Nel 2020, il costo orario medio del lavoro nell'intera economia (escluse l'agricoltura e la pubblica amministrazione) è stato stimato a 28,5 euro nella Ue e 32,3 euro nell'area dell'euro, in aumento rispetto al 2019, quando ammontava rispettivamente ai27,7 euro e 31,4 euro. Lo ha comunicato Eurostat, l'istituto europeo di statistica, evidenziando che i costi orari medi del lavoro mascherano divari significativi tra gli Stati membri della Ue, con i costi orari del lavoro più bassi registrati in Bulgaria (6,5 euro), Romania (8,1) e Ungheria (9,9) e i più alti in Danimarca (45,8), Lussemburgo (42,1) e Belgio (41,1). In Italia è stato di 29,8 euro,
Il costo orario del lavoro nell'industria era di 28,8 euro nella Ue e di 34,8 euro nell'area dell'euro. Nelle costruzioni, erano rispettivamente di 25,6 e 29,0 euro. Nei servizi, il costo orario del lavoro era di 28,2 euro nella Ue e di 31,1 euro nell'area dell'euro.Nell'economia prevalentemente non commerciale (esclusa la pubblica amministrazione) erano rispettivamente di 29,7 euro e 33,1 euro.
Le due componenti principali del costo del lavoro sono salari e stipendi e costi non salariali (ad esempio i contributi sociali dei datori di lavoro). La quota dei costi non salariali sul costo totale del lavoro per l'intera economia era del 24,5% nella Ue e del 25% nell'area dell'euro.
Tra il 2019 e il 2020, il costo orario del lavoro a livello di intera economia espresso in euro è aumentato del 3,1% nella Ue e del 2,9% nell'area dell'euro. All'interno di questa, il costo orario del lavoro è aumentato in tutti gli Stati membri a eccezione di Malta (-4,7%), Cipro e Irlanda (-2,7% ciascuno). Gli aumenti maggiori sono stati registrati in Portogallo (+8,6%), Lituania (+7,5%) e Slovacchia (+7%), i minori in Lussemburgo (+0,5%), Finlandia (+0,7%) e Paesi Bassi (+0,8% ).
Per gli Stati membri al di fuori dell'area dell'euro, il costo orario del lavoro espresso in valuta nazionale è aumentato in tutti gli Stati membri nel 2020 tranne che in Croazia (-1,0%): le maggiori crescite sono state registrate in Ungheria (+7,9%), Bulgaria (+7,8% ), Cechia (+7,4%) e Romania (+ 7,2%). Sono aumentati meno in Svezia (+1,1%) e Danimarca (+2,0%).