Storia & storie | 11 settembre 2021, 08:30

Quel grande Ollearo, innovatore canavesano

Quel grande Ollearo, innovatore canavesano

di Francesco Amadelli

I meno giovani la ricorderanno. Il fondatore, Neftali Ollearo, nasce a Piverone, nel Canavese, nel 1896, da una famiglia di allevatori/agricoltori e il suo destino sarebbe il medesimo dei progenitori se (fortunatamente, aggiungiamo noi) il suo carattere fortemente volitivo e la grande passione per la meccanica non lo portassero in altra direzione. Il suo nome è di origine biblica, dato che il nonno è stato il fondatore della comunità evangelica di Piverone e lo si può leggere indifferentemente con l’accento sulla “e” oppure sulla “a”.

Il padre comprende quali siano le ambizioni del figlio e le asseconda chiedendo a Camillo Olivetti, del quale è mezzadro, di assumerlo nell’officina della Olivetti, benché abbia conseguito soltanto la terza elementare. L’imprenditore eporediese accetta e il giovane Neftali diventa un abile meccanico.

Dopo aver partecipato alla Grande Guerra, nella quale fu ferito non gravemente, nel 1920, subito dopo il matrimonio, decide di aprire un’officina a Torino in corso Valentino, l’attuale corso Dante. La città gode di un particolare fermento creativo specie nella meccanica; sono molte le officine grandi e piccole che si impegnano nella costruzione o riparazione di biciclette e motocicli (la Temperino, ad esempio, è una di esse).

Nel 1921 debutta la prima bicicletta a motore di soli 132 cc con testa in ghisa e cambio in presa continua con un ingegnoso sistema di avviamento con la semplice contro-pedalata. Nel 1927 Neftali assieme al fratello Marco comprende che per farsi conoscere dai potenziali clienti occorre partecipare alle gare motoristiche, sempre più numerose. La moto, ancor più dell’auto, viene concepita come strumento dedito alla velocità grazie all’apporto non indifferente di quel movimento basato sul dinamismo e la celerità che fu il Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti. L’Uomo Moderno deve muoversi ripudiando la lentezza con la quale si era mosso fino ad allora e il motore endo-termico è il miglior alleato di questa nuova concezione della moderna società. Il concetto da quel momento non fu più abbandonato e ancora oggi accompagna il nostro pensiero e la nostra attività, spesso con conseguenze deleterie.

Ollearo apporta continue modifiche alle proprie invenzioni brevettando una bicicletta a motore (non si parla ancora di motocicletta) adatta alle signore e agli ecclesiastici montando un serbatoio in verticale sotto il manubrio e due paragonna. Non si parla di parità di diritti per le donne ma questo costituisce un bel passo avanti per la categoria femminile. In quanto ai preti, poco avvezzi alla velocità vista con disappunto, non abbiamo dati di vendita precisi ma l’idea fu geniale dato che permetteva di coprire ogni genere di categoria professionale.

L’offerta si amplia fino a produrre la medesima bicicletta a motore di 132 cc a due tempi con pneumatici Ballon cioè rotondeggianti e con maggior diametro e non di derivazione ciclistica. Ciò permette una maggiore stabilità considerando lo stato delle strade in terra battuta facilmente trasformabili in pantani causa una semplice pioggia. Nasce la Ollearo Confort Lusso che unisce comodità e velocità per soddisfare le esigenze di chiunque secondo uno schema in vigore tutt’oggi. Nasce anche un moto furgoncino con due ruote direzionale anteriori e una posteriore di trazione. Nel 1928 nasce la motoleggera Ollearo con il medesimo propulsore a due tempi, un nuovo sistema di avviamento, testa in bronzo in seguito in ghisa.

Dopo quasi tre anni di prove al banco vede la luce la motocicletta (non più bicicletta a motore) Tipo 4 di 175cc cioè a 4 tempi, valvole in testa, accensione a spinterogeno, orologio e contachilometri e (udite! udite!) trasmissione cardanica, che assicura robustezza, durata e velocità. Il successo è immediato alla Fiera del Ciclo e del Motociclo di Torino del 1930. La moto, seppur apprezzata, ha una grossa pecca che non sfugge al pubblico: il prezzo è superiore alla media di tutte le moto in vendita in quel periodo.

Nel 1933 arriva la naturale evoluzione della tipo 4 chiamata Sirena con cilindrata di 350 cc, carter maggiorato e due tubi di scarico. Nel 1933 è la volta della stessa motocicletta da 175 cc portata a 250 cc con carburatore maggiorato.

Un salto di qualità era avvenuto l’anno precedente con la produzione e vendita del modello Perla ovvero la cilindrata viene portata a 500 cc, sempre con trasmissione cardanica. Sono lontani i tempi in cui si costruivano e si riparavano le biciclette a motore: a Neftali Ollearo viene riconosciuto il grande merito di aver ideato e prodotto moto di altissima qualità e design. Non poco se si pensa che aveva soltanto la terza elementare. Nel 1934 con quel motore si allestisce una motovetturetta per il trasporto di tre persone, che ottiene un certo successo con i sacerdoti nei loro spostamenti urbani. Il conduttore siede a cavalcioni della moto mentre i due passeggeri siedono appaiati alle sue spalle. Possiede tre ruote, una anteriore e due posteriori e si viaggia all’interno di un abitacolo facilmente apribile, il motore è un monocilindrico 500cc, la trasmissione rimane ad albero cardanico e la frizione a bagno d’olio. C’è da ipotizzare che la Piaggio si sia ispirata ad essa per i famosi calessini che hanno invaso l’Asia. Mostra una stabilità eccezionale e raggiunge la velocità di 90 Km/h.

Nel 1938, oltre alla produzione motociclistica la Ollearo affianca la Fiat nella trasformazione di furgoni fiat 500 Topolino allungando il telaio quindi il vano carico di oltre 2 metri e convertendola in un veicolo a 6 ruote. E’ la chiara dimostrazione che il grande complesso industriale si è accorto del piccolo produttore ovvero della ingegnosità del fondatore e di suo fratello Marco, altro genio della telaistica. Il motore 500 cc così versatile e robusto verrà adattato alle esigenze belliche per la produzione di energia elettrica alimentandolo a gasogeno, il misero carburante di quei tristi anni.

E’ fondamentale citare Eva Marzone, cognata di Neftali, che ebbe un ruolo importantissimo in quanto abile conduttrice e pilota delle motociclette Ollearo. Donna affascinante e intelligentissima, fu l’antesignana delle femministe senza mai assumerne gli atteggiamenti spesso troppo spiccatamente mascolini. Vinse diverse gare alle quali partecipò non senza essersi passata sul viso la cipria e sulle labbra il rossetto. Si occupò, inoltre, della parte commerciale dell’azienda di cui divenne un pilastro.

L’officina di corso Valentino giunse ad occupare 15 dipendenti producendo telai su misura ovvero il cliente, come in sartoria, doveva poter contare su una motocicletta fatta solo per lui e soprattutto la pianta dei piedi doveva poggiare agevolmente a terra una volta ferma. L’insegnamento pare essere stato dimenticato dai moderni costruttori.

La Ollearo riesce a superare faticosamente il periodo bellico e nel 1946, causa la scarsità di carburante e i costi in continua ascesa, comincia a produrre un motorino da 49 cc a rullo da montare posteriormente sulle biciclette. Gli sforzi per sopravvivere sono enormi e mancano fondi per un rinnovamento radicale dell’azienda e così nel 1952 chiude i battenti. Neftali Ollearo perderà la vita in un incidente stradale nel 1962 dopo aver sacrificato l’intera esistenza alla meccanica, sua grande passione. E’ sempre un azzardo definire “genio” una persona, nel caso di Neftali Ollearo possiamo attribuirglielo tranquillamente perché lo fu.



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