Nell’ambito della consueta
collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit,
per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese,
Unioncamere Piemonte ha diffuso i dati della sua nuova “Indagine
congiunturale sull’industria manifatturiera” relativa al secondo
semestre di quest'anno, dalla quale emerge come l’impatto
dell’emergenza Covid si sia mostrato con tutta la sua forza. Se nel
primo trimestre, la produzione manifatturiera regionale aveva
registrato una flessione del 5,7%, il calo produttivo nel secondo è
quasi triplicato (-15,3%). Così che il presidente di Unioncamere
Piemonte, Gian Paolo Coscia, ha commentato: “L’effetto Covid è
arrivato, come temuto, sulle nostre imprese e sulle nostre
produzioni: il calo produttivo ha coinvolto, per la prima volta,
tutte le province e tutti i settori, anche quello alimentare. Una
contrazione, quella del pieno lockdown, che ci ha riportato indietro
di oltre 10 anni, alla crisi del 2008/2009”.
La contrazione della produzione industriale si è associata all’andamento negativo evidenziato da tutti gli altri principali indicatori. Gli ordinativi sono crollati del 16,4% sul mercato interno e del 15,1% sul mercato estero. La flessione del fatturato totale si è attestata al 15,3%, la componente estera è diminuita del 13,2%. Il grado di utilizzo degli impianti è sceso di 18 punti rispetto all’analogo periodo del 2019. A livello settoriale, fatta eccezione per il comparto alimentare, che ha mostrato una flessione più contenuta (-2,8%), tutti i principali comparti della manifattura regionale hanno evidenziato forti diminuzioni produttive rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Le più accentuate sono state quella delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-32,9%) e quella della meccanica (-19,9%). Decisamente negativo anche il risultato dell’industria dei metalli (-18,8%) e delle industrie elettriche ed elettroniche (-18,5%). Non sono andati molto meglio il comparto del legno e del mobile (-16,3%), quello dei mezzi di trasporto, che ha registrato una contrazione della produzione dell’11,8% e quello della chimica/plastica (-11,4%).
Focalizzando l’attenzione sui mezzi di trasporto, settore cardine della manifatturiera regionale, va evidenziato come il calo complessivo sia dovuto a un crollo della produzione di autovetture, pari al 74,6%, accompagnato da una contrazione a doppia cifra della componentistica autoveicolare (-24,2%). Il fermo delle attività produttive non ha guardato alla dimensione aziendale. Tutte le classi dimensionali, infatti, hanno mostrato un calo della produzione, che è risultato più accentato per le micro (0-9 addetti; -17,5%) e le grandi imprese (oltre 250 addetti; -16,4%). Le piccole (10-49 addetti) hanno registrato una contrazione produttiva dell’11,6% e le medie aziende (50-249 addetti) un calo del 15,8%.
Nel periodo aprile-giugno 2020, le aziende manifatturiere piemontesi hanno evidenziato contrazioni produttive in tutte le diverse aree della regione: il dato peggiore, a causa della specializzazione tessile, ha investito il Biellese, che ha registrato una flessione della produzione del 30,2%, seguito dal Vercellese (-21,1%). Anche il Verbano Cusio Ossola ha subito una flessione severa dei livelli produttivi (-20,9%), leggermente meno negativo il dato mostrato dalle imprese manifatturiere di Novara (-16,0%). Per Torino e Asti la contrazione produttiva si è attestata al -14,2% mentre, grazie alla specializzazione alimentare, è lievemente più attenuata l’intensità del calo riscontrato nel Cuneese (-13,3%) e nell'Alessandrino (-11,2%).
La contrazione della produzione industriale si è associata all’andamento negativo evidenziato da tutti gli altri principali indicatori. Gli ordinativi sono crollati del 16,4% sul mercato interno e del 15,1% sul mercato estero. La flessione del fatturato totale si è attestata al 15,3%, la componente estera è diminuita del 13,2%. Il grado di utilizzo degli impianti è sceso di 18 punti rispetto all’analogo periodo del 2019. A livello settoriale, fatta eccezione per il comparto alimentare, che ha mostrato una flessione più contenuta (-2,8%), tutti i principali comparti della manifattura regionale hanno evidenziato forti diminuzioni produttive rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Le più accentuate sono state quella delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-32,9%) e quella della meccanica (-19,9%). Decisamente negativo anche il risultato dell’industria dei metalli (-18,8%) e delle industrie elettriche ed elettroniche (-18,5%). Non sono andati molto meglio il comparto del legno e del mobile (-16,3%), quello dei mezzi di trasporto, che ha registrato una contrazione della produzione dell’11,8% e quello della chimica/plastica (-11,4%).
Focalizzando l’attenzione sui mezzi di trasporto, settore cardine della manifatturiera regionale, va evidenziato come il calo complessivo sia dovuto a un crollo della produzione di autovetture, pari al 74,6%, accompagnato da una contrazione a doppia cifra della componentistica autoveicolare (-24,2%). Il fermo delle attività produttive non ha guardato alla dimensione aziendale. Tutte le classi dimensionali, infatti, hanno mostrato un calo della produzione, che è risultato più accentato per le micro (0-9 addetti; -17,5%) e le grandi imprese (oltre 250 addetti; -16,4%). Le piccole (10-49 addetti) hanno registrato una contrazione produttiva dell’11,6% e le medie aziende (50-249 addetti) un calo del 15,8%.
Nel periodo aprile-giugno 2020, le aziende manifatturiere piemontesi hanno evidenziato contrazioni produttive in tutte le diverse aree della regione: il dato peggiore, a causa della specializzazione tessile, ha investito il Biellese, che ha registrato una flessione della produzione del 30,2%, seguito dal Vercellese (-21,1%). Anche il Verbano Cusio Ossola ha subito una flessione severa dei livelli produttivi (-20,9%), leggermente meno negativo il dato mostrato dalle imprese manifatturiere di Novara (-16,0%). Per Torino e Asti la contrazione produttiva si è attestata al -14,2% mentre, grazie alla specializzazione alimentare, è lievemente più attenuata l’intensità del calo riscontrato nel Cuneese (-13,3%) e nell'Alessandrino (-11,2%).