| 19 luglio 2021, 08:45

Gli alpinisti ciabattoni del vercellese Cagna

Gli alpinisti ciabattoni del vercellese Cagna

di Francesco Amadelli

Achille Giovanni Cagna è scrittore pressoché sconosciuto al grande pubblico, eppure ha lasciato un segno nella letteratura italiana di inizio ‘900 per la sua appartenenza al movimento artistico della scapigliatura piemontese, sebbene quest’ultima abbia acquisito notorietà a Milano. Nato a Vercelli nel 1847 e ivi deceduto nel 1931, percepì fortemente il cambiamento in atto nella società italiana post-unitaria della quale individuò prevalentemente gli aspetti contradditori e umoristici di una classe sociale che cominciava a forgiarsi ignara dei grandi cambiamenti in atto.

L’inizio del XX secolo vide il sorgere di un’abitudine, dapprima riservata alle classi abbienti fino a diventare di massa, chiamata all’epoca villeggiatura. Non è ancora il turismo come lo intendiamo oggi, non ne contiene l’invadenza, la beceraggine alle quali abbiamo fatto l’abitudine, è piuttosto la scoperta dell’Italia della porta accanto, provinciale e meschinella nella quale si agita ancora la figura di Garibaldi e in cui gli italiani, consapevolmente o meno, cominciano a porre in dubbio la validità del Grande Eroe. Il vezzo, ahimè, pare non essersi sopito benché coinvolga altri fatti e altri personaggi del nostro tempo.

I coniugi Gibella, partiti dalla Lomellina ove hanno lasciato l’attività di bottegai nelle mani ormai mature del figlio, approdano, con i mezzi di quel tempo, sulle rive del lago d’Orta, ancor oggi piccolo tesoro del nord Piemonte. Sarà una scoperta, in questo loro primo viaggio, di quanto l’Umanità, seppur vicina, sappia riservare esperienze nuove e impreviste. Nuove conoscenze, nuovo dialetto, nuovi usi, ai quali mal si adattano causa quel provincialismo del quale il popolo italiano è tuttora permeato.

Sarà un improvviso e “provvidenziale” mal di denti a far rientrare i coniugi alla loro casa in Lomellina senza rimpianti in una vacanza dai molti diversivi.

Il lettore non lo consideri un romanzo anacronistico e buffo dato che ripropone situazioni tuttora in vigore sebbene in una cornice diversa dai quei lontani tempi. Considerato all’epoca “umoristico”, “Alpinisti ciabattoni” contiene tutte le qualità di un ottimo libro, una sorta di fotografia d’epoca riportata ai giorni nostri con incursioni nel dialetto che lo rendono spassoso e divertente. Privo di turpiloquio e situazioni volgari e imbarazzanti costituisce una vera chicca. Da rileggere.



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