- 04 maggio 2021, 20:24

Il 16% favorevole a mangiare insetti

La maggioranza degli italiani (54%) considera gli insetti estranei alla cultura alimentare nazionale e non porterebbe mai a tavola la larva gialla della farina (Tenebrio molitor) essiccata termicamente, intera o sotto forma di farina, per il consumo umano

Il 16% favorevole a mangiare insetti

La maggioranza degli italiani (54%) considera gli insetti estranei alla cultura alimentare nazionale e non porterebbe mai a tavola la larva gialla della farina (Tenebrio molitor) essiccata termicamente, intera o sotto forma di farina, per il consumo umano. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixe' in riferimento alla autorizzazione degli Stati membri dell’Ue alla commercializzazione delle larve gialle essiccate del tenebrione mugnaio, meglio note come tarma della farina, come alimento, dopo la valutazione scientifica da parte dell'Efsa.

Si tratta – sottolinea la Coldiretti – del primo via libera nell’Unione all’utilizzo alimentare umano di un insetto intero, ai sensi del regolamento sui Novel Food. L’autorizzazione riguarda la possibilità di utilizzare l’insetto intero essiccato sotto forma di snack e come farina ingrediente in una serie di prodotti alimentari. Secondo gli esperti, il suo consumo non risulta svantaggioso dal punto di vista nutrizionale e non pone problemi di sicurezza alimentare anche se – sottolinea la Coldiretti – il Novel Food a base di Tenibrio molitor può indurre sensibilizzazione e reazioni allergiche alle proteine dell’insetto e può causare reazioni in soggetti con allergia ai crostacei e agli acari della polvere.

La novità, però, non piace alla maggioranza degli italiani contrari agli insetti a tavola mentre il 24% è indifferente, il 16% favorevole e i 6% non si pronuncia.

La possibilità di commercializzare insetti a scopo alimentare è resa possibile in Europa dall’entrata in vigore dal primo gennaio 2018 del regolamento Ue sui “novel food” che permette di riconoscere gli insetti interi sia come nuovi alimenti che come prodotti tradizionali da Paesi terzi. In giro per il mondo – rileva la Coldiretti – si possono trovare dalla pasta all’uovo artigianale ai grilli e ai millepiedi cinesi arrostiti al forno per renderli croccanti e poi affumicati, dalle tarantole arrostite del Laos senza conservanti né coloranti ai vermi giganti della farina thailandesi Ma ci sono anche il baco da seta all’americana, la vera “star” degli insetti commestibili, le farfalle delle palme della Guyana francese, fritte e condite, le cimici d’acqua della Thailandia fino agli “aperinsetti”, vermi della farina aromatizzati alla paprica, al curry e al sale marino “made in Belgio”, magari da mandare giù con un sorso di Vodka con bachi da seta.

E per i palati più temerari ci sono anche scorpioni dorati della Cina e neri dalla Thailandia e spiedini di scarabei come aperitivo, anch’essi thailandesi. Vastissima la scelta di grilli, da quelli al curry e cocco a quelli piccanti, fino a quelli al peperoncino dolce, tutti made in Thailandia.

A spingere verso il consumo di insetti è, da qualche anno, la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) forte del fatto che nel mondo già quasi 2.000 specie di insetti sono considerate commestibili e vengono consumate da almeno due miliardi di persone.

La decisione formale della Commissione europea sarà adottata nelle prossime settimane nell’ambito della strategia Ue “Farm to Fork” che, con il piano d’azione Ue 2020-30 per i sistemi alimentari sostenibili identifica gli insetti come una fonte di proteine a basso impatto ambientale e in grado di sostenere la transizione ‘verde’ della produzione alimentare Ue. Al momento – aggiunge la Coldiretti – all’esame dell’Efsa sono undici le domande per insetti come nuove alimenti.

Al di là della normale contrarietà degli italiani verso prodotti lontanissimi dalla nostra cultura, l’arrivo degli insetti sulle tavole – conclude la Coldiretti – solleva dei precisi interrogativi di carattere sanitario e salutistico ai quali è necessario dare risposte, facendo chiarezza sui metodi di produzione e sulla stessa provenienza e tracciabilità considerato che la maggior parte dei nuovi prodotti proviene da Paesi extra Ue, come la Cina o la Thailandia, da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari.




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