Notizie | 12 luglio 2021, 15:34

Covid, l'Inps: aiutati 20 milioni con 44,5 miliardi

Pasquale Tridico, presidente dell'Inps

Pasquale Tridico, presidente dell'Inps

“Il ruolo dell’Inps durante la fase emergenziale è stato fondamentale per l’attuazione dei provvedimenti emanati dal Legislatore per attenuare gli effetti economici e sociali della pandemia”. Lo scrive lo stesso presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, nel ventesimo Rapporto Annuale, sottolineando che “gli interventi messi in atto dall’Istituto per emergenza Covid hanno raggiunto oltre 15 milioni di beneficiari, pari a circa 20 milioni di individui, per una spesa complessiva pari a 44,5 miliardi di euro”.

In particolare, a oggi, tramite l’Istituto. hanno ricevuto misure per emergenza Covid: 4,3 milioni di lavoratori autonomi, professionisti, stagionali, agricoli, lavoratori del turismo e dello spettacolo; 6,7 milioni di lavoratori dipendenti beneficiari delle integrazioni salariali, che hanno ricevuto in totale oltre 32,7 milioni di pagamenti di indennità, per una spesa complessiva di 23,8 miliardi di euro; 210mila disoccupati che hanno fruito del prolungamento del trattamento di disoccupazione; 515mila nuclei familiari, ai quali è stata assicurata l’estensione dei congedi dal lavoro per favorire la conciliazione dell’attività lavorativa con le esigenze familiari e di cura; 850mila nuclei familiari che hanno fruito del bonus baby-sitting; 722mila famiglie con gravi difficoltà economiche alle quali è stato erogato il Reddito emergenziale (REm); 216mila bonus per lavoratori domestici; 1,8 milioni di nuclei familiari (circa 3,7 milioni di individui) che hanno beneficiato del Reddito di cittadinanza o della Pensione di cittadinanza, che, nel corso della pandemia, ha costituito un potente strumento di sostegno del reddito nei confronti delle fasce più bisognose della popolazione e, al contempo, ha contribuito a ridurre il rischio di tensioni sociali.

Sul piano contabile, la maggior parte della spesa per prestazioni Covid-19 dell’Inps è stata finanziata con stanziamenti a carico della fiscalità generale, una parte importante è rimasta tuttavia a carico del bilancio dell’Istituto. Inoltre, soprattutto per effetto del crollo dei contratti stagionali e a tempo determinato registrato nel 2020, le entrate contributive dell’Istituto si sono ridotte di 11 miliardi di euro rispetto al 2019.

L’aumento della spesa per integrazioni salariali e la contrazione delle entrate contributive hanno determinato un peggioramento del risultato finanziario di competenza dell’Istituto, che è passato da +6,6 miliardi di euro del 2019 (il miglior risultato degli ultimi 11 anni) a –7,1 miliardi di euro del 2020. Nei primi cinque mesi dell’anno in corso, tuttavia, le entrate contributive riferite a tutto il settore privato (aziende, lavoratori autonomi, liberi professionisti e lavoratori domestici) sono aumentate di 4,5 miliardi di euro, con un incremento di oltre nove punti percentuali sullo stesso periodo 2020.

I posti di lavoro preservati con il blocco dei licenziamenti nel periodo marzo 2020-febbraio 2021 possono essere valutati in circa 330.000 e per oltre due terzi riconducibili alle piccole imprese (fino a 15 dipendenti). Si tratterà ora di vedere come evolverà tale saldo al seguito della rimozione del blocco dei licenziamenti. Va tenuto conto che negli anni precedenti la pandemia, i licenziamenti di natura economica superavano il mezzo milione all’anno, a fronte tuttavia di una dinamica positiva di assunzioni. Nel complesso, considerando tutte le tipologie contrattuali, a fine febbraio 2021 i posti di lavoro dipendente presso le aziende private risultavano diminuiti di 37.000 unità rispetto allo stesso momento dell’anno precedente Quando si passi a considerare il volume complessivo degli assicurati Inps, che rappresenta un indicatore indiretto della totalità dei lavoratori regolari, esso non è diminuito nel 2020, attestandosi a 25.546 milioni, valore praticamente identico a quello del 2019.

In corrispondenza del calo dell’input lavorativo si registra un calo dei redditi da lavoro: l’imponibile previdenziale è sceso di circa 33 miliardi, portandosi da 598 miliardi nel 2019 a 564 miliardi nel 2020 (-5,6%). In valore assoluto la contrazione più rilevante è stata quella dei dipendenti privati (da 369 a 340 miliardi, pari al -7,9%), mentre per gli autonomi il calo è stato pari al 6%. Se consideriamo le retribuzioni individuali, a seguito della riduzione media delle settimane lavorate la retribuzione media annua dei dipendenti è scesa da 24.140 euro nel 2019 a 23.091 euro nel 2020, un calo del -4,3% corrispondente a una perdita di poco più di 1.000 euro. Ciò accresce la polarizzazione all’interno del lavoro dipendente, qualora si consideri che le retribuzioni medie annue dei dipendenti occupati per tutto l’anno sono cresciute da 32.668 a 36.448 euro (+11,6%).

La Cassa integrazione guadagni (Cig) ha visto aumentare, con i provvedimenti in deroga, i pagamenti di oltre 13 volte, passando da 1,4 miliardi di euro nel 2019 a 18,7 miliardi nel 2020, a seguito dell’aumento di quasi 11 volte il numero dei beneficiari, passati da 620mila nel 2019 a 6,7 milioni di lavoratori coperti da Cig nel solo 2020, con un valore medio pro capite della prestazione pari a 2.788 euro. Il gruppo di dipendenti per i quali la sospensione dal lavoro risulta massiccia è infatti identificabile come il gruppo collocato in Cig per almeno 10 mesi e con una quota complessiva di Cassa superiore al 60% delle ore lavorabili: si tratta di 310.000 dipendenti, per i quali il numero di ore integrate nel periodo osservato ha superato quota 1.000.

Se ci focalizziamo sulle aziende stabilmente presenti nel periodo pandemico da marzo 2020 a febbraio 2021, pari a 1.267.000 imprese, il 43% (pari a 541.000 imprese) non ha mai usufruito di Cig, il 18% (227.000 imprese) ha fatto ricorso alla Cig esclusivamente nella fase più severa del lockdown nella primavera 2020 e il 17% (211.000 imprese) ha avuto qualche trascinamento comunque esauritosi nel corso del 2020. Vi è quindi un residuo 22% (288.000 imprese), che corrisponde al 26.5% dell’occupazione, facente ancora ricorso alla Cig e che presumibilmente non è riuscita ancora a risollevarsi dalla crisi pandemica.

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