| 13 aprile 2021, 08:30

Quando il nostro fegato è troppo "grasso"

Uno dei più frequenti riscontri all’ecografia dell’addome superiore, eseguita per i più svariati motivi (prevenzione, dolore addominale, follow-up oncologico) è rappresentato dalla steatosi epatica, più nota come "fegato grasso". In linea generale, si tratta di un riscontro casuale in quanto questa condizione, nella maggior parte dei casi, è asintomatica .

di C. Martelletti, A. Armandi, R. Rocca

Uno dei più frequenti riscontri all’ecografia dell’addome superiore, eseguita per i più svariati motivi (prevenzione, dolore addominale, follow-up oncologico) è rappresentato dalla steatosi epatica. In linea generale, si tratta di un riscontro casuale in quanto questa condizione, nella maggior parte dei casi, è asintomatica . La steatosi epatica, usualmente nota come “fegato grasso”, è una condizione medica caratterizzata da un accumulo anomalo ed eccessivo di trigliceridi (grasso) all’interno degli epatociti (le cellule del fegato). Quando oltre il 5% degli epatociti è interessato da questo iperaccumulo, la steatosi epatica viene rilevata durante l’esame ecografico. Tra le cause che possono portare alla steatosi, sicuramente le più comuni sono l’abuso alcolico o la presenza di fattori di rischio metabolici quali l’obesità e il diabete, di cui la malattia epatica diventa una spia. La steatosi semplice è considerata una condizione benigna, con basso rischio di progressione a malattia avanzata; tuttavia, è da sottolineare che una percentuale significativa di soggetti presenta un’infiammazione più severa del fegato. Tale infiammazione, con il passare del tempo e in particolari condizioni, può determinare cicatrici fibrose all’interno del fegato in misura sempre maggiore, fino al suo completo sovvertimento, arrivando alla cirrosi con alle sue temibili complicanze, incluso il tumore al fegato (epatocarcinoma). La malattia da fegato grasso è associata all’obesità e al diabete mellito di tipo 2 (mediati dall’insulino-resistenza) e alla sindrome metabolica (ipertensione arteriosa, basso colesterolo HDL, ipertrigliceridemia, aumento della circonferenza addominale, intolleranza glicidica o franco diabete). Quindi, particolare attenzione deve essere posta ai pazienti obesi o diabetici, poichè la malattia di fegato ha più probabilità di progredire verso una cirrosi. La steatosi epatica risulta inoltre associata alle più conosciute patologie cardiovascolari, quali l’infarto miocardico e l’ictus, causate anch’esse dall’accumulo eccessivo di “grasso” nei vasi sanguigni. In Italia, il progressivo cambiamento dello stile di vita e delle abitudini alimentari degli ultimi decenni ha influenzato in modo significativo l’epidemiologia di tale patologia. Nella popolazione adulta si stima una prevalenza del 25%, valore certamente significativo; i dati epidemiologici più drammatici riguardano la popolazione pediatrica in cui l’obesità, e di conseguenza la steatosi epatica, stanno nettamente aumentando. Infatti, lo stile di vita riveste un ruolo importante nello sviluppo e nella progressione di tale condizione: dieta ipercalorica, dieta ricca di grassi (saturi), alto consumo di fruttosio (contenuto nelle bibite zuccherate e nei prodotti da forno industriali) e la sedentarietà, di fatto, sono strettamente associati al fegato grasso perché inducono nell’organismo uno stato di insulino-resistenza. Questa malattia è destinata a diventare negli anni a venire la causa primaria di cirrosi ed epatocarcinoma, nonché prima indicazione a trapianto di fegato, superando le ben più note eziologie: epatite C, epatite B e abuso alcolico. È oltremodo necessario valutare la presenza di familiarità per la suddetta patologia e la presenza di comorbidità associate alla stessa. In considerazione dell’alta prevalenza di questa condizione nella popolazione generale e delle sue potenziali implicazioni cliniche, appaiono quindi di fondamentale importanza sia la sua precoce individuazione sia una prevenzione efficace. Di fronte al riscontro ecografico di steatosi epatica bisogna dunque escludere: altre cause di malattia di fegato, il consumo eccessivo di alcol, l’assunzione di farmaci potenzialmente epatotossici, valutare le comorbidità associate. L’esecuzione degli esami del sangue, per valutare la funzionalità epatica e dell’ecografia associata all’ elastografia epatica che valuta l’entità della fibrosi, può fornire elementi sufficienti a formulare diagnosi di steatosi epatica avanzata e da sorvegliare attentamente. Qualora emerga una fibrosi significativa all’elastografia o un’alterazione rilevante agli esami ematochimici, oppure se si rientra in un gruppo ad alto rischio di progressione, può essere utile eseguire una visita specialistica epatologica per seguire il corretto iter diagnostico e terapeutico. Nei pazienti con elevato sospetto di progressione di malattia, può essere indicata l’esecuzione di una biopsia epatica per una corretta stadiazione del danno. Non ci sono farmaci approvati per il trattamento. La prima linea di terapia, raccomandabile in tutti i pazienti con il fegato grasso e anche finalizzata al contenimento del rischio cardiovascolare, è non-farmacologica ed è perseguibile attraverso la modificazione dello stile di vita: un aumento dell’attività fisica aerobica quotidiana, una corretta ed equilibrata alimentazione (ridurre grassi, zuccheri semplici ed incrementare verdura, frutta lontano dai pasti, pesce e carni magre), un consumo alcolico contenuto e un graduale calo ponderale sono associati ad un miglioramento della malattia epatica.

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