Domori, la società piemontese di None appartenente al gruppo Illy di Trieste, ha chiuso il 2020 con risultati di rilievo, che hanno ampiamente mitigato i mesi più difficili della scorsa primavera: il valore delle vendite è stato di 18,6 milioni di euro, solo il 4,85% in meno rispetto all’esercizio precedente grazie alla capacità di compensare le vendite dal canale Horeca (Hotellerie-restaurant-cafè), tra i più colpiti in assoluto dalla crisi, con quello della grande distribuzione, dell’e-commerce e dei mercati esteri. L’ebitda è stato di 336 mila euro (667 mila nel 2019) mentre il risultato netto è stato negativo per 306 mila euro, mentre era stato positivo per 22 mila euro l'anno prima. L'indebitamento finanziario netto è sceso a 8,1 milioni dai 10,388 milioni precedenti. Nel corso delll'esercizio la Società ha inoltre concluso la trattativa per regolare l'acquisto completo e il pagamento finale di tutte le azioni della Prestat.

Fra l'altro, nel 2020 Domori è diventata una società Benefit. Coerentemente a questo nuovo status, Domori (presidente è Gianluca Franzoni e amministratore delegato Andrea Macchione) ha scelto di avviare l'iter per diventare B-Corp, con l'obiettivo di ottenere la prestigiosa certificazione nel corso del 2021. L'anno scorso, ha fatto donazioni a Onlus locali per quasi 80 mila euro e ha avviato una nuova collaborazione con il Gruppo Abele, destinata a crescere nel corso del 2021. Inoltre, grazie alla partnership con il marchio Favini, Domori ha sperimentato il riuso delle bucce di cacao per la produzione di carta da packaging, in sostituzione a cellulosa vergine, per un totale di 1300 Kg di materiale di scarto utilizzato.