| 01 giugno 2021, 01:30

Città italiane, nuove emorragie di popolazione

Uno scorcio del centro storico di Genova

Uno scorcio del centro storico di Genova

IN ITALIA POPOLAZIONE URBANA ANCORA IN CALO

Tra il 2019 e il 2050, si prevede che la popolazione urbana complessiva aumenterà in 15 Stati membri della Ue, passando dal +2,3% in Croazia al +35,4% a Malta. Insieme a Malta, Eurostat prevede che anche Irlanda e Svezia registreranno aumenti di oltre il 20% nella popolazione urbana complessiva (rispettivamente +29,2% e +25,1%). Al contrario, la popolazione urbana complessiva dovrebbe diminuire in nove Stati membri: Bulgaria (-1,4%), Portogallo (-1,6%), Ungheria (-1,7%), Lituania (-2,7%), Italia (-3,1%), Romania (-8,6%), Polonia (-10,3%), Grecia (-16,7%) e Lettonia (-17,7%).

Nello stesso periodo, la popolazione rurale complessiva dovrebbe aumentare in soli quattro Stati Ue: Irlanda (+ 24,5%), Svezia (+10,9%), Danimarca (+1,2%) e Belgio (+1%). All'altro estremo della scala, si prevede che 20 Stati membri registreranno un calo della popolazione rurale complessiva, che va dal -43,5% in Lituania al -0,6% in Austria. Si prevedono cali significativi di oltre il 20% anche nella popolazione rurale della Lettonia (-37,6%), così come nelle popolazioni rurali in Bulgaria (-26,8%), Romania (-25,0%) e Croazia (-23,3%).

Per quanto riguarda le regioni intermedie, si prevede che la popolazione diminuirà in 17 Stati membri dell'Ue e aumenterà in otto, con i maggiori cambiamenti demografici previsti in Irlanda ed Estonia (+30,6% e -41,7% rispettivamente).

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AUTO UE, MOLTO PIU' EXPORT CHE IMPORT

Nel 2020, l'Unione Europea ha esportato quasi 5,2 milioni di auto (benzina, diesel, elettriche ed elettriche ibride), mentre ne sono state importate 3 milioni. Le auto a benzina hanno rappresentato la maggior parte delle auto esportate (64% delle esportazioni extra-Ue), seguite dalle diesel (22%) e dalle elettriche e ibride-elettriche (14%). In termini di importazioni, le auto a benzina hanno rappresentato oltre la metà delle importazioni extra-UE (53%), seguite dalle elettriche e ibride elettriche (30%) e dalle diesel (18%).

Nonostante la generale diminuzione degli scambi a seguito delle misure restrittive adottate in risposta all'epidemia di Covid-19, le esportazioni e le importazioni Ue di auto elettriche e ibride elettriche hanno continuato ad aumentare gradualmente. Rispetto al 2017, le esportazioni extra-Ue di auto elettriche e ibride elettriche hanno registrato un aumento di quasi cinque volte (da 150mila nel 2017 a 725mila nel 2020), mentre le importazioni sono quasi triplicate; da 301mila nel 2017 a 892mila nel 2020.

Nel 2020, la principali destinazione delle esportazioni Ue di auto elettriche e ibride elettriche è stato il Regno Unito (che rappresenta il 39% delle auto esportate), seguito da Stati Uniti (16%), Norvegia (10%) e Cina (9%). Quasi la metà delle importazioni di auto elettriche e ibride elettriche è arrivata nell'Ue dal Giappone e dagli Stati Uniti (ciascuno rappresenta il 23% delle auto importate), seguiti da Corea del Sud (15%), Regno Unito (14%), Turchia (10 %) e Cina (9%

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DANIMARCA CAMPIONE DEL'USO DI INTERNET

Internet è diventato sempre più importante negli ultimi anni e in particolare nel 2020, a seguito dell'epidemia di Covid-19 e delle relative misure di isolamento e allontanamento sociale. Come segnala Eurostat, l'anno scorso, l'88% delle persone di età compresa tra 16 e 74 anni nella Ue ha riferito di aver utilizzato Internet negli ultimi tre mesi; dal 70% in Bulgaria al 99% in Danimarca.

Sebbene molto comune tra i giovani, l'uso di Internet non è così abituale tra le generazioni più anziane: mentre il 98% dei giovani di età compresa tra 16 e 24 anni ha utilizzato Internet negli ultimi tre mesi, lo ha fatto solo il 61% di quelli di età compresa tra 65 e 74 anni.

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PERCHE' GLI UCCELLI STANNO TORNANDO

Gli uccelli nell'Ue sono meno abbondanti rispetto a pochi decenni fa. Tuttavia, dopo molti anni di declino, sembra che il numero di uccelli comuni abbia iniziato a stabilizzarsi o addirittura ad aumentare. Ciò è particolarmente vero per i comuni uccelli forestali la cui popolazione è stimata in aumento del 9% tra il 2000 e il 2019.

Gli uccelli sono considerati buoni indicatori della diversità e dell'integrità degli ecosistemi poiché le loro popolazioni riflettono i cambiamenti nelle popolazioni delle specie di cui si nutrono, come gli insetti. Gli uccelli sono molto mobili: possono spostarsi altrove quando il loro ambiente diventa inadatto. Ecco perché la presenza, l'abbondanza e la diversità delle specie di uccelli raccontano una storia sulle condizioni dell'ambiente e sul suo sviluppo nel tempo.

La comunità scientifica ritiene che le principali perdite nelle popolazioni di specie di uccelli comuni nei terreni agricoli possano essere attribuite a cambiamenti nell'uso del suolo e nelle pratiche agricole, come la scomparsa di piccoli elementi paesaggistici non produttivi: siepi, frangivento e l'uso di pesticidi. Gli effetti di questi fattori potrebbero essere invertiti dalla strategia Farm to Fork , che mira a ridurre del 50% l'uso complessivo e il rischio dei pesticidi chimici entro il 2030 e la strategia dell'Ue sulla biodiversità per il 2030 che  mira a restituire almeno il 10% di da terreni agricoli a terreni con caratteristiche paesaggistiche ad alta diversità e allargare l'area coltivata ad agricoltura biologica in modo che rappresenti il ​​25% della superficie agricola totale.



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