E' la Lombardia la regione “più dolce” Italia, mentre al secondo posto si trova la Campania e al terzo la Sicilia. Emerge da una fresca analisi di Cribis sul settore dolciario, composto da produzione di pasticceria fresca (12,9%); produzione di fette biscottate/biscotti e di prodotti di pasticceria conservati (5,8%); commercio all'ingrosso di zucchero, cioccolato, dolciumi e prodotti da forno (6,6%); commercio al dettaglio di torte, dolciumi, confetteria (9,4%); gelaterie e pasticcerie (65,4%). La Lombardia è prima per numero di imprese attive nel settore dolciaria con la quota del 12,8% del totale nazionale, seguita da Campania (12%) e Sicilia (10,1%).
Un po' a sorpresa si scopre che il Piemonte, patria del cioccolato, della Ferrero e sede di grandi e prestigiose industrie di panettoni e colombe pasquali, è indietro, potendo vantare soltanto la quota del 6,8%, inferiore anche a quelle del Lazio (9,4%), del Veneto (7,5%) e dell'Emilia-Romagna (7,1%). La quota della Liguria è del 2,9% e dello 0,2% quella della Valle d'Aosta.
Ma c'è una spiegazione, fornita da Niccolò Zuffetti, marketing manager Cribis: “Vista l’artigianalità della produzione italiana di dolci, non sorprende constatare che, nella maggior parte dei casi, le forme giuridiche scelte per svolgere questa antica e tradizionale attività sono l’impresa individuale (51,8%) e la società di persone (27,5%). Queste tipologie di aziende sono fortemente legate al territorio in cui sorgono. Non a caso, se si valuta il livello di internazionalizzazione delle aziende dolciarie, emerge che è basso nel 72,5% dei casi. Anche sul fronte dell’innovazione e della digitalizzazione si nota come il settore conservi il suo spirito tradizionale: lo score è basso sia per quanto riguarda la propensione all’innovazione (56,6%), sia per quel che riguarda la digital attitude (80,4%)”.
Quello dolciario, comunque, è un settore in espansione e con ritorni in crescita, almeno fino a prima che la pandemia facesse sentire i suoi effetti negativi in tutti i campi. Il fatturato del 2019 è stato infatti di oltre 9 miliardi di euro, in netta crescita rispetto a quello del 2018 , che è stato di 8,2 miliardi. Stesso andamento per quel che riguarda il numero di dipendenti che lavorano nel settore: nel 2018 era di 42.617, salito a 46.367 nel 2019, ma che ha visto poi una contrazione a 43.696 nel 2020.