| 18 settembre 2021, 16:47

Perché Fondazione Crt nella partita Generali

Pietro Buzzi fa incetta di azioni del gruppo Cementiero. Gianluca Franzoni aumenta il suo "peso" in Domori

Giovanni Quaglia, presidente Fondazione Crt

Giovanni Quaglia, presidente Fondazione Crt

Dopo l'adesione della Fondazione Crt al patto parasociale promosso per le Generali da Leonardo Del Vecchio e Gaetano Caltagirone, intenzionati a non rinnovare a Philippe Donnet l'incarico di amministratore delegato del gruppo triestino presieduto dal piemontese Gabriele Galateri di Genola, molti si aspettano che almeno un altro socio di peso, il gruppo Benetton (ha il 3,97% del capitale della Compagnia del Leone) segua la strada presa dalla fondazione torinese guidata da Giovanni Quaglia e detentrice dell'1,23% delle azioni delle Generali. E dopo il gruppo Benetton, consocio di Fondazione Crt in Atlantia, potrebbero aggiungersi altri, magari il gruppo De Agostini, altro azionista di non poco conto delle Generali, come conferma la presenza di Lorenzo Pellicioli nel cda della colosso triestino.

Proprio la nomina del futuro Consiglio di amministrazione è al centro del patto parasociale dei soci che vorrebbero cambiamenti rilevanti nella gestione delle Generali, essendo quella di Donnet ritenuta non adeguata alle potenzialità del gruppo assicurativo, penalizzando così la redditività e, quindi, le attese degli azionisti, a partire, appunto dai maggiori.

Comunque, dopo la partecipazione della Fondazione Crt, il patto parasociale può già vantare il 12,334% delle azioni Generali aventi diritto di voto ed è ormai a un passo dal 12,93% di Mediobanca, primo socio della compagnia. Infatti, il gruppo Caltagirone possiede il 6,10% e il gruppo di Del Vecchio il 5%.

“Il patto parasociale istituisce l’impegno delle Parti di consultarsi in merito alle materie poste all’ordine del giorno dell’assemblea, con particolare riferimento alla nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione di Assicurazioni Generali. Resta fermo che le parti mantengono piena autonomia rispetto alle decisioni da assumere in vista e nel corso dell’assemblea, ivi incluso per quanto concerne l’esercizio del diritto di voto”.

PIETRO BUZZI FA INCETTA DI AZIONI DEL GRUPPO

Pietro Buzzi, amministratore delegato della Buzzi Unicem e presidente della Presa, controllata dalla Fimedi, holding della famiglia di Casale Monferrato, punta sulla ripresa del valore borsistico del grande gruppo cementiero piemontese. Lo dimostra anche il fatto che dall'inizio di settembre ha già acquistato, in sei diverse sedute di Piazza Affari, un totale di 370.000 azioni Buzzi Unicem, investendo oltre 7,5 milioni di euro. Ha comprato a prezzi compresi tra i 20,64 euro e i 21. A 21 euro, il giorno 13, ha comprato 5.257 azioni Buzzi Unicem anche Luigi Buzzi, consigliere di amministrazione dell'omonima società della quale è presidente Veronica Buzzi (del cda fanno parte, fra gli altri, Elsa Fornero e Giovanna Vitelli, vice presidente della Azimut-Benetti).

La quotazione dell'azione Buzzi Unicem il 17 maggio scorso ha sfiorato i 24 euro.

FRANZONI AUMENTA IL SUO PESO IN DOMORI

Il 14 settembre, l’assemblea degli azionisti della Domori di None, che fa parte del gruppo Illy, ha deliberato di aumentare, a pagamento, il capitale sociale da 803.000 euro 823.590 e cioè di 20.590 euro, mediante emissione di n. 20.590 azioni, da riservare in sottoscrizione, a Gianluca Franzoni, presidente e fondatore della società, molto rinomata per il suo pregiato cioccolato, al prezzo di complessivi 140.000 euro, di cui 119.410, a titolo di sovrapprezzo.

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