Notizie | 01 giugno 2021, 01:00

Alimentazione, svolta autarchica delle famiglie

Alimentazione, svolta autarchica delle famiglie

Nell’anno del Covid è svolta autarchica in quattro famiglie su dieci (44%). che hanno portato in tavola cibi di propria produzione. La pandemia, infatti, non solo ha spinto la coltivazione fai da te di frutta e verdura in giardini, terrazzi, orti urbani e piccoli appezzamenti di terreno ma ha anche incentivato piccole attività di allevamento familiare. E’ quanto emerso dall’indagine Coldiretti/Ixe’, che fotografa la nuova tendenza da parte degli italiani a produrre in proprio, per garantirsi risparmio e genuinità. Una tendenza – sottolinea la Coldiretti – favorita dalla crisi economica generata dal Coronavirus ma anche dalla voglia di trascorrere più tempo, all’aperto nelle lunghe settimane di lockdown che hanno anche favorito l’impegno in cucina nella preparazione di piatti e conserve.

Il cambiamento è evidente da un diverso uso anche del verde privato, con i giardini e i balconi delle abitazioni che sempre più spesso lasciano spazio a orti per la produzione “fai da te” di lattughe, pomodori, piante aromatiche, peperoncini, zucchine, melanzane, ma anche di piselli, fagioli fave e ceci da raccogliere, trasformare o conservare.

Accanto a chi esprime la propria passione in orti e giardini ci sono anche molti italiani che non si accontentano e hanno a disposizione almeno un ettaro di terreno a uso familiare, spiega la Coldiretti. Si tratta, in larga maggioranza, di famiglie che hanno ereditato aziende o pezzi di terreno da genitori e parenti, dei quali hanno voluto mantenere la proprietà per esercitarsi ora nel ruolo di coltivatori e allevatori, piuttosto che venderli come accadeva spesso nel passato. Ma ci sono anche tanti che hanno acquistato terreni o piccole aziende agricole per ristrutturarle e avviare piccole attività produttive, dall’olio al vino, dall’allevamento delle galline a quello dei cavalli.

E non manca neppure chi ha approfittato dell’opportunità messa a disposizione dagli enti locali che da nord a sud dell’Italia organizzano e affittano veri e propri orti urbani che – sottolinea Coldiretti – registrano una crescita del 18,5% in cinque anni superando i 2,1 milioni di metri quadrati secondo l’analisi della Coldiretti sugli ultimi dati Istat al 2019. Ogni amministrazione applica parametri e sistemi diversi per la concessione degli orti pubblici: ci sono Comuni che li danno in uso annuale in cambio di un piccolo canone dopo averli recintati e attrezzati con acqua e piccolo riparo per gli attrezzi, altri che li riservano solo a certe fasce di età e altri ancora che aprono dei veri e propri bandi per le assegnazioni con quote di canone che cambiano a seconda del reddito e dell’età.

Tornano alla mente – osserva la Coldiretti – gli “orti di guerra” del passato, quando nelle città si diffondevano le coltivazioni per garantire approvvigionamenti alimentari. Sono negli annali della storia le immagini del foro Romano e di piazza Venezia trasformati in campi di grano e la mietitura svolta in piazza Castello, centro e cuore di Torino in ogni epoca.

Se in passato erano soprattutto i più anziani a dedicarsi alla coltivazione dell’orto, memori spesso di un tempo vissuto in campagna, adesso – sottolinea la Coldiretti – la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di coltivazione. Una svolta utile – conclude la Coldiretti – anche per garantire le forniture alimentari in un momento in cui un numero crescente di italiani si trova in difficoltà economica, con circa 5,6 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta, un milione in più rispetto allo scorso anno.


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