La pandemia in atto acuisce enormemente
gli effetti delle difficoltà sanitarie, economiche e sociali di
Torino, in un contesto di forte calo demografico, di mancanza di
investimenti pubblici e privati, di scarsa valorizzazione dei giovani
talenti. Nell’ultimo anno, nella sola area della città
metropolitana, hanno perso il lavoro 32.000 persone, in maggioranza
rappresentate da precari ai quali non è stato rinnovato il
contratto. Le ore autorizzate di cassa integrazione sono cresciute di
oltre il 200% rispetto al 2010, anno con la più alta richiesta di
ammortizzatori sociali. Fra l'altro, dall’inizio della crisi del
2008, l’area del capoluogo piemontese era risultata la più
cassaintegrata d’Italia.
Oggi, le situazioni di crisi aperte in Piemonte coinvolgono circa 4.000 lavoratori, per lo più del Torinese. Se questo scenario drammatico non ha portato a forti tensioni sociali, lo si deve in larga parte all’estensione della cassa integrazione Covid e al blocco dei licenziamenti, prorogati fino a marzo 2021 per le pressioni del sindacato. A oltre un anno dalla fiaccolata del 13 dicembre 2019, che ha “acceso i riflettori” sul declino locale, Cgil Cisl Uil dell’Area Metropolitana di Torino propongono di concentrare idee ed energie per reagire alla crisi e puntare al rilancio attraverso un “Nuovo Progetto di Territorio”, partecipato dai principali soggetti sociali, economici e istituzionali. “Le risorse che verranno messe a disposizione dall'Europa, a partire dal Next Generation Ue – dichiarano i Segretari generali Enrica Valfrè (Cgil), Domenico Lo Bianco (Cisl), Gianni Cortese (Uil) – rappresentano un’occasione irripetibile che non può essere sprecata, se si vuole contrastare efficacemente il declino e inaugurare una stagione di cambiamento e innovazione. È necessario, perciò, identificare filoni precisi, coerenti con gli indirizzi europei, elaborati e accompagnati dalle competenze necessarie fino all’effettiva realizzazione”.
Le aree di intervento su cui agire per rafforzare il tessuto sociale ed economico dell’area metropolitana di Torino e per creare nuove occasioni di sviluppo e lavoro, sono: Tutela della salute; Digitalizzazione e innovazione; Istruzione, formazione e ricerca; Transizione ecologica, energetica ed industriale; Infrastrutture, risanamento e messa in sicurezza del territorio; Qualificazione del lavoro, in particolare nel terziario, attraverso stabilizzazioni ed emersione del sommerso; Inclusione sociale. “In questi ambiti – concludono i Segretari generali – c’è la necessità di avviare profondi processi di trasformazione, di aggiornamento continuo delle competenze, di ricambio generazionale, per dare vita a un percorso di modernizzazione in grado di rendere attrattivo per le persone e per gli investitori il territorio della Città Metropolitana di Torino”.
Oggi, le situazioni di crisi aperte in Piemonte coinvolgono circa 4.000 lavoratori, per lo più del Torinese. Se questo scenario drammatico non ha portato a forti tensioni sociali, lo si deve in larga parte all’estensione della cassa integrazione Covid e al blocco dei licenziamenti, prorogati fino a marzo 2021 per le pressioni del sindacato. A oltre un anno dalla fiaccolata del 13 dicembre 2019, che ha “acceso i riflettori” sul declino locale, Cgil Cisl Uil dell’Area Metropolitana di Torino propongono di concentrare idee ed energie per reagire alla crisi e puntare al rilancio attraverso un “Nuovo Progetto di Territorio”, partecipato dai principali soggetti sociali, economici e istituzionali. “Le risorse che verranno messe a disposizione dall'Europa, a partire dal Next Generation Ue – dichiarano i Segretari generali Enrica Valfrè (Cgil), Domenico Lo Bianco (Cisl), Gianni Cortese (Uil) – rappresentano un’occasione irripetibile che non può essere sprecata, se si vuole contrastare efficacemente il declino e inaugurare una stagione di cambiamento e innovazione. È necessario, perciò, identificare filoni precisi, coerenti con gli indirizzi europei, elaborati e accompagnati dalle competenze necessarie fino all’effettiva realizzazione”.
Le aree di intervento su cui agire per rafforzare il tessuto sociale ed economico dell’area metropolitana di Torino e per creare nuove occasioni di sviluppo e lavoro, sono: Tutela della salute; Digitalizzazione e innovazione; Istruzione, formazione e ricerca; Transizione ecologica, energetica ed industriale; Infrastrutture, risanamento e messa in sicurezza del territorio; Qualificazione del lavoro, in particolare nel terziario, attraverso stabilizzazioni ed emersione del sommerso; Inclusione sociale. “In questi ambiti – concludono i Segretari generali – c’è la necessità di avviare profondi processi di trasformazione, di aggiornamento continuo delle competenze, di ricambio generazionale, per dare vita a un percorso di modernizzazione in grado di rendere attrattivo per le persone e per gli investitori il territorio della Città Metropolitana di Torino”.