Secondo
trimestre molto nero per il mondo del lavoro. Lo dicono anche i nuovi
dati dell'Istat. In Italia, sono stati contati 470.000 occupati in
meno rispetto al primo trimestre (il calo è del 2%) e di 841.000
rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso ( calo del 3,6%); per
cui il tasso di occupazione dell'aprile-giugno 2020 è sceso al
57,6% rispetto al trimestre precedente (-1,2 punti). “Nella media
del secondo trimestre 2020 – scrive l'Istat -le dinamiche del
mercato del lavoro risentono delle notevoli perturbazioni indotte
dall’emergenza sanitaria, ancor più che nel primo trimestre, Tali
andamenti risultano coerenti con la fase di eccezionale caduta
dell’attività economica, con una flessione del Pil nell’ultimo
trimestre pari al 12,8% in termini congiunturali”. Nel secondo
trimestre del 2020, l'ampio calo del numero di persone occupate è
dovuto soprattutto alla diminuzione dei dipendenti a termine e degli
indipendenti. In particolare, i giovani di 15-34 anni presentano la
diminuzione più marcata (-2,2 punti).
Comunque, l'Istat ricorda che i dati provvisori di luglio, al netto della stagionalità e dopo quattro mesi di flessione, mostrano che una ripresa degli occupati, tornati a crescere (+85 mila e +0,4% rispetto a giugno) e un tasso di occupazione risalito al 57,8% (+0,2 punti in un mese), misurando una positiva reazione del mercato del lavoro alla ripresa dei livelli di attività economica.
Tornando al secondo trimestre, rispetto al 2019 calano soprattutto i dipendenti a termine (-677 mila e -21,6%) e continuano a diminuire gli indipendenti (-219 mila, -4,1%) a fronte di un lieve aumento dei dipendenti a tempo indeterminato. Il calo occupazionale interessa sia gli occupati a tempo pieno sia quelli a tempo parziale, per i quali nel 63,9% dei casi il part time è involontario. Diminuiscono, inoltre, gli occupati che hanno lavorato per almeno 36 ore a settimana (50,6%, -13,8 punti), a seguito delle assenze dal lavoro e della riduzione dell’orario dovute all’emergenza sanitaria.
Nel confronto annuo, prosegue con maggiore intensità la riduzione del numero di persone in cerca di occupazione (-647 mila in un anno, -25,4%). Si accentua, inoltre, l’aumento del numero di inattivi di 15-64 anni (1,310 milioni in più in un anno, +10,0%). già osservato nel trimestre precedente.
Dal lato delle imprese, il calo della domanda di lavoro si registra in termini sia congiunturali sia tendenziali, con una diminuzione delle posizioni lavorative dipendenti del 3,9% rispetto al trimestre precedente e del 4,0% su base annua. Tale diminuzione si associa a una marcata riduzione delle ore lavorate per dipendente, pari a -19,1% su base congiunturale e a -26,2% su base annua. Il ricorso alla cassa integrazione registra una variazione positiva di 323,2 ore ogni mille ore lavorate. Il tasso dei posti vacanti aumenta di 0,4 punti percentuali su base congiunturale e diminuisce di 0,5 su base annua. In deciso aumento il costo del lavoro in termini congiunturali (+5,4%) e tendenziali (+6,1%), determinato dalla crescita delle sue componenti: rispetto al trimestre precedente, le retribuzioni crescono del 5,6% e gli oneri sociali del 4,6%; su base annua l’aumento è del 6,3% e del 5,6% rispettivamente.
Comunque, l'Istat ricorda che i dati provvisori di luglio, al netto della stagionalità e dopo quattro mesi di flessione, mostrano che una ripresa degli occupati, tornati a crescere (+85 mila e +0,4% rispetto a giugno) e un tasso di occupazione risalito al 57,8% (+0,2 punti in un mese), misurando una positiva reazione del mercato del lavoro alla ripresa dei livelli di attività economica.
Tornando al secondo trimestre, rispetto al 2019 calano soprattutto i dipendenti a termine (-677 mila e -21,6%) e continuano a diminuire gli indipendenti (-219 mila, -4,1%) a fronte di un lieve aumento dei dipendenti a tempo indeterminato. Il calo occupazionale interessa sia gli occupati a tempo pieno sia quelli a tempo parziale, per i quali nel 63,9% dei casi il part time è involontario. Diminuiscono, inoltre, gli occupati che hanno lavorato per almeno 36 ore a settimana (50,6%, -13,8 punti), a seguito delle assenze dal lavoro e della riduzione dell’orario dovute all’emergenza sanitaria.
Nel confronto annuo, prosegue con maggiore intensità la riduzione del numero di persone in cerca di occupazione (-647 mila in un anno, -25,4%). Si accentua, inoltre, l’aumento del numero di inattivi di 15-64 anni (1,310 milioni in più in un anno, +10,0%). già osservato nel trimestre precedente.
Dal lato delle imprese, il calo della domanda di lavoro si registra in termini sia congiunturali sia tendenziali, con una diminuzione delle posizioni lavorative dipendenti del 3,9% rispetto al trimestre precedente e del 4,0% su base annua. Tale diminuzione si associa a una marcata riduzione delle ore lavorate per dipendente, pari a -19,1% su base congiunturale e a -26,2% su base annua. Il ricorso alla cassa integrazione registra una variazione positiva di 323,2 ore ogni mille ore lavorate. Il tasso dei posti vacanti aumenta di 0,4 punti percentuali su base congiunturale e diminuisce di 0,5 su base annua. In deciso aumento il costo del lavoro in termini congiunturali (+5,4%) e tendenziali (+6,1%), determinato dalla crescita delle sue componenti: rispetto al trimestre precedente, le retribuzioni crescono del 5,6% e gli oneri sociali del 4,6%; su base annua l’aumento è del 6,3% e del 5,6% rispettivamente.