Notizie - 14 agosto 2021, 15:26

Nel Nord Ovest lavoro irregolare per 7 miliardi

Nel Nord Ovest lavoro irregolare per 7 miliardi

Il lavoro nero in Italia “produce” valore aggiunto per 77,8 miliardi di euro. “Una piaga sociale ed economica - sottolinea l’Ufficio studi della Cgia - che, su base regionale, presenta livelli molto diversificati. La Lombardia, per esempio, sebbene conti oltre 504 mila lavoratori occupati irregolarmente, è il territorio meno interessato da questo triste fenomeno: il tasso di irregolarità è pari al 10,4%, mentre l’incidenza del valore aggiunto prodotto dal lavoro irregolare sul totale regionale è pari al 3,6%; il tasso più basso presente nel Paese”. Per contro, la situazione più critica si registra in Calabria: a fronte di 135.900 lavoratori irregolari, il tasso di irregolarità è del 22% e l’incidenza dell’economia prodotta dal sommerso sul totale regionale ammonta al 9,8%. Nessun’altra regione presenta una performance così negativa.

Dopo la Lombardia, tra le regioni solo “sfiorate” dal “nero” scorgiamo il Veneto, la provincia di Bolzano, il Friuli-Venezia Giulia, il Piemonte e l’Emilia-Romagna. In queste regioni il peso del fatturato generato dal sommerso sul Pil regionale oscilla tra il 3,7 e il 4%. In coda, poco prima della Calabria, è altrettanto critica la situazione della Puglia (7,1%), della Sicilia (7,8%) e della Campania (8,5%).

In tutto il Nord Ovest il valore aggiunto del lavoro irregolare, secondo la Cgia, supera di poco i 7 miliardi di euro, dei quali 4,899 in Piemonte, 1,966 in Liguria e 190 milioni in Valle d'Aosta.

A livello nazionale, l’Ufficio studi della Cgia stima in poco meno di 3,3 milioni di persone che quotidianamente per qualche ora o per l’intera giornata si recano nei campi, nelle aziende, nei cantieri edili o nelle abitazioni degli italiani per esercitare un’attività lavorativa irregolare: il tasso di irregolarità è al 12,8% mentre il peso del valore aggiunto generato dall’economia sommersa è del 4,9%. In particolare, secondo la Cgia, gli occupati non regolari sono 193.000 in Piemonte (10.2% in tasso di irregolarità), 77.800 in Liguria (11,6%) e 5.900 in Valle d'Aosta (9,6%).

Sebbene non ci sia una correlazione lineare, è evidente che nelle regioni dove c’è più lavoro nero il rischio di avere un numero di infortuni e di morti sul lavoro è più elevato. Purtroppo, le statistiche ufficiali “faticano” a dimostrare questo assunto; dove dilaga l’economia sommersa, infatti, le persone che si infortunano o non denunciano l’accaduto o, quando sono costrette a farlo, dichiarano il falso per non arrecare alcun danno ai caporali o a coloro che li hanno ingaggiati irregolarmente. In questi ultimi giorni l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha presentato alcuni dati sul tasso di irregolarità registrato in alcune province a seguito dell’azione di contrasto eseguito dalla struttura contro il mancato rispetto delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro. I risultati emersi sono raccapriccianti: mediamente l’irregolarità ammonterebbe attorno all’80%, arrivando così a dire che la quasi totalità delle imprese italiane non sono in regola con le disposizioni previste dalla legge in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. “Teniamo a precisare – scrive la Cgia - che queste conclusioni non corrispondono al vero. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, l’attività ispettiva dell’INL non avviene spontaneamente, ma è “sollecitata” dalle segnalazioni che giungono da parte, ad esempio, delle aziende concorrenti, dei sindacati, dei lavoratori o, nel caso dei cantieri edili, anche dei cittadini. Pertanto, in queste “uscite” gli ispettori vanno a colpo sicuro, ottenendo così tassi di positività elevatissimi.

Il lavoro nero non è solo un problema di legalità e di erosione del gettito fiscale, ma provoca anche un grave danno economico alle tantissime attività produttive e dei servizi, alle imprese artigianali e a quelle commerciali che, spesso, subiscono la concorrenza sleale di questi soggetti. Questi lavoratori “invisibili”, infatti, non essendo sottoposti ai contributi previdenziali, a quelli assicurativi e a quelli fiscali, consentono alle imprese dove prestano servizio - o a loro stessi, se operano sul mercato come falsi lavoratori autonomi – di beneficiare di un costo del lavoro molto inferiore e, conseguentemente, di praticare un prezzo finale del prodotto/servizio molto contenuto. Prestazioni, ovviamente, che chi rispetta le disposizioni previste dalla legge non è in grado di offrire.

Nel Sud, tuttavia, questo fenomeno rappresenta per molte persone l’unica possibilità per portare a casa qualche soldo. “Infatti, possiamo affermare – precisa la Cgia - che il sommerso è anche un vero e proprio ammortizzatore sociale. Sia chiaro, nessuno vuole giustificare il lavoro nero legato a doppio filo con forme inaccettabili di caporalato, sfruttamento e mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro. Tuttavia, quando queste forme di irregolarità non sono legate ad attività controllate dalle organizzazioni criminali o alle fattispecie appena richiamate, costituiscono, in momenti difficili, un paracadute per molte persone che altrimenti non saprebbero come conciliare il pranzo con la cena”.

Ti potrebbero interessare anche:

SU