Notizie - 17 agosto 2021, 18:41

Piemontese il 9,4% dell'export italiano

Gioielli della torinese Mattioli

Gioielli della torinese Mattioli

Nel 2020, per effetto della crisi globale connessa all’emergenza sanitaria, il commercio mondiale di beni, misurato in dollari, ha subito una contrazione del 7,5% rispetto al 2019. Riduzioni straordinariamente più marcate si registrano per il valore nominale dell’interscambio mondiale di servizi (-19,9%) e degli gli investimenti diretti esteri (-34,7%).

In questo scenario internazionale, dominato dalla crisi economica indotta dagli effetti della pandemia da Covid-19 – ha rilevato l'Istat - l’Italia registra una diminuzione eccezionalmente ampia del valore delle merci esportate (-9,7%) che si accompagna a un calo di maggiore entità di quelle importate (-12,8%). Queste dinamiche hanno determinato un incremento dell’avanzo commerciale (7,5 miliardi in più rispetto al 2019) che, nel 2020, ammonta a 63,6 miliardi di euro. Al netto dei prodotti energetici, l’avanzo commerciale è stato di 86,1 miliardi, in diminuzione di 8,2 miliardi rispetto al 2019.

Nel 2020, la quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci (misurata in dollari) ha registrato una lieve flessione (2,85% da 2,87% nel 2019). La quota dell’Italia è diminuita in misura più accentuata in alcune aree geografiche, in particolare Oceania (da 2,21% a 2,11%), Asia Centrale (da 1,18% a 1,09%), Paesi europei non Ue (da 5,31% a 5,23%) e Africa Settentrionale (da 6,62% a 6,56%). Al contrario, incrementi della quota si rilevano per Medio Oriente (da 2,88% a 2,93%), America Settentrionale (da 1,97% a 1,99%), America centro-meridionale (da 1,52% a 1,53%) e altri paesi africani (da 1,66% a 1,67%).

I flussi di investimenti netti diretti all’estero e in Italia, misurati in euro, segnano cali molto marcati e pari, rispettivamente, a -85,3% e a -118,3%.

Come censito dall'Istat, Germania e Francia si confermano nel 2020 i principali mercati di sbocco delle vendite di merci italiane, con quote pari, rispettivamente, al 12,8% e al 10,3% delle esportazioni nazionali. Gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i Paesi partner, con una quota del 9,8%; seguono Svizzera (5,8%) e Regno Unito (5,2%). Tra i principali Paesi, i mercati di sbocco più dinamici (incremento della quota sulle esportazioni nazionali superiore a 0,2 punti percentuali rispetto al 2019) sono stati Germania, Belgio, Svizzera, Stati Uniti e Cina.

Tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2020 le maggiori quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano: materiali da costruzione in terracotta (24,05%); cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce (14,55%); prodotti da forno e farinacei (13,29%); pietre tagliate, modellate e finite (11,28%); tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio (10,69%); articoli in pelle e simili (10,56%); cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo (9,61%) e bevande (9,52%).

Rispetto al 2019, gli incrementi maggiori della quota sulle esportazioni mondiali si rilevano per navi e imbarcazioni (da 4,96% a 6,34%) e tabacco (da 4,90% a 6,27%); i cali più ampi riguardano pietre tagliate, modellate e finite (da 13,10% a 11,28%) e prodotti della fusione della ghisa e dell'acciaio (da 6,57% a 4,89%).

La contrazione dell’export nel 2020 ha interessato tutte le regioni italiane, a eccezione del Molise. Rispetto alla media nazionale (-9,7%), la flessione è particolarmente ampia per l’Italia insulare (-30,4%) e di poco maggiore per il Nord-Ovest. La provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle regioni del Centro-Nord, da cui proviene l’89,1% delle esportazioni nazionali. Nel 2020, la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è del 26,3%; seguono Emilia-Romagna (14,1%), Veneto (13,8%), Piemonte e Toscana (entrambe al 9,4%).

L'anno scorso 126.275 operatori economici hanno effettuato vendite di beni all’estero (136.963 nel 2019). La loro distribuzione, per valore delle vendite, conferma la presenza di un esteso segmento di “micro esportatori”: 72.571 presentano un ammontare di fatturato all’esportazione molto limitato (fino a 75mila euro), con un contributo al valore complessivo delle esportazioni pari allo 0,3%. Invece 4.276 operatori appartengono alle classi di fatturato esportato superiori a 15 milioni di euro e questo segmento realizza il 71,2% delle vendite complessive sui mercati esteri.

Rispetto all’anno precedente, nel 2020 l’export degli operatori appartenenti alla classe di fatturato estero inferiore a 50 milioni di euro mostra una flessione in valore del 9,4%. Diminuiscono a un tasso superiore a quello medio le esportazioni degli operatori della classe di fatturato all’export più ampia (oltre 50 milioni di euro), che segnano una contrazione delle vendite dell’11,2%.

Considerando gli operatori secondo i mercati di sbocco, il 47,9% esporta merci verso un unico mercato mentre il 17% opera in oltre dieci mercati. La presenza degli operatori nelle principali aree di scambio commerciale è comunque diffusa: nel 2020 si registrano 77.602 presenze di operatori commerciali italiani nei Paesi europei non Ue, 42.129 in America settentrionale, 39.617 in Asia orientale, 29.866 in Medio Oriente, 26.764 nell’area Ue, 23.016 in America centro-meridionale, 21.363 in Africa settentrionale, 19.174 negli altri Paesi africani, 17.413 in Oceania e 14.695 in Asia centrale.

I primi cinque Paesi per numero di presenze di operatori commerciali italiani sono Svizzera (oltre 50mila), Stati Uniti (oltre 38mila), Francia (circa 30mila), Germania (oltre 29mila) e Spagna (oltre 25mila). Un numero elevato di operatori è presente anche nel Regno Unito (circa 22mila), Polonia (oltre 20mila) e Paesi Bassi (oltre19 mila).

Le regioni con il maggior numero di operatori all’export sono Lombardia (oltre 54mila), Veneto (oltre 24mila), Emilia-Romagna (oltre 18mila), Toscana (circa 17mila) e Piemonte (circa 15mila). Le grandi imprese esportatrici (1.996 con almeno 250 addetti) nel 2019 hanno realizzato il 49% delle esportazioni nazionali, le medie imprese (50-249 addetti) il 30,6% e le piccole (meno di 50 addetti) il 20,4%.

 

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