alimentare controllato e che la maggior parte di essi (il 54%) lo fa per il proprio benessere fisico, non solo per piacersi di più. Il 31%, però, ha detto di seguire (o di avere intenzione di farlo in futuro) diete “fai da te”, trovate su Internet o conosciute tramite passaparola, a fronte di una quota minore che si affida a dietologi, personal trainer o al medico di base.
Le rilevazioni di Nomisma realizzate per UniSalute hanno evidenziato anche che, nonostante le abitudini virtuose a livello alimentare, un italiano su quattro ha messo su peso rispetto al periodo precedente al lockdown.

Un approfondimento dell’Osservatorio Sanità UniSalute ha riguardato il rapporto degli italiani con il movimento nel post pandemia. Oggi, il 30% delle persone dichiara di non svolgere nessun tipo di attività fisica, quota in crescita rispetto al periodo pre-Covid, quando la percentuale di coloro che non facevano esercizio fisico era pari al 25% della popolazione. Fra l'altro, nel 2021, solo il 21% degli italiani ha praticato attività sportiva con continuità, mentre nel periodo precedente all’emergenza sanitaria lo faceva il 28%. Un dato poco confortante se si considera anche che il 52% delle persone cammina meno di 30 minuti al giorno.

L’Osservatorio Sanità UniSalute ha dedicato un focus alla valutazione del benessere fisico e psicologico degli italiani. Dall’analisi Nomisma è emerso che il 29% delle persone è preoccupata per il proprio stato di salute psichica e che il 41% si sente spesso giù di morale. Non solo: il 69% degli italiani ha affermato di provare spesso un senso di spossatezza e mancanza di energie, mentre una persona su tre ha ammesso di avere di frequente problemi a prendere sonno.

Tuttavia, la pandemia – aumentando l’attenzione posta sui temi della salute e del benessere – ha portato gli italiani a mostrare una maggiore propensione alla prevenzione. Infatti, un italiano su tre afferma di fare prevenzione e visite regolari con l’obiettivo di mantenere sotto controllo il proprio stato di salute. Un ulteriore 29% tende a fare controlli e visite non appena si presentano i primi disturbi o sintomi. E il 9%, pur stando bene, si impegna per migliorare il proprio stato di salute e sentirsi meglio. 

Un altro argomento affrontato da Nomisma nell’ambito dell’Osservatorio Sanità UniSalute 2021 è stato quello della cronicità. In Italia quattro persone su 10, tra i 18 e i 75 anni, soffrono di almeno una patologia cronica. Tra le più diffuse l’ipertensione, che colpisce il 18% delle persone comprese in questa fascia d’età, le allergie, di cui soffre il 14% degli italiani; artrite e artrosi (13%), osteoporosi (6%). Il 5% di italiani, inoltre, ha diabete o asma e il 4% deve combattere contro un tumore
Oggi, il 56% degli italiani che soffrono di queste patologie si sottopone agli esami con la stessa regolarità di quanto faceva prima del Covid, mentre il 30% ha addirittura aumentato la frequenza rispetto al 2019. Tuttavia, rimane un 15% dei malati che, nonostante l’allentarsi dell’emergenza sanitaria , non ha ancora ripreso a effettuare i controlli legati alla patologia con la stessa frequenza del periodo pre-pandemico.



Ti potrebbero interessare anche:

In Breve