Storia & storie | 24 aprile 2021, 10:00

Lancia Lambda, la "rivoluzione" di cent'anni fa

La ricorrenza è alle porte: nel 2022 saranno 100 anni dalla nascita di una delle più innovative auto della storia. La Lancia Lambda fu un capolavoro di tecnica e di linea,

Una Lancia Lambda prima serie

Una Lancia Lambda prima serie

di Francesco Amadelli

La ricorrenza è alle porte: nel 2022 saranno 100 anni dalla nascita di una delle più innovative (non vorrei abusare con il termine “rivoluzionarie”, che calza perfettamente) auto della storia. La Lancia Lambda fu un capolavoro di tecnica e di linea, salutata entusiasticamente dalla stampa specializzata dell’epoca (l’Auto Italiana fu la più rinomata rivista del settore) per alcune novità che inizialmente lasciarono perplessi.

E’ il 1922, anno fondamentale per l’Europa e l’Italia in particolare, non solo per l’ascesa al potere di Mussolini, bensì per un rilancio dell’economia nazionale che aveva stentato fino a quel momento, causa le promesse non mantenute dei vari Governi, dagli scontri con i salariati agricoli nelle campagne all’occupazione delle fabbriche nelle città industriali.

Ma dal genio di Vincenzo Lancia uscì Lei, la più bella. L’aveva voluta di classe e sportiva al medesimo tempo, dato che egli veniva dalle corse sportive nella squadra Fiat. Fu la prima al mondo ad adottare la carrozzeria portante scatolata ovvero priva di quei longheroni di legno soggetti col tempo a marcire. Il prezzo piuttosto elevato delle vetture dell’epoca induceva i proprietari a programmarne l’utilizzo per lunghi anni con forti probabilità di corrosione del sotto-scocca.

Anche il motore presentava una novità assoluta: la disposizione a V di 14 gradi  dei cilindri (anziché in linea come adottato da tutte le marche) con conseguente abbassamento del baricentro che conferiva maggiore stabilità alla vettura. Le prestazioni erano di tutto rilievo tanto che nove furono le serie costruite fino al 1931. A ogni serie corrispondeva una miglioria, come i tamburi dei freni, che aumentarono di diametro con il passare degli anni. Gli ammortizzatori telescopici anteriori costituiscono un altro punto di forza della vettura che pareva volare sulle strade sterrate dell’epoca.

Fino alla quinta serie verrà adottato il cambio a 3 marce+ RM, portate in seguito a 4 marce + RM; il portabagagli è integrato nella carrozzeria. Furono tutti elementi che diamo per scontati nelle vetture d’oggi ma che all’epoca costituivano un’autentica novità.

Con l’avvento della sesta serie si comincia a parlare di versione berlina, oltre che torpedo. Una riduzione del peso e una maggiore cilindrata (da 2.121 a 2.375 fino a 2,569 con l’ottava serie) renderanno l’auto più veloce e maneggevole. Dalla settima alla nona serie le migliorie sono costanti nella meccanica (il motore subisce il restringimento del V da 14° a poco più di 13°) con diverse versioni di carrozzeria (passo corto, passo lungo, berlina, torpedo).

In quasi dieci anni di produzione supera le 13.000 unità. Nel 1931 viene sostituita dall’Artena, dopo un successo commerciale enorme specie in Gran Bretagna, dove i carrozzieri locali la adattarono ai gusti della clientela. Il prezzo iniziale fu di 43.000 lire, l’equivalente di un appartamento di oggi. Nella sua lunga carriera riuscì a partecipare anche alla Mille Miglia con piazzamenti eccellenti.

Negli anni 60 del secolo scorso mio padre acquistò e restaurò una Lancia Lambda settima serie lunga con strapuntini. Il pezzo di ricambio più difficile da reperire fu il tappo del radiatore. Ci mettemmo alla caccia visitando i demolitori d’auto più famosi e meglio forniti: Musso di corso Casale, Buzzi a Spalto Marengo (Alessandria), i due fratelli Sabena a Savigliano e a Pinerolo, Fassio in corso Lione a Torino (inutile cercarlo, ora al suo posto c’è una pizzeria) che ce ne vendette uno a caro prezzo. Mio padre se lo rigirò fra le mani come se avesse trovato una pepita d’oro in qualche torrente del Klondike. Vi posso assicurare che viaggiare su di essa si dimostrò una delizia, l’aria passava attraverso le aperture laterali donandoci un senso di libertà unico. “Che m’importa – pensavo – se l’aria mi batte sul viso, tanto sono a bordo di una Lancia Lambda: un’esperienza riservata a pochi privilegiati. Io sono uno di quelli!



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