Notizie | 11 agosto 2021, 18:10

I numeri dell'Istat sulle condizioni ambientali

I numeri dell'Istat sulle condizioni ambientali

Le conseguenze dei cambiamenti climatici e dell’aumento dell’effetto serra rappresentano uno dei problemi ambientali che preoccupano maggiormente le persone, in maniera diffusa e condivisa in tutta l'Italia. Tale preoccupazione cresce in modo costante, dal 58,7% del 2014 fino a oltre il 70% negli ultimi due anni. La sensibilizzazione su questo argomento è alta nei cittadini di tutte le età, giovani compresi. Differenze sensibili si associano, invece, al livello di istruzione.

Migliorano, comunque, gli indicatori di pressione sul paesaggio. Nel 2019 l’indice di abusivismo edilizio cala per il secondo anno consecutivo (17,7 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate nel 2019, contro le 19,9 del 2017), ma la situazione resta grave nel Mezzogiorno (45,2 ogni 100). Continua a ridursi anche la pressione delle attività estrattive, pari a 259 m3 per km2 nel 2018 (-0,9% sull’anno precedente e -16,1% dal 2013) e resta contenuto l’impatto degli incendi boschivi, che nel 2019 hanno investito 36mila ettari di terreno (l’1,2 per mille del territorio nazionale) uno dei valori più bassi dell’ultimo decennio.

A riferire questi dati è l'Istat, aggiungendo che nel 2020, l’insoddisfazione per il paesaggio del luogo di vita, associata alla percezione del degrado, segna un netto miglioramento, registrando il valore più basso dal 2014 (19,2%, quasi due punti in meno dell’anno precedente). Resta stabile rispetto al 2019 (al 12,5%) la preoccupazione per il deterioramento del paesaggio, associata alla considerazione sociale per il valore del paesaggio e all’attenzione per la sua tutela, costantemente in calo dal 2013.

Più di una regione su due ha perdite idriche totali in distribuzione superiori al 45%. Una situazione infrastrutturale ancora più deficitaria si registra nelle aree del Centro e del Mezzogiorno, che presentano ingenti criticità in circa un comune su due. Rispetto al 2015, nel 2018 le perdite totali di rete sono cresciute di circa mezzo punto percentuale (dal 41,4% al 42%), a conferma della grave inefficienza dell’infrastruttura idropotabile. Continua così l’incessante incremento della dispersione di acqua, in modo pressoché continuo da vent’anni.

Per quanto riguarda la qualità dell’aria in Italia, dal 2010 i valori del PM2,5 superano il parametro di riferimento dell’Oms (10 μg/m3) in oltre l’80% delle rilevazioni effettuate. Si osserva comunque una leggera tendenza al miglioramento negli ultimi dieci anni, dal 92,9% del 2010 all’81,9% del 2019. L’indicatore raggiunge le percentuali più alte nelle regioni del Nord, soprattutto in quelle del bacino padano, con una media di superamento che va dal 97,5% del 2010 al 91,2% del 2019. Nel Mezzogiorno, invece, il fenomeno è più attenuato e in lento miglioramento, dall’84,6% del 2010 al 73,4% del 2019, con valori inferiori al 70% nel biennio 2016-2017.

Nel contempo si sono ridotte le emissioni di anidride carbonica e di altri gas clima-alteranti nell’economia italiana (tonnellate di CO2 equivalente per abitante) – da 8,8 nel 2010 a 7,1 nel 2019 – e il consumo di materiale interno, circa il 30% in meno tra 2010 e 2018. Un traguardo positivo riguarda anche il consumo di energia generata da fonti rinnovabili che, già dal 2012, ha superato l’obiettivo del 26,4% dei consumi interni fissato per il 2020.

Anche gli eventi estremi meteo climatici sono in aumento nel nostro Paese. L’intensità dei giorni di caldo negli ultimi dieci anni risulta sempre maggiore rispetto alla mediana del periodo di riferimento 1981-2010. A ciò si aggiunge l’aumento di periodi prolungati con scarsità di pioggia, che, in alcuni anni, hanno causato una forte riduzione delle risorse idriche disponibili. Negli ultimi due anni, i giorni consecutivi senza pioggia sono risultati superiori alla mediana climatologica (1981-2010) per la gran parte delle regioni, soprattutto nel Nord e nel Centro Italia.

La produzione di rifiuti urbani in Italia nel 2019 è stata pari a 503,6 chilogrammi per abitante, valore pressoché stazionario rispetto al 2018 e in crescita rispetto al 2017 (+15 chilogrammi per abitante), quando si era registrato uno dei valori più bassi degli ultimi venti anni. Una parte dei rifiuti, non ulteriormente valorizzabili, sono ancora smaltiti in discarica; ma la tendenza è di graduale riduzione dall’inizio degli anni 2000, grazie alle operazioni di recupero di materia ed energia. Nel 2019, sono stati conferiti in discarica il 20,9% del totale dei rifiuti urbani, mentre l’obiettivo Ue – ricorda l'Istat - è quello di raggiungere il 10% entro il 2035.

Un segnale negativo si registra con l’aumento del consumo di suolo. Il suolo impermeabilizzato passa dal 6,98% nel 2012 al 7,1% nel 2019, causando la perdita irreversibile di aree naturali e superfici agricole.

Ti potrebbero interessare anche: