Il prossimo 26 aprile, la Banca del Piemonte compie 110 anni. Lo si legge sul sito dell'istituto della banca, dove si ricorda che è nata, a Torino, come Banca Fondiaria Italiana, per iniziativa di un gruppo di amici appartenenti ad alcune antiche famiglie locali. “Grazie all'originaria volontà di accrescere costantemente la sua solidità, rafforzando il patrimonio, “per premunirsi contro le sorprese del destino”, a tutela soprattutto dei suoi clienti, la banca – riporta il suo sito (www.bancadelpiemonte.it) riuscì non solo a superare i difficili anni della Grande Guerra, ma anche a continuare a svilupparsi”.
Nel 1925 avviene il primo cambio di denominazione: l'istituto diventa Banca Anonima di Credito e tale resterà fino alla fine degli anni novanta, quando sarà ribattezzata Banca del Piemonte, per sottolineare proprio il suo radicamento nella regione dove è nata e cresciuta. Intanto, nel 1930, il comando della Banca viene assunto da Camillo Venesio, nominato amministratore delegato. Con la sua guida, la Banca accelera la crescita e la prosperità. Il grande lavoro, i solidi principi alla base del suo instancabile operato e la lungimiranza danno i meritati frutti. Così, Camillo Venesio e la sua famiglia diventano anche i principali azionisti della Banca, che, nel 1978, sarà fusa con un'altra “creatura” di Camillo Venesio, la Banca di Casale e del Monferrato, fondata nel 1947 dall'intraprendente banchiere piemontese, nato nel 1900 e scomparso nel 1983.
La fusione della Banca di Casale e del Monferrato nell'Anonima di Credito, che poi sarà appunto Banca del Piemonte, è opera di Vittorio Venesio, succeduto al padre Camillo come amministratore delegato nel 1955. Come il padre, al quale si ispira con convinzione, Vittorio Venesio è un banchiere capace, prudente, scrupoloso, affidabile, attento alle esigenze dei clienti, siano essi risparmiatori che affidano le loro risorse alla banca, piuttosto che imprenditori, artigiani, commercianti, famiglie che chiedono alla banca prestiti per investire nelle loro attività o per comprare la casa.
Nel 1983, Vittorio Venesio passa il testimone al figlio Camillo, omonimo del nonno. Allora, il nuovo amministratore delegato e direttore generale della Banca del Piemonte, ha trent'anni. Ma già da tempo lavora nella banca di famiglia, dopo essersi laureato in Economia e commercio, a Torino, con lode e menzione, nonché dopo esperienze alla First Los Angeles Bank e alla San Paolo Bank, filiale californiana del grande istituto subalpino. Al giovane esponente della terza generazione dei Venesio banchieri, infatti, vengono riconosciute tutte le qualità confacenti al compito affidatogli. E la scelta si rivelerà più che giusta. I successi della banca ne sono la conferma più convincente.
Guidata da Camillo Venesio, fra l'altro nominato Cavaliere del Lavoro già nel 2003 e vice presidente dell'Abi, l'associazione nazionale delle banche, la Banca del Piemonte ha continuato a svilupparsi, a diffondersi capillarmente nella sua regione d'origine grazie alle filiali nelle principali città e in diverse cittadine locali e al digital banking; ma, in concomitanza con l'ingresso dei primi esponenti della quarta generazione, ha anche ampliato la propria rete oltre i confini piemontesi aprendo una filiale a Milano. Inoltre, perseguendo sempre l'obiettivo del rafforzamento patrimoniale, secondo la raccomandazione del fondatore, la Banca ha mantenuto e mantiene un'elevata solidità, ben superiore a quella richiestà dalle Autorità di Vigilanza; ha, infatti, il Cet1 pari al 17,4%, ratio tra i più alti in Italia e in Europa.
La solidità è uno dei valori fondamentali della Banca del Piemonte, che, interamente posseduta dalla famiglia Venesio, si caratterizza anche per la totale indipendenza, la cura particolare della clientela, l'efficienza, la professionalità dei suoi operatori, motivati e discreti; la filiera decisionale corta, che garantisce la rapidità delle risposte, la qualità del servizio. Tutte doti tipiche dell'impresa che ha a capo la famiglia del fondatore, vocata naturalmente alla crescita, al rafforzamento continuo delle riserve, al progressivo consolidamento della fiducia dei suoi stakeholder, al mantenimento dell'autonomia, garanzia di scelte libere; all'impegno a trasmettere alla generazione successiva un patrimonio costituito anche da senso di responsabilità e del dovere, dai principi etici che regolano l'attività degli amministratori, dalla volontà dell'ulteriore sviluppo innovando con il rispetto dell'esperienza.
La Banca del Piemonte è un'impresa familiare, in modo completo: è della stessa famiglia del fondatore l'intero capitale ed è al comando un suo componente, mentre esponenti della quarta generazione sono già al lavoro nella “loro” azienda.
A proposito, il sito della Banca del Piemonte ricorda indine che in Italia è familiare il 65,6% delle imprese che fatturano più di 20 milioni di euro all'anno. Complessivamente, le imprese di famiglia impiegano oltre 2,4 milioni di persone e registrano un volume d'affari annuo superiore ai 750 miliardi di euro. Ma se aggiungiamo quelle con fatturato annuo inferiore ai 20 milioni di euro, il totale delle aziende familiari attive nel nostro Paese diventano l'85% di tutte le imprese che operano in Italia e, naturalmente, aumentano sia il numero dei loro occupati sia il valore del loro fatturato.
Fra l'altro, diverse ricerche dimostrano che le imprese familiari in Italia mediamente crescono più delle altre, hanno una redditività maggiore e un tasso d'indebitamento inferiore. Risultati che non stupiscono, considerando l'impegno straordinario che i familiari profondono nelle loro imprese, sentite e vissute non come cose proprie ma come figlie, da curare con la massima attenzione, amorevolmente.