- 15 gennaio 2022, 08:37

Le due gocce di sangue blu di Gianna Baltaro

Le due gocce di sangue blu di Gianna Baltaro

di Francesco Amadelli

La lettura dei noir di Gianna Baltaro (Torino 1926 – 2008) procura un duplice piacere: quello dell’intrico legato al crimine, le modalità dell’omicidio, le indagini condotte con sistematicità e pazienza dal Commissario Martini (personaggio sapientemente creato dalla scrittrice, in grado di conquistare immediatamente le simpatie del lettore) quindi la sua abilità nel dipanare la matassa che porterà alla soluzione del caso. Altro diletto la Baltaro ce lo conferisce con la descrizione di diversi angoli della Torino anteguerra, sconosciuta alla maggior parte dei lettori.

Nel caso de “Due gocce di sangue blu” sono la Crocetta e il Pilonetto i due quartieri nei quali si svolge l’azione tutta cittadina del crimine. La loro descrizione è certamente gradevole come allorquando ci informa sulle dimensioni urbanistiche subalpine negli anni ’30 del secolo scorso, in cui la città si fermava all’altezza dell’attuale Politecnico, eretto nel dopoguerra. Ivi sorgeva la vasta area della Piazza d’Armi in seguito trasferita più a sud, di fronte allo Stadio Comunale. Oppure dei vivai Erba, prossimi alla chiesa del Pilonetto, costruita in mattoni e tutt’oggi relegata in un angolo dimenticato, a poche centinaia di metri dalla vecchia cinta daziaria al confine con il Comune di Moncalieri.

La prosa è intrigante e induce il lettore a formulare varie ipotesi che lo porteranno alla scoperta dell’assassino nascosto fra i vari personaggi della vicenda. La soluzione sarà imprevedibile, come si conviene a un racconto rispettoso della migliore tradizione giallistica d’ogni tempo, tale da rendere Gianna Baltaro una sapiente conduttrice degna di Agatha Christie per l’atmosfera d’antan in cui si muovono i personaggi e Patricia Cornwell, la scrittrice americana che tanta parte ha avuto nella letteratura giallistica d’oltreoceano.

La sua esperienza di cronista di nera alla Gazzetta del Popolo e alla Stampa la accomunano a George Simenon, dal quale apprende l’arte della sinteticità e dell’essenziale, specie quando si tratta di un omicidio. Il risultato non può che essere positivo.

L’azione di “Due gocce di Sangue blu" (Golem Edizioni) prende il via dall’omicidio della baronessina Valeria Langriano, compiuto a bordo dell’idrovolante che collega Torino a Trieste. La linea, prima in Italia, venne inaugurata il 1° aprile del 1926 con arrivo e partenza dalle rive del Po, fra i ponti Vittorio Emanuele e Isabella, con scali a Pavia e Venezia. Anche l’omicida verrà a sua volta eliminato a Venezia. I due decessi sono legati alla sparizione di Ilario, di nobile famiglia e aduna busta contenente documenti importanti e riservati. Non diremo di più, la sorpresa dovrete scoprirla voi, cari lettori; essa ci sarà nelle ultime pagine. A proposito, amici filatelici, il caso riguarda anche voi. Buona lettura.



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