Nel primo semestre del 2020 i redditi
dei settori privati non finanziari hanno registrato la contrazione
più forte degli ultimi venti anni, che è stata solo in parte
contrastata dalle misure di sostegno introdotte dalle amministrazioni
pubbliche. Lo si legge in un fresco studio della Banca d'Italia, con
la precisazione che, dall'inizio di gennaio alla fine di giugno 2020,
i redditi primari pro capite delle famiglie si sono ridotti dell’8,8%
a valori correnti rispetto al primo semestre del 2019, una
contrazione decisamente più ampia di quelle registrate nelle fasi
più acute della crisi finanziaria (-5,2%) e di quella dei debiti
sovrani (-3,4%).
La flessione del reddito disponibile lordo pro capite è stata molto meno intensa (-3,8%) e sostanzialmente analoga a quelle mediamente registrate nelle due crisi precedenti, grazie all’eccezionale crescita dei trasferimenti sociali netti (60,3%) che ha fornito un contributo di 5,1 punti percentuali.
Nonostante il forte sostegno pubblico alla capacità di spesa delle famiglie, il calo dei consumi nella prima metà dell’anno è stato eccezionalmente ampio (-9,8%). Ne è derivato un risparmio netto pari a 51,6 miliardi; per cui il tasso di risparmio è più che triplicato rispetto alla fine del 2019, (dal 2,8 al 9,2%). All’aumento avrebbe concorso – oltre che l’impossibilità di realizzare alcune spese per effetto delle misure restrittive in vigore – un atteggiamento di spesa più cauto da parte delle famiglie a fronte dei rischi di caduta dei redditi e di quelli di contagio connessi con alcune attività di consumo.
La riduzione degli investimenti reali netti (-6,6 miliardi nel primo semestre del 2020, il valore più basso dal 1999) ha riflesso sia il calo degli acquisti di abitazioni residenziali di nuova costruzione, sia la riduzione di patrimonio non residenziale e altri beni di capitale fisso delle famiglie produttrici, favorendone la sostituzione con strumenti finanziari. Nel primo semestre del 2020, infatti, le famiglie hanno accresciuto la loro ricchezza finanziaria netta grazie a un accreditamento netto pari a 58,8 miliardi. Nel conto finanziario, a tale accreditamento netto ha corrisposto un aumento delle attività delle famiglie per 33 miliardi e una riduzione di passività per circa 26 miliardi.
Sul lato dell’attivo, il circolante e i depositi sono aumentati nel semestre, rispettivamente di 11,3 e 35,4 miliardi, registrando gli aumenti più forti dall’avvio della moneta unica per il primo e dal 2012 per i secondi. Dopo oltre un anno di disinvestimenti in titoli pubblici (-23,6 miliardi nel 2019), nella prima metà del 2020, le famiglie sono tornate ad acquistarne per 5,1 miliardi, mentre sono state registrate vendite di altri titoli per 11,6 miliardi. Ulteriori 17,7 miliardi sono stati investiti in strumenti del risparmio gestito (di cui 9,3 miliardi in quote di fondi comuni e 6 miliardi in polizze del ramo vita), mentre i crediti commerciali e le altre attività si sono ridotti per 24,9 miliardi.
Sul lato delle passività del conto finanziario, al di là di una leggera ricomposizione a favore di scadenze più lunghe, i prestiti sono variati poco nel semestre (1,7 miliardi). Flussi negativi, per 28,3 miliardi, sono stati registrati per i debiti commerciali e le altre passività.
L’accreditamento netto realizzato dalle famiglie ha solo in parte compensato le perdite in conto capitale causate dall’andamento dei corsi azionari e obbligazionari, particolarmente negativo nel primo trimestre. Tali perdite, calcolate come differenza tra la variazione delle consistenze (a valore di mercato) e i flussi, sono stimabili in oltre 90 miliardi, pari al 2,7% della ricchezza finanziaria netta alla fine del 2019.
La flessione del reddito disponibile lordo pro capite è stata molto meno intensa (-3,8%) e sostanzialmente analoga a quelle mediamente registrate nelle due crisi precedenti, grazie all’eccezionale crescita dei trasferimenti sociali netti (60,3%) che ha fornito un contributo di 5,1 punti percentuali.
Nonostante il forte sostegno pubblico alla capacità di spesa delle famiglie, il calo dei consumi nella prima metà dell’anno è stato eccezionalmente ampio (-9,8%). Ne è derivato un risparmio netto pari a 51,6 miliardi; per cui il tasso di risparmio è più che triplicato rispetto alla fine del 2019, (dal 2,8 al 9,2%). All’aumento avrebbe concorso – oltre che l’impossibilità di realizzare alcune spese per effetto delle misure restrittive in vigore – un atteggiamento di spesa più cauto da parte delle famiglie a fronte dei rischi di caduta dei redditi e di quelli di contagio connessi con alcune attività di consumo.
La riduzione degli investimenti reali netti (-6,6 miliardi nel primo semestre del 2020, il valore più basso dal 1999) ha riflesso sia il calo degli acquisti di abitazioni residenziali di nuova costruzione, sia la riduzione di patrimonio non residenziale e altri beni di capitale fisso delle famiglie produttrici, favorendone la sostituzione con strumenti finanziari. Nel primo semestre del 2020, infatti, le famiglie hanno accresciuto la loro ricchezza finanziaria netta grazie a un accreditamento netto pari a 58,8 miliardi. Nel conto finanziario, a tale accreditamento netto ha corrisposto un aumento delle attività delle famiglie per 33 miliardi e una riduzione di passività per circa 26 miliardi.
Sul lato dell’attivo, il circolante e i depositi sono aumentati nel semestre, rispettivamente di 11,3 e 35,4 miliardi, registrando gli aumenti più forti dall’avvio della moneta unica per il primo e dal 2012 per i secondi. Dopo oltre un anno di disinvestimenti in titoli pubblici (-23,6 miliardi nel 2019), nella prima metà del 2020, le famiglie sono tornate ad acquistarne per 5,1 miliardi, mentre sono state registrate vendite di altri titoli per 11,6 miliardi. Ulteriori 17,7 miliardi sono stati investiti in strumenti del risparmio gestito (di cui 9,3 miliardi in quote di fondi comuni e 6 miliardi in polizze del ramo vita), mentre i crediti commerciali e le altre attività si sono ridotti per 24,9 miliardi.
Sul lato delle passività del conto finanziario, al di là di una leggera ricomposizione a favore di scadenze più lunghe, i prestiti sono variati poco nel semestre (1,7 miliardi). Flussi negativi, per 28,3 miliardi, sono stati registrati per i debiti commerciali e le altre passività.
L’accreditamento netto realizzato dalle famiglie ha solo in parte compensato le perdite in conto capitale causate dall’andamento dei corsi azionari e obbligazionari, particolarmente negativo nel primo trimestre. Tali perdite, calcolate come differenza tra la variazione delle consistenze (a valore di mercato) e i flussi, sono stimabili in oltre 90 miliardi, pari al 2,7% della ricchezza finanziaria netta alla fine del 2019.