Notizie | 07 novembre 2021, 12:01

Uno su due ha ridotto gli sprechi alimentari

Uno su due ha ridotto gli sprechi alimentari

Nell'ultimo anno, più di un italiano su due (55%) ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari, adottando scelte che vanno dal ritorno degli avanzi in cucina a una maggiore attenzione alla data di scadenza. E’ quanto emerge dai risultati di un sondaggio condotto sul sito della Coldiretti e diffuso in occasione della presentazione del primo Rapporto globale sullo spreco, Food&waste around the world di Waste Watcher International.

La pandemia ha impresso una vera e propria svolta green nei comportamenti degli italiani proprio a partire dalla tavola, dato che le misure anti contagio portano la gente a stare di più a casa e a dedicarsi maggiormente alla cucina. Il risultato è che quasi due italiani su tre (64%) si sono improvvisati chef tra le mura domestiche per sperimentare vecchie e nuove ricette, con un trend in crescita iniziato nella fase più acuta dell’emergenza e alimentato dallo smart working. Una tendenza proseguita anche con la ripresa del lavoro, dove è tornata la gavetta per più di un italiano su due (53%), magari recuperando gli avanzi della sera prima.

Il nuovo rapporto degli italiani con i fornelli ha portato a un più efficiente utilizzo del cibo, che si traduce in una maggiore attenzione agli sprechi. Così, sulle tavole degli italiani sono tornati i piatti del giorno dopo, come polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia. Ricette che non sono solo una ottima soluzione per non gettare gli avanzi nella spazzatura, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato, secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica locale, quali la ribollita toscana, i canederli trentini, la pinza veneta o, al Sud, la frittata di pasta.

Nonostante ciò, il problema degli sprechi resta rilevante se si considera che, secondo Coldiretti, nel 2020 circa 5,2 milioni le tonnellate di alimenti sono finiti nella spazzatura, tra quello che si getta come scarto domestico e ciò che riguarda tutta la filiera, per un valore complessivo di circa 9,7 miliardi di euro.

Comunque, l'Italia è tra i Paesi più attenti allo spreco alimentare e alle corrette abitudini alimentari, tanto che nel 2020 ha sprecato l'11,78% di cibo in meno rispetto all'anno precedente, è stato riferito da Agrinsieme, il coordinamento che riunisce Cia Agricoltori, Confagricoltura Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari, sottolineando il contributo fondamentale che possono dare le imprese agricole nella lotta allo sperpero e nell’attuazione del Piano nazionale contro gli sprechi alimentari, di cui il nostro Paese si è dotato già da qualche anno.

D'altra parte, l’agricoltura da sempre applica i principi dell’economia circolare, cercando di riutilizzare gli scarti, con la consapevolezza che ciò avviene sempre attraverso l’uso di risorse naturali ed energetiche, che non vanno sprecate.

Comunque, ogni anno, nel mondo, viene sprecato quasi un miliardo di tonnellate di cibo, pari al 17% di tutto quello prodotto, con un impatto devastante sull’ambiente e sul clima, oltre che sull’economia. A guidare la classifica degli sprechi sono le famiglie, che buttano mediamente circa l’11% del cibo acquistato, mentre mense e rivenditori ne gettano rispettivamente il 5% e il 2%. Un vero e proprio paradosso se si considera che 2,37 miliardi di persone non hanno avuto accesso a un’alimentazione sana nel 2020, quasi 320 milioni in più in un anno. E il fenomeno determina anche – ribadisce la Coldiretti – effetti dirompenti sull’economia, sulla sostenibilità e sul piano ambientale, per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti. Si stima, infatti, che le emissioni associate allo spreco alimentare rappresentino l’8-10% del totale dei gas serra.

Nelle case italiane, in particolare, si gettano mediamente, ogni anno, circa 67 kg di cibo all’anno per abitante, per un totale di oltre quattro milioni di tonnellate. Cifre che pongono il nostro Paese al dodicesimo posto della classifica dei Paesi del G20 “spreconi”, la quale vede in testa l’Arabia Saudita con 105 kg di prodotti alimentari che finiscono nella spazzatura, davanti ad Australia con 102 chili e al Messico con 94 chili, mentre i più virtuosi sono la Russia (appena 33 chili di cibo buttato), il Sudafrica(40 chili) e l'India (50 chili).

Ma se si considerano solo i popoli dell’Unione Europea, emerge che gli italiani sono più responsabili dei francesi, che in un anno gettano generi alimentari per 85 chili a testa e anche dei tedeschi (75 kg) mentre gli inglesi, appena usciti dalla Ue, sono a quota 77 chili.

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