| 26 maggio 2021, 10:00

La Topolino amaranto di Dante Graziosi

La Topolino amaranto di Dante Graziosi

di Francesco Amadelli

Il veterinario condotto è una figura ormai scomparsa nelle nostre campagne. Merito di Dante Graziosi, per molti anni “dottore degli animali”, se questa figura riemerge nel libro autobiografico “Una topolino amaranto” (Rusconi editore). E' nell’Alto Novarese fra Oleggio, Mezzomerico e in seguito a Borgolavezzaro, in quell’ampio territorio circondato dal Ticino, simbolo ancora oggi di una frontiera immaginaria fra Piemonte e Lombardia, che si svolge l’esistenza del giovane veterinario, consapevole che sarà la vita a insegnargli la medicina.

Poco alla volta, saprà conquistare la fiducia e la stima del genuino mondo contadino con le sue semplici e affabili parole e gli animali lo ripagheranno del medesimo amore con il quale vengono curati. Il libro non racconta soltanto le vicende legate a un mestiere spesso ingrato ma ci trasporta in una dimensione lontana e piacevole, nonostante la guerra di cui si avverte la presenza senza che invada prepotentemente il racconto.

Gli interventi, le guarigioni, il cavallo azzoppato, la vacca partoriente, segnano il percorso di vita dell’autore senza intaccarne lo spirito e l’ottimismo. Le avventure si susseguono: le ragazze, la bruna provocante e infine la conoscenza fortuita al teatro Coccia di Novara di colei che diventerà sua moglie.

Definito il James Herriot italiano, Dante Graziosi mostra un valore in più rispetto allo scrittore britannico se consideriamo il tormentato periodo delle sue vicissitudini: la guerra civile 1943-45. Entrato in contatto con la formazione partigiana Remo Rabellotti riuscirà a sfuggire ai repubblichini ma verrà “catturato” dalla politica nelle prime legislature della giovane Repubblica italiana durante la quale farà amicizia con Alcide De Gasperi.

Come un quadro di un pittore macchiaiolo, la narrazione giunge a farci sentire l’umidità di quella terra, patria di ottimi vini e ottima cucina. Torino, ove Graziosi si laureò, ritorna con nostalgia nella sua mente senza rimpianti per gli anni giovanili. La Topolino amaranto, carrozzata Garavini, lo condurrà umilmente da una cascina all’altra, fedele compagna di vita.

Un libro da bere lentamente, come quel vino delle colline novaresi che gli veniva offerto dai contadini, merita un posto d’onore nelle nostre librerie. Suggestionato dall’atmosfera evocativa  della narrazione giunto alla fine richiudo il libro dalle molte riedizioni mentre nelle orecchie mi risuonano le parole della canzone di Paolo Conte “sulla Topolino amaranto si va che è un incanto nel ’46...



Ti potrebbero interessare anche:

In Breve